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mercoledì 19 marzo 2008

VUOTO A PERDERE – le Brigate Rosse, il rapimento, il processo e l’uccisione di Aldo Moro















L’operazione di Manlio Castronuovo risulta essere non solo interessante ma di pubblica utilità per quanti volessero una “guida ragionata” su un accadimento come “il caso Moro” proprio della Storia Contemporanea italiana, che ha lasciato e lascia innumerevoli questioni aperte, molte delle quali forse non troveranno soluzione alcuna. L’obiettivo dell’opera in oggetto non mira esclusivamente ad una organica ricostruzione dei fatti, dal rapimento dell’onorevole Aldo Moro il 16 marzo 1978 in via Fani al ritrovamento del cadavere il 9 maggio, e neanche ad una puntuale analisi dei contenuti dei 55 comunicati ufficiali delle Br in tutto quell’arco di tempo o di altri aspetti della vicenda . Manlio Castronuovo redige per moduli contenutistici, attenti inserimenti di topografie urbane di Roma in cui si sono svolti i fatti, foto e quant’altro, nonché schede sintetiche di ogni passaggio analizzato (perché la scelta del rapimento di Aldo Moro, l’ipotetica collusione delle Br con nuclei deviati dell’Intelligence Italiana, interventi esterni di altri servizi di intelligence, Gladio e Br, Gladio e Sismi) uno spazio cronachistico, storico e storiografico che porta il lettore ad avere non solo un quadro chiaro di tutti gli aspetti esposti, ma a porsi degli interrogativi che potrebbero addirittura delineare i contorni di risposte chiare che nessun altro libro sull’argomento potrebbe suggerire, generando coscienza, e desiderio di conoscere la verità, senza se e senza ma. Una verità che dimostra in fondo, secondo un mio personale punto di vista, e Manlio Castronuovo lo fa in punta di penna, come il Governo italiano con la sua strategia della fermezza, ha voluto decretare la morte stessa di Moro, il quale fuori da ogni ragionevole dubbio, era a conoscenza di molte zone d’ombra della politica italiana di quel periodo. Un libro che potrebbe entrare di diritto nella bibliografia consigliata nelle scuole, nelle università, ma peraltro a piena disposizione di un pubblico variegato, anche non semplicemente appassionato di questo genere editoriale, che verrebbe coinvolto da quest’opera in maniera totale. Lo stile utilizzato dall’autore è sobrio, incalzante, tagliente come un racconto di Lucarelli, sovrabbondante nella resa ad alta definizione della mitopoiesi narrante circa l’aspetto linguistico, quasi si stesse assistendo ad una trasmissione televisiva come un Mixer o Porta a Porta creata appositamente sul tema “Il caso Moro”. Scrive infatti Giovanni Pellegrino nella prefazione al volume: “L'obiettivo vero e originale del lavoro è quello di lasciare al lettore la possibilità di valutare quali elementi siano credibili e quali no, sulla base delle prove e delle risultanze che, per ciascuna tessera del puzzle, emergono dall'analisi portata avanti dall’autore. Pregio ulteriore del testo, è la sua articolazione in una struttura modulare composta da sette atti, sviluppati secondo la tecnica delle “Domande&Risposte”, e che si concludono con un riepilogo che evidenzia gli aspetti più significativi dell’analisi. Il lettore è spinto con forza lungo un crinale ermeneutico, che lo trascina lungo gli eventi con la curiosità tipica di chi vuole scoprire da solo “il finale”.



VUOTO A PERDERE – le Brigate Rosse, il rapimento, il processo e l’uccisione di Aldo Moro
di Manlio Castronuovo (Besa editrice)

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