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martedì 29 dicembre 2009

L’Accademia della Crusca ristampa il Vocabolario degli Accademici della Crusca * Di Maria Beatrice Protino



















Nel 2008 è stata portata a termine l’iniziativa di promuovere la ristampa anastatica della prima impressione del Vocabolario degli Accademici della Crusca (www.accademiadellacrusca.it) - edito la prima volta nel 1612 – quale contributo dell’Accademia stessa alle celebrazioni per i 150 anni (1861-2011) dell’Unità d’Italia. Il progetto editoriale comprende anche il fascicolo di presentazione e un cd-rom con l’edizione elettronica di un importantissimo documento storico della nostra lingua che rimarca e ci ricorda il faticoso percorso unitario del nostro paese, ancora oggi messo spesso in discussione da deliranti fasce politiche. L’Accademia della Crusca fu fondata nel 1584 a Firenze dalla cd Brigata dei Crusconi, un piccolo gruppo di letterati e giuristi che la sera si incontravano per conversare di argomenti culturali in modo scherzoso (appunto “in crusca”, cioè in modo leggero, per burla e senza impegno). La brigata si costituì in Accademia e prese come simboli la pala e il frullone, il cassone di legno in cui si separava la farina dalla crusca. La parola “crusca”, quindi, designò gli elementi meno puri della lingua che, appunto, gli accademici avrebbero rifiutato. Si realizzò un vocabolario che venne pubblicato nel 1612 e al quale sono seguite quattro edizioni ampliate: un traguardo nella scienza lessicografica e nella conoscenza linguistica non solo italiana, ma addirittura europea. Non a caso, il Vocabolario è stato dichiarato il modello per i grandi dizionari di paesi quali la Francia, la Spagna, il Portogallo, l’Inghilterra, la Germania. Attualmente, tutti gli accademici della Crusca , compresa la presidente Nicoletta Maraschio – la prima donna a ricoprire questo ruolo in oltre quattro secoli - sono volontari, non percependo alcun compenso per le loro attività. Nell’era della globalizzazione - con l’inglese dominante sul piano internazionale ed entrato ormai anche nei nostri dizionari con lemmi di matrice soprattutto tecnico-scientifica – e delle leggi italiane scritte in modo tortuoso, di certe sentenze della magistratura e di comunicati aziendali, sindacali o ministeriali scritti in azzeccagarbugliesco, la consulenza dell’Accademia sarebbe davvero auspicabile. Se è vero che la distanza tra lingua scritta e parlata si è davvero ridotta, è anche facile notare un certo appiattimento linguistico, dovuto ad un uso troppo semplificato dei termini o ad un vocabolario personale davvero ridotto. Compito dell’Accademia, allora, lo studio della lingua e la promozione ad un uso corretto della stessa, e non per ultimo quello di essere testimone del raggiungimento di un traguardo importantissimo per il nostro paese, raggiunto più di quattro secoli fa e ancora fortemente attuale.

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