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sabato 21 luglio 2007

Alessandro Piperno. Con le peggiori intenzioni


Vs - Prima di leggere Piperno dovrete per lo meno esservi imbattutti in Mario Adinolfi con il suo "Email. Lettera dalla generazione invisibile"; Tommaso Pellizzari e l'ultima sua fatica "Trenta senza Lode"; l'interessante saggio di Marina Piazza in "Le Trentenni" sulla difficoltà ai nostri giorni di riuscire a conciliare, per una donna, la voglia di avere un figlio con la carriera; e dulcis in fundo l'indagine socio-antropologica di Pierfrancesco Majorino in "Giovani anno zero". Se non avete letto Proust, Dostoevskij, se non possedete quelle adeguate cognizioni di storia dell'arte e di estetica che vi possano dare i giusti strumenti di sopravvivenza anche per la più banale delle conversazioni tra gli amici, magari avendo diligentemente studiato (ma non troppo) Argan, Hauser, Anthony Julius, se non avete mai avuto l'ebrezza di possedere una Visa Oro credito illimitato, scegliendo senza remore e inibizioni i vostri "bersagli morbidi" da colonizzare tra le tante leccornie del mercato voluttuoso della moda, esposte nelle vetrine di Max Mara, Burberry's, o un Rolex Daytona al polso, se non vi siete mai posto il problema di come arredare la vostra casa seguendo i consigli di AD con l'autorevole ausilio di Alessandra Quattordio o Alessandra Valli, se non avete mai provato l'incandescente esperienza di vita di guidare una Porsche in estate lungo le vie di Positano assaporando l'odore e il colore dei soldi nei luoghi cult dell'establishment vacanziero radical chic da V. I. P. , se non avete mai vantato tra i vostri avi almeno un conte, un barone o un principe, insomma se queste significanti esperienze di vita non rientrano nel vostro background ontologico, allora sconsigliamo vivamente la lettura dell'ultimo lavoro di Alessando Piperno dal titolo "Con le peggiori intenzioni" per i tipi di Mondadori. Piperno racconta l'epopea dei Sonnino, ricca famiglia di ebrei romani, dai tempi memorabili dello pseudo super-uomo Bepy e del suo socio Nanni Cittadini tra gli anni sessanta e settanta, ai giorni più modesti dell'ipocrita e disperato adolescente Daniel Sonnino negli anni ottanta, in una Roma che vede i suoi protagonisti vivere in uno spazio vitale che va dal Caffè Parnaso zona Piazza delle Muse, al Tea For Two e al Jackie O' zona Piazza di Spagna. E la storia finisce entro gli angusti termini di questo striminsito intreccio... forse! La critica si è letteralmente spellate le mani a furia di applaudire al nuovo Proust della letteratura italiana, coniando termini come pipernismo, creando leggende metropolitane di folle oceaniche esultanti alle sue presentazioni. Ma si tratta semplicemente dell'ennesimo gigante massmediatico creato a tavolino, una macchina da guerra per fare soldi, come potrebbe essere benissimo un Dan Brown e il suo "Codice Da Vinci", ma anche come è accaduto nel 1996 con "Gioventù Cannibale" e i suoi araldi come Nove, Ammaniti, Caredda e company. Non per questo penso che la narrativa dovrebbe parlarci delle più recenti leggi approvate in Parlamento in materia di lavoro, o di altre tematiche inerenti al sociale, nè identifico Segrate con Berlusconi. Per trecentotrepagine non ci ho trovato nulla che possa definirsi nichilistico, nessun tentativo di ricerca nè stilistica nè linguistica, i personaggi sembrano uscire dalla voce di un eterno immaturo, viziato, figlio di papà, a cui non hanno regalato l'ultima vacanza studio in Inghilterra, o l'ultimo modello di macchina da sfoggiare nel branco, che non gliene frega niente se due aerei si schiantano sulle Twin Towers in una gigantesa catastrofe, come direbbe Sgalambro, psico-cosmica se non con la falsa costernazione di chi non ha tempo da perdere su sciagure che tanto sono capitate ad altri mentre c'è ancora tanto da fare per scegliere l'ultimo capo alla moda o l'ultima festa cool a cui partecipare, figuriamoci poi rivolgere lo sguardo ai più bisognosi (ricordiamo che per come stiamo messi in Italia oggi, non poche famiglie anche di impiegati statali non arrivano a fine mese). Ma cerchiamo di essere più franchi e precisi. Piperno sembra voler a tutti costi proporre la vecchia logica del "se hai, sei! " ( Ad es. leggiamo a pag. 285 queste poche righe: <>). Non importa quanto possa costare in termini di infelicità altrui, che se ne vadano a fare in culo anche i precetti di vita matrimoniale se trovi una neo-maggiorenne che voglia pisciarti in bocca durante un amplesso pur di fare carriera accontentandoti in tutto e per tutto, o le normali relazioni di coppia tra un ragazzo e una ragazza fondate sul romantico "ti amerò per sempre", o perchè no, di auto-lobotomizzazione a furia di dimostrarsi sempre in grado di avere i denti più affilati degli altri. Leggiamo a pag. 27 : <<>>. E per di più anche maschilista della serie " ... donna schiava, zitta e chiava". Ma non è ancora finita qui! Il novello Proust, il grande erede del Parini che si erge a pseudo-moralizzatore della società bene, come quello ne Il giorno, questo in "con le peggiori intenzioni", si abbandona in un'elegante elegia con argomento la sega, la pippa! A pag. 75 ad esempio, possiamo leggere : <<>>. Potremmo passare sopra anche su questo, potrebbe farlo anche la critica più severa, ma non dinanzi a espressioni di questo tipo, da far venire i brividi: <<>>. D'accordo, forse stiamo andando un pò sul pesante, forse si tratta di una zona d'ombra insignificante, nell'intero complesso della narrazione orchestrata da Piperno, nulla di cui preoccuparsi se in più di qualche occasione utilizza il termine ariano/a, che rievoca anche se solo flebilmente, le atroci kultur kampf sulla superiorità della razza fatte dai nazisti. No, non c'è nessun legame, assolutamente! Poi all'improvviso, così su due piedi, mentre tranquillo procedi nella lettura dell'opera di Piperno, strabuzzi gli occhi a pag. 203: <<>>. Peccato, per citare un modello bibliografico a caso, che Noam Chomsky nei Cortili dello Zio Sam, per i tipi della Gamberetti editrice, riveli come lo stesso Reagan e la sua amministrazione abbia avuto stretti legami con gerarchi come Gehelen e Barbie per questioni concernenti l'addestramento di eserciti segreti da mandare nell'America centrale. Come Umberto Eco con il suo " Il Nome della Rosa" aveva con la sua immensa erudizione e cultura colmato il vuoto delle succitate categorie, tra gli attenti lettori della medio-alta e piccola borghesia, desiderosi di sfoggiare qualche dotta citazione, così consiglio Alessandro Piperno, perchè grazie alla lettura delle sue pagine, possiamo per un momento scordarci e stordirci, da quanto in realtà stiamo attraversando, in un contesto storico-socio-economico italiano davvero triste! Anche se queste mie ultime considerazioni potrebbero in qualcuno far sorgere il sospetto di voler evocare per la letteratura contemporanea italiana il fantasma dell'irrealismo tendenzioso, con un sottofondo di socialismo reale o meglio di stalinismo critico letterario!

Pro - Come ci illumina Antonio D'Orrico sul Corriere della Sera Magazine del 10/03/05, " Con le peggiori intenzioni stava per essere pubblicato dalla casa editrice Quiritta. La cosa sfumò. E' stato rifiutato, e questa è una primizia assoluta, da Adelphi (con lettera firmata dalla signora Marchi che scriveva all'incirca <>. Alla fine c'è stato un testa a testa Rizzoli-Mondadori, che ha bruciato l'eterna rivale sul traguardo grazie a un colpo di reni della coppia Franchini-Colorni". Questo in parole povere, il backstage del romanzo di Piperno. Come sostiene Giuseppe Genna in suo intervento pubblicato on-line su "I Miserabili" l'11 aprile 2005, " va riconosciuto a Piperno il tentativo di storicizzare attraverso la narrazione, la merda degli anni Ottanta". Un corpo narrativo, quello di Piperno, dove campeggiano figure a tutto tondo come nonno Bepy, personaggio dalla vitalità e dal vitalismo sfrenato che sperpera e gode sino al parossismo nello sperperare, proprio come colui che è consapevole, accompagnato in ogni suo passo dall'ombra amica della Signora con la Falce, che ogni giorno in più è guadagnato e per tanto va succhiato sino al midollo. La sua monomania di liberarsi del denaro in maniera sado-masochistica lo porta a trascinare la ricchissima famiglia Sonnino, al collasso economico, dal quale non potrà più sollevarsi. Splendida la caratterizzazione di Daniel Sonnino, voce narrante per tutta l'opera delle intere vicende, che si ritrova a gestirsi maldestramente, tra i ricordi di famiglia risalenti agli anni '60 sino alla realtà dei giorni nostri: arco spazio-temporale di recupero o perlomeno di tentativo di recupero della perdita di senso e identità. Sfolgorante poi, l'immagine di Gaia, che potrebbe avere la stessa dignità di una Laura o di una Beatrice, in grado di attirare su di sè gli sguardi del mondo, di canalizzare le fantasie più sfrenate in ogni ambito, perchè possederla per Daniel equivarrebbe ad avere il Graal tra le mani! E poeta lo é sicuramente Alessandro Piperno, quando per bocca di Daniel lascia i suoi sentimenti fluire in un ode alla donna amata, che chiunque avrebbe voluto scrivere e offrire alla propria dolce metà. Mi riferisco al brano di pag. 229 : <<>

da www.musicaos.it

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