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martedì 25 maggio 2010

Quello che i mariti non dicono di Bal Efe, Berbenni Stefania (Mondadori)



















"Non dico tutti, ma quasi tutti gli uomini, vogliono provare l'esperienza del trans, far girare adrenalina nelle vene sclerotizzate dalla routine. Se penso a chi è passato dal mio letto - avvocati, manager, operai, ragazzi, commercialisti, creativi, baristi, imprenditori, ignoranti e laureati - alla fine sono tutti uguali quando sono qui a casa mia, liberi di chiedere ciò che vogliono perché pagano”. L’eterna lotta tra mister Hyde e il compassato dottor Jekyll si sostanzia tra le pagine di questo libro, quasi fosse obbligatorio e del tutto normale, anzi consueto, per un uomo ai nostri giorni, voler esplorare certe zone d’ombra della sessualità, ovviamente continuando la barocca recita del bravo maritino, o della dolce metà tutta casa e chiesa. E proprio non molto tempo fa ricordiamo per un’insana associazione di idee dopo aver letto questo libro, le cronache di tutti media nostrani che hanno fatto esplodere il caso Marrazzo, generando un vespaio di inquietanti interrogativi da tenere rigorosamente e assolutamente privati, perché a dirli la vergogna sarebbe più pesante dell’essere messi alla gogna: Perché? Perché gli uomini, così tanti poi, anche insospettabili, vanno con le/i trans? Quali sono le prestazioni che richiedono questi maschi ai/alle trans, per risultare così desiderabili, così sessualmente appetibili? Efe (che ha scritto “Quello che i mariti non dicono” per i tipi di Mondadori) è il/la trans più famosa/o e desiderata/o d'Italia. Oltre i duemila uomini, sono stati oggetto delle sue attenzioni/prestazioni, in maniera totalmente e sinceramente democratica e perfettamente costituzionale, proprio come sostenuto dal pilastro dell’art. 3 della nostra Carta, circa la rimozione degli ostacoli di razza, credo o posizione sociale. Per Efe questo è assiomatico in ambito sessuale, kantiano forse. Fondamentalmente questo è un libro schietto e sincero (editing o ghost writing a parte) che racconta le esperienze di questo attore sociale trasversale rispetto a generi e connotazioni, senza la benché minima intenzione di voler necessariamente scandalizzare, ma quasi con la delicatezza di un pettegolezzo al femminile da dirsi in un bar del centro mentre fuori c’è traffico e stress. Una cosa è certa: ne viene fuori uno spettro di situazioni e tipologie maschili sicuramente sorprendente, ma non certo incoraggiante. Anche se il libro non risponde alla domanda del perchè gli uomini sposati vanno a trans c’è da dire che tutto il libro può essere letto come un felice prodotto di costume, un ulteriore tassello per stordirsi dalla crisi che ci attanaglia le viscere, e che sortisce l’effetto di un tonicizzante anti-depressivo rispetto alle solite seratine della nostra piccola povera patria

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