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domenica 25 aprile 2010

Prenditi cura di me di Francesco Recami (Sellerio editore)



















Siamo in una Firenze periferica. Quando si parla di margine e di vita suburbana, non riesci a fare la differenza, tra le “banlieues” di Napoli, Bari, Torino, o di altre città del nostro paese. Parliamo di degrado e fallimenti, i condimenti speciali che fanno della vita del quarantenne Stefano, un concentrato di sconforto. La sua vita fa acqua da tutte le parti. Ciliegina sulla torta, oltre la solita solfa che la moglie lo ha lasciato, non ha figli, etc, etc, è il fatto che si ritrova a collezionare una serie di attività che mette in piedi con amici, tutte miseramente fallite, e alla fine si ritrova a esercitare la professione del trasportatore con partita Iva per una cooperativa. E non è tutto: sta per affogare letteralmente nei debiti, riesce a vivere di futili fantasie che hanno il tempo di un flash, e si trascina come se stesse sempre sognando a occhi aperti. Per parecchi anni, immagina di impadronirsi del gruzzolo depositato sul conto bancario della madre, e pur di raggiungerlo si inventa di sana pianta una gravidanza della moglie. La madre però non cede, grazie anche a quel poco di lucidità e grettezza che le deriva da una mentalità contadina che le fa scattare subito un “campanello d’allarme”. Una battaglia tra i due senza esclusione di colpi, che sembra avere una soluzione quando la madre ha un ictus, e Stefano deve prendersi cura, dolente o nolente, di lei. Ed ecco che comincia un secondo calvario tra le follie burocratichesi delle strutture sanitarie, l’ipocrita solidarietà a volte molto ambigua e obliqua, le lunghe fila del traffico cittadino, un vero e proprio incubo per Stefano che nel suo furgone quasi ci vive.

Questo è l’ultimo lavoro per i tipi di Sellerio di Francesco Recami dal titolo “Prenditi cura di me”. Un libro che parla della generazione degli attuali quarantenni/cinquantenni egoisti e smarriti allo stesso tempo, una generazione che è frutto del precoce invecchiamento sociale, dell’iper/lavoro che non riesce ad assicurare nessuno spazio per la cura dell’altro a qualsiasi latitudine lo si voglia leggere, una generazione di cosiddetti “bamboccioni”. Questo di Recami è un libro duro, perché affronta il delicato argomento della cura degli anziani, ma soprattutto è un libro che spiega fondamentalmente come il volersi bene è frutto di una costruzione lenta e paziente che deve sempre essere alimentata dall’amore giorno dopo giorno.

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