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mercoledì 14 ottobre 2009

Storie scellerate a cura di Ettore Malacarne (Cabila Edizioni)

Non amo le antologie, e il mio forse è solo un preconcetto lo devo ammettere. Se un filo conduttore non riesce ad essere coerente rispetto al taglio editoriale che un curatore o più curatori vogliono dare perché un libro a più voci sia ben strutturato sotto ogni punto di vista, certamente l’operazione ne risente e lo si capisce sin dalle prime pagine. A maggior ragione un discorso di questo tipo potrebbe valere se i temi che costruiscono le storie non sono poi così originali e dunque invitanti alla lettura. “Storie scellerate” a cura di Ettore Malacarne edito da Cabila Edizioni, dal titolo potrebbe ad esempio già trarre in inganno. Ancor prima della lettura, e semplicemente incuriositi da una copertina che ritrae due soggetti dall’espressione folle e disorientata, ci si immagina di potersi trovare immersi in scenari o dalle tonalità noir, o splatter, o di cannibalesche psicopatologie di carattere nevrotico. Poi pagina dopo pagina, si arriva alla fine di questo volume di circa 160 pagine, e ci si accorge di come l’incubo non è stato mai tanto a portata di mano. I protagonisti sono attori inconsapevoli di vite ai limiti del “border line”, non tanto perché si parla di omicidi o sanguinolente scene di massacri, quanto per il fatto che il più delle volte non si rendono conto che in tutta la realtà che vivono, l’altro non è che un categoriale alter ego dell’atroce, ovvero la vita del quotidiano trascorrere degli attimi che costruiscono un’esistenza sono palchi “scellerati” dove i misfatti si fanno di silenzi, sterili provocazioni e ripicche di basso livello morale, arrivismi mediocri, solitudini abissali, malinconie bislacche, falsi entusiasmi e falsità varie con sottofondo un horror vacui terribile, che la liquidità del non essere di oggi rende in arginabile. E di una particolare scelleratezza, sono le tredici storie dunque contenute nell’antologia Storie scellerate, curata da Ettore Malacarne per Cabila Edizioni, azzardata perché si sa che nel nostro bel paese i racconti non tirano molto, ma di grande qualità e finezza nelle modalità scritturali, anche perché gli autori contenuti nella raccolta non sono certo di primo pelo, anzi basta farne i nomi: Luca Ricci, Elena Varvello, Paolo Colagrande, Fabrizio Loschi, Eliselle, Manuela Critelli, Ettore Malacarne, Marco Raffaini, Diego Fontana, Gilda Policastro, Bruna Graziani, Livio Romano, Mauro Pianesi. Si parla insomma di una nausea del vivere, a volte latente come quando si parla di un marito infedele e distratto, o di un adolescente di un piccolo paese di provincia ansioso del suo debutto in società per cannabis e sesso, a volte più pesante e asfittico come la coppia che recita un menage da famigliola del mulino bianco, quando invece il cancro della noia e dei non detti ha ucciso il loro amore. Tredici voci originali e di grande talento della letteratura italiana contemporanea si confrontano con il tema della scelleratezza. Un’antologia i cui racconti sembrano affermare che nulla è più scellerato del buon senso comune.

Ettore Malacarne è nato nel 1966. Collabora con le riviste letterarie Satisfiction, No Tag, L'accalappiacani. Ha pubblicato La Conquista Dello Spazio E Altri Racconti (Eumeswil 2008). Dipinge con uno pseudonimo e ha opere presenti in note collezioni private, musei e fondazioni. Risiede sull'Appennino modenese dove possiede un'azienda agricola in cui si coltiva l’Utopia.

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