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giovedì 9 agosto 2007

Noam Chomsky. Il Bene Comune


Dare la definizione di bene comune, o anche solo di bene, oggi risulta particolarmente difficile. In un primo momento perché viviamo in un caotico sistema-mondo in cui la vita di valori o categorie che sino a questo punto della storia dell’umanità venivano considerate come acquisite (tutela dei diritti umani, pace, libertà etc) vanno a estinguersi sotto le violente rappresaglie di nuove tendenze che non hanno a che fare né con il relativismo etico, né con fondamentalismi religiosi o culturali, ma con un mercato che assume la consistenza di un gigantesco Leviatano che tutto divora e tutto annichilisce. Come secondo elemento problematico, e non certo di secondo ordine, è che si sono perse completamente le coordinate per muoversi in una realtà iper-complessa che conducendo l’uomo sempre più alla deriva, lo fa brancolare nel buio. Il bene comune di Noam Chomsky a cura di David Barsamian, per i tipi di Piemme, rappresenta una luce salda e forte per chi volesse avventurasi nell’oscurità, una piccola bussola a cui non si può davvero rinunciare. Innanzitutto Chomsky parte da un elemento fondamentale per aprire qualsivoglia dibattito sul destino dell’uomo, che è quello della democrazia, termine più abusato e usato, poco conosciuto in tutti i suoi aspetti, e quasi mai realizzato (basti pensare a quello che è accaduto a Timor Est, ad Haiti, in Guatemala, Messico solo per fare sporadici esempi). Le diverse tendenze politiche internazionali, globali sono direttamente influenzate dalla politica pressoria militaresca e belligerante degli Stati Uniti d’America, un modello che tende a far crescere con la propria forza e in qualunque modo il suo potere in favore di una sparuta minoranza ai danni dei più. Un esempio, storicamente parlando, lo troviamo a pag. 42 e a pag. 43: “Se la gente cerca di prendere il controllo di alcuni aspetti della propria vita, e non sembra esserci alcun modo per fermarla, una delle risposte storiche standard è stata quella di dire, lasciate a noi ricchi il compito di farlo per voi. Un esempio classico è qualche avvenne a Flint, Michigan,una cittadina dominata dalla General Motors, intorno al 1910. Nell’area c’era una forte presenza di organizzazioni socialiste dei lavoratori, ed erano stati sviluppati progetti per assumere effettivamente il controllo della situazione e fornire dei servizi pubblici più democratici. Dopo qualche esitazione i ricchi uomini d’affari decisero di seguire la linea progressista. Essi dissero: Tutto quello che state facendo è giusto, ma noi possiamo farlo molto meglio perché abbiamo un sacco di soldi.. Volete un parco pubblico? Bene. Votate il nostro candidato e lui vi realizzerà un parco pubblico. Le loro risorse economiche minarono ed eliminarono le nascenti strutture democratiche e popolari. Il loro candidato vinse e a quel punto si ebbe realmente un capitalismo sociale … fino al momento in cui non ce ne fu più bisogno, e a quel punto venne messo da parte”. Continuando poi a scorrere le pagine di questo prezioso contributo chomskyano, ci si imbatte nella riduzione a pura formalità e vane parole di operazioni governative degli Stati Uniti d’America come l’affirmative action (Azione anti-discriminatoria positiva. Il termine viene applicato all’uso di preferenze su base razziale, etnica o di sesso nella distribuzione di benefici e ruoli sociali, partendo dal presupposto, che alcune fasce della popolazione siano state in passato vittime di sistematica discriminazione), un Paese dove la struttura della criminalità sembra essere stata progettata in modo tale da produrre un sistema giudiziario che utilizzi due pesi e due misure: per i colletti bianchi di grandi corporation (come la Nike e la Walt Disney che sfruttano manodopera a basso costo, anzi “fuori costo” in paesi sottosviluppati o in via di sviluppo) le sanzioni giudiziarie sono di qualche migliaio di dollari, mentre per le minoranze etniche (ispanici, latino-americani, afro-americani – la massa inutile) le pene più severe. E’ un caso che l’architettura carceraria stia avendo uno sviluppo così incredibile, che non solo il Pentagono appalti a industrie militari la realizzazione di sistemi di sicurezza per le carceri, e che queste ricevano finanziamenti pubblici per ammortizzare i costi? Le carceri in america sono i contenitori, o meglio le gabbie il cui pavimento non si può allargare, dove finiscono poveri, e minoranze etniche. Leggiamo a pag. 53: “ Prima di tutto deviare, in modo che non si accorgano che la società è ingiusta e cerchino di cambiarla, e il miglior modo per distrarre la loro attenzione è spingerli ad avere paura e ad odiarsi gli uni con gli altri. Ogni società coercitiva fa propria immediatamente questa idea, che ha due ulteriori vantaggi: riduce il numero di gente superflua (con la violenza) e fornisce luoghi dove sistemare i sopravvissuti (le prigioni)”. Lo stesso dicasi per il degrado presente nelle periferie per ciò che concerne la pubblica istruzione, le scuole sono in uno stato di semi-abbandono, i giovani professori universitari sono costretti ad avere una rotazione lavorativa che scavalca qualsiasi definizione di precariato selvaggio, dove le biblioteche sono lasciate a se stesse, quasi sempre vuote, e con non più di qualche centinaio di libri . Per Chomsky è comunque possibile cambiare questo stato di cose. Naturalmente non mettendosi davanti alla TV, dopo aver messo una x, su qualche scheda elettorale.

1 commento:

  1. La prima settimana di gennaio 2008 il libro è allegato a Repubblica al prezzo di 8.10 euro e la lettura di questo post mi ha proprio messo voglia di prenderlo!

    http://ed.espresso.repubblica.it/idee/piano.html

    Ciao a tutti e Buon Anno (speriamo)!

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