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venerdì 29 gennaio 2010

Annalisa Fantini, L'innocenza indecente (Il Filo) vista da Maddalena Mongiò

Generosità, spirito di gruppo, condivisione, coordinamento, velocità, sono gli ingredienti necessari a concatenare un gruppo di atleti che in staffetta devono raggiungere il traguardo: la meta. I corridori si scambiano il testimone, i nuotatori toccano la parete della vasca. L’ultimo atleta è il più veloce tra tutti. Il primo un po’ meno veloce dell’ultimo, il secondo meno veloce del primo, il terzo il più lento tra tutti. Il passaggio del testimone avviene in una zona delimitata della pista. Il primo corridore si prepara ai blocchi di partenza: le punta della dita per terra, i muscoli nervosi, il cervello che gira a trottola. Il secondo corridore aspetta che arrivi il suo momento, quel momento discusso e ridiscusso con i compagni e con l’allenatore, quel momento in cui deve cominciare a correre allungando il braccio indietro per incontrare il testimone che gli porge il compagno di squadra. A volte grida, il compagno che è dietro, grida per far stringere il palmo della mano attorno al testimone al compagno che è lì, davanti a lui, pronto a scattare per raggiungere la sua meta. E poi il traguardo, il fiato corto che ti spezza ti piega e gli occhi, colmi di lacrime: di gioia o di tristezza. Sempre lacrime, sia che abbiano vinto o perso. Così lo scrittore, quello che decide di correre, tra pagine altrimenti bianche, una staffetta di racconti che si concatenano, si tengono insieme, si passano il testimone, giungono alla meta.
Lo scrittore è un atleta solitario e singolare, un atleta che sottopone i suoi pensieri, la sua mente, a un duro allenamento. Lo scrittore è un atleta solitario e singolare, un atleta che forma la sua squadra con una scia di parole, con i tratteggi dei suoi personaggi, con i retaggi delle sue letture. Annalisa Fantini, giornalista romagnola trapiantata a Lecce, ha deciso di percorrere l’esaltante esperienza della staffetta letteraria in uno scambio virtuale che passa di racconto in racconto. “L’innocenza indecente” edizioni Il Filo, si dipana in sedici racconti: mete in cui si celebra la crudezza dell’innocenza, il femminile, l’abisso del dolore.”Ci sono donne che non conoscerò mai. Tante, invece, mi sono passate accanto, altre hanno fatto in modo, nascendo, che anche io potessi sperimentare l’avventura della vita. Ho taccuini pieni di nomi, di appunti, di date, di piccoli e grandi fatti che hanno cambiato il corso della loro esistenza e hanno plasmato il mio modo di pensare. Di loro conservo ricordi che a volte sono appena sbiaditi dal tempo, spesso vividi e ancora emozionanti per la grande forza che mi hanno trasmesso. Nel mio lavoro di giornalista ho dovuto raccontare episodi per lo più tristi, perché le protagoniste della cronaca sono in gran parte vittime di violenza anche estrema. Ho scritto di donne che hanno percorso migliaia di chilometri in cerca di salvezza, attraverso viaggi insostenibili. Ho conosciuto ragazze terribili che hanno saputo uccidere, depredare, mentire, vittime della loro stessa spavalderia e altre che hanno salvato il loro piccolo mondo. Sono donne nate più di cento anni fa, sono bambine che non hanno raggiunto l’età scolare. Vengono dall’Italia, dalla Bosnia, dal Kossovo, dall’Iraq, dalla Germania, dall’Albania, dalla Polonia.” Così, appassionatamente, Annalisi Fantini introduce la sua avventura narrativa, il testimone che corre tra storia e storia e qui si compie il miracolo o il mistero del linguaggio del cuore.

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