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martedì 5 gennaio 2010

Daniela Marcheschi, “Si nasce perché l’anima – poesie e poemetti 1995/2003" (Zona Franca)

A me è toccato l’esemplare n.113. Fortunato senza ombra di dubbio, non tanto per il fatto di essere detentore di un volume a tiratura limitata, quanto di poter leggere della bella poesia, racchiusa in uno scrigno di cartone, e realizzata da chi i versi li compone pensando alla delicatezza ed eleganza di maioliche dal sapor medio-orientale, alla rarefatta bellezza della misura contenuta nel pensiero della nostra madre patria Grecia, alla forza del silenzio che ricerca il principio primo di ogni cosa. Il fatto è che la casa editrice “di cartone” Zona Franca (www.zfzonafranca.it) di Lucca ma nata a Buenos Aires, sa come si fanno i bei libri, anche con tutte le difficoltà di un’operazione ai limiti dell’esistenza dadaista come questa pubblicazione di Daniela Marcheschi dal tiolo “Si nasce perché l’anima – poesie e poemetti 1995/2003". Che sia una necessaria classificazione della critica quell’attribuire al poiein della Marcheschi una sorta di configurazione strutturale e semantica propria della meta/poesia, mi va sinceramente stretto, almeno per il mio personale modo di sentire questa splendida voce, che va conosciuta, apprezzata, sostenuta, incoraggiata, amata. Sento in Daniela (perdona questo mio esserti così amico), non la forza e il rigore della studiosa, che pure ha nel suo dna, ma la perfezione della ricercatezza nel ritmo e nella pausa che diviene oscurità appagante dal frastuono dell’inutile. Per questa donna che i versi li genera e li accudisce come madre ancestrale filosofia non è una dimensione geografica opposta alla musicalità del verso, anzi è strumento di controllo del furore e della gioia creatrice, di un sacrilegio panico che sa usare machiavellicamente metafore e rime, asserzioni e persuasioni. Imperdibile!

No, non voglio ignorarlo
quest’animale rubacuori
caro a Luciano, a Omero,
e che nel peso ha stipato
a memento un chiaro destino.
E’ logico
quel suo portamento.
E’ lui
il maestro della mia presunzione.

(da ‘Versi dell’asino’, poesia che sul finire si apre così al macrotesto letterario)

Perché dovremmo dimenticare
Talete di Mileto,
secondo cui tutto
è ripieno di dei ?
Perché farne un nome vuoto
quando il pensiero è frutto
del corpo
e insieme suo parallelo ?

Daniela Marcheschi è nata a Lucca, dove risiede. Studiosa e critico, ha pubblicato i suoi versi in varie riviste (tra cui Tabula, Tellus, Frontiera, Confini, Poesia) e in volume (L’Amorosa Erranza, Siena, 1984; Sul molo Foraneo, Firenze, 1991, prefazione di Giuseppe Pontiggia; La Regimazione delle acque, 1992, con un saggio di Amedeo Anelli). E’ redattrice di Kamen, rivista di poesia e filosofia diretta da Amedeo Anelli. Nel 1996 ha ricevuto il Rockfeller Award per la Letteratura (Critica e Poesia) e nel 2006 è stata insignita del Tolkingspris dell’Accademia di Svezia.

6 commenti:

  1. Trovo anche io un bel libro quello della Marcheschi,mi ha interessato particolarmente la capacità di far dialogare fisico e metafisico,
    anima e corpo.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Caro Stefano Donno, intervengo con piacere per segnalarti una mia nota sullo stesso, prezioso libro di Daniela, apparsa sul blog Letteratitudine; sembra proprio che la sua poesia ci abbia sussurrato le stesse parole :-))

    http://letteratitudine.blog.kataweb.it/libri-segnalati-speciali/

    In realtà, credo, ci sia un comune sentire, come lettori, ed un limpido dire, da parte dell'autrice.
    Un caro saluto
    Antonio Fiori

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Caro Antonio Fiori, leggo e apprezzo il tuo intervento. Adoro la poesia di Daniela e sono d'accordo con te ... ci comunica le medesime emozini in questa specie di fratellanza poetica :-)

    07 gennaio 2010 00.55

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