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mercoledì 26 novembre 2008

Dopo lunga e penosa malattia, di Andrea Vitali, Garzanti (Milano, 2008). Recensione di Nunzio Festa

Il nuovo romanzo di Andrea Vitali, Dopo lunga e penosa malattia, è l’ennesima consacrazione di un grande scrittore italiano. E nonostante quel che ne dicano o vogliano dirne critici e finti tali, in Italia esempi di bravura – tra l’altro così fatta di costanza – di tale spessore ci sono ma non si pesano in milioni. In questa ultima e fresca opera, addirittura (ma inteso non in senso dispregiativo e per sminuire), Vitali si confronta e vince la partita/confronto con il giallo. Innanzitutto, lo scrittore rendere perfettamente vivi e vivibili personaggi e luoghi, luoghi reali e personaggi realistici. Ogni persona tratteggiata da Andrea Vitali è un mondo, un'umanità compiuta e interessante. Dalle tante e diverse donne, ai maschi professionisti e, per esempio il protagonista del romanzo, spesso accaldati da piccoli o grandi timori. Racconta, Vitali, grazie per giunta a una scorrevolezza bellissima e suadente temi universali e umani. Partendo dal sentimento del dolore, passando comunque dalla tremenda e saltellante paura della morte. Il dottor Lonati in una notte piovosa deve correre a prendere atto della morte del suo amico notaio, libero professionista con il quale per anni ha condiviso tempo libero. Galimberti Luciano, notaio, è morto per un infarto. Per puro caso, però, l'amico scopre tracce che lo faranno praticamente diventare come un detective. Dunque Carlo Lonati si pone la grande domanda: perché Luciano è morto? E il testo strano del manifesto funebre arriva a dare maggiori problemi di chiarezza, anzi fa da benzina che accende il motore della ricerca. Tanti saranno, durante la narrazione a dir poco avvincente, i colpi di scena. In un'ambientazione che aiuta ed è aiutata a essere tema essa stessa importante del volume. La verità è oltre la già nota Bellano, si trova dalle parti della Dongo d'oltre lago. Quando però il ragno dell'angina mette in pericolo la persona del Lonati. Galimberti e Lonati condividevano anche quel problema fisico, quella malattia che tanti guai e subbugli vitali porta. La moglie del medico, sin dall'inizio dell'opera, è in tensione proprio per questo. Vede, Elsa, una morte che potrebbe colpire vicino a lei. Come forse potrebbe veramente capitare o succederà. La tensione è un filo lungo e teso che A. Vitali mai fa spezzare. I brividi tengono, a tratti, per mano. Nel frattempo ci si può arrabbiare, tanto per citare temi utilissimi alla valorizzazione complessiva di Dopo lunga e penosa malattia, per una serie di bugie e finzioni che la vita quotidiana può nascondere. Donne e uomini sono anche questo. E allorché le vicende rappresentano alcune scene possiamo chiederci quanto comportamenti e atteggiamenti già stanno in casi riconosciuti dalle cronache vere. Vitali, con quella attenzione verso la lingua – di nuovo semplice eppure infallibile – sperimenta un genere per lui nuovo. Ma il carattere giallo non è che un elemento secondario. Andrea Vitali assegna alle pagine il ruolo dell'avventura, qualcosa che allo stesso tempo racconta dei tempi. La lettura è piacevolissima, nonostante i grigi necessari. L'autore, in certi casi per dare momenti di ripresa, invita a sorridere. La magia è quella di tenere tutto insieme. Comunque Vitali non è un mago. E' molto di più. Vitali è un grande scrittore. Andrea Vitali è il narratore che puntualmente convince. Che tiene gli occhi vigili e li agita bene.

Dopo lunga e penosa malattia, di Andrea Vitali, Garzanti (Milano, 2008), pag. 176, euro 14.60.

foto da bookswebtv

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