mercoledì 30 giugno 2010

Il libro del giorno: Da Kinshasa a Las Vegas via Wimbledon. Forse ho visto troppo sport di Rino Tommasi (Limina)





















Si può a ragione sostenere, infatti, che Rino Tommasi rappresenti uno di quei felici e sempre più rari casi in cui lavoro, divertimento, competenze e esperienze di vita perdono i loro tradizionali confini di separazione. Innamorato dello sport in quanto tale lo ha praticato, lo ha promosso, lo ha raccontato, lo ha commentato, dedicandogli tempo, intelligenza, energie, studio, talento. Nato a Verona nel 1934 e laureato in Scienze Politiche con una tesi sull'organizzazione internazionale dello sport, è stato negli anni Sessanta il più giovane organizzatore pugilistico nel mondo, il primo in Italia. Discreto tennista, è stato per quattro volte campione italiano universitario, partecipando a tre Universiadi e conquistando due medaglie di bronzo, una in singolare a San Sebastian nel 1955 e una nel doppio misto nel 1957 a Parigi. Ha iniziato la carriera giornalistica a "Tuttosport", quindi è stato inviato della "Gazzetta dello Sport", per la quale scrive ancora, oltre che per il "Gazzettino" di Venezia e il "Tempo" di Roma. Nel 1981 è stato il primo direttore dei servizi sportivi dell'appena nato Canale 5 e nel 1991 il primo direttore dei servizi giornalistici di Telepiù. Da giornalista ha seguito 12 edizioni dei Giochi Olimpici, per la televisione ha commentato più di 400 incontri valevoli per un titolo mondiale di pugilato, 7 edizioni di Super Bowl e 135 tornei del Grande Slam. Attualmente commenta il pugilato per il canale digitale Dahlia TV.

101 Storie sulla Puglia che non ti hanno mai raccontato di Rossano Astremo (Newton Compton)





















«Vai sul suo sito www.nicoladibari.it e ti assale un po’ di tristezza. Campeggia in primo piano sulla homepage la seguente scritta: “Attualmente Nicola Di Bari è libero da vincoli contrattuali per l’Italia. Si attendono proposte da un nuovo impresario che possa rappresentarlo a livello nazionale“». Rossano Astremo, giornalista pubblicista, è un autore pugliese di libri come Corpo poetico irrisolto, edito dalla Besa nel 2003, Jack Keroauc. Il violentatore della prosa (Icaro Editore, 2006). E ancora L’incanto delle macerie (Icaro Editore, 2007) e 101 cose da fare in Puglia prima di morire per i tipi di Newton Compton, dove attraverso una guida insolita da lui redatta (definita nello specifico, in quarta di copertina «insolita e sentimentale») si parla di Puglia e dei suoi luoghi, della sua storia, e dei gesti del viverla : dal «recarsi da mia madre per assaggiare le sue melanzane ripiene» o al «fare il coast to coast nel Gargano», sino all’«essere rapiti dalla visione di Colazione in giardino di Giuseppe De Nittis al Palazzo della Marra di Barletta» o il «mangiare una frisella pensando agli anni che furono». In una recensione apparsa l’estate scorsa a firma Antonella Gaeta su «La Repubblica» di Bari, la giornalista (e condividiamo) scriveva :«Si sfoglia e si condivide il piacere di abitare una regione che si lascia scoprire sempre prodiga di vertiginosa bellezza e bizzarrie antiche e nuove, anche a distanza di decenni [...]». Ora Rossano Astremo torna a parlare di Puglia e ancora una volta di Salento e di tanto altro, sempre con Newton Compton, questa volta con un nuovo lavoro dal titolo “101 Storie sulla Puglia che non ti hanno mai raccontato”. Ora abbandonato il taglio quasi cronachistico/documentaristico Astremo si getta a capofitto nei “backstage” delle tradizioni popolari, dell’arte, dello spettacolo di una regione come la Puglia che freme dalla voglia di raccontare e raccontarsi.

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martedì 29 giugno 2010

Il libro del giorno: Nè stato nè nazione. Italiani senza meta di Emilio Gentile (Laterza)




















Il mondo in cui viviamo è diviso in Stati nazionali. Ma l'Italia va controcorrente: alla vigilia del 150° anniversario dell'Unità, il nostro paese sembra afflitto da una grave crisi di sfiducia nella propria esistenza. Molti cittadini pensano che la nascita dello Stato unitario sia stato un errore e che una nazione italiana non sia mai esistita. E vorrebbero prendere un'altra strada; ma non sanno quale. In un mondo di Stati nazionali, gli italiani rischiano di vagare, litigiosi e divisi, verso un futuro incerto e senza meta. Emilio Gentile invita a riflettere su oltre un secolo di storia, per comprendere le ragioni di tanto smarrimento. E, con l'immaginazione, apre uno spiraglio al miracolo della speranza.

Corpo stellare, di Fabio Pusterla (Marcos y Marcos 2010). Intervento di Nunzio Festa




















La poesia dell'autore di confine Pusterla, poeta del paesaggio, e dell'umano in quanto attratto molto, o soprattutto, dall'animale, rompe il muro della disquisizione fra post e, persino, fast; perché, tanto per chiarire, il poeta Pusterla ci ricorda che non è tempo d'andare, per lo meno in geografie di versi, a cercare troppo il mistero della definizione stilistica - come non è giusto condire di velocità la voglia e la volontà di scrivere, di fare sempre versi ma annacquati dalla velocità della reazione. “Corpo sellare”, dunque, l'ultima opera dell'autore che vive tra l'Italia e la Svizzera, mantiene in perfetta apertura col passato il permeare del cammino nuovo di questo assoggettarsi al mondo più puro. Se la bellezza, a tratti struggente, di certi passaggi sentimentali, sconvolge (“La mia casa si chiama Resistenza e qui tendo l'orecchio / se mai da sotto suonasse qualcosa”), l'amara letizia d'uno sguardo costantemente, quindi non continuamente, diretto all'operaio che vola dall'impalcatura e, nel frattempo, all'animale che vola verso il macello inseriscono le cadenze di Fabio Pusterla in una spirale d'evocazione a distanza meditata con quel che fu il realismo. Nonostante, appunto, il realismo puro è naufragato, nel naufragio del più puro sogno collettivo, incantato decantato stonato nel globale villaggio. L'antologia è divisa in sei parti. Dove, ad alternarsi con rintocchi di pennino che portano alla rima – ma solamente qualche volta - e soffi di vibrante quanto benignamente molesto verso estremamente in libertà, la silenziosa e accanita parola di Pusterla sosta nel limbo pienamente soddisfatto della riflessione, coraggiosa e severa. Una meditazione senza parruccate. Che, dunque, si sperimenta nella sperimentale costernazione affrontata con il felpato racconto delle “storie dell'armadillo”. Questa silloge del Pusterla, inserita nel terzo spezzone dell'alto “Corpo stellare”, permette a chi legge d'avere, al di là di quello che più facilmente si possa pensare, ovvero il suo contrario, un'esemplare ed esaustiva proiezione d'ogni ricerca del poeta. Che, è certo, intanto l'armadillo trova riparo solo all'apparire d'un altro animale, un topolino, e non comprende l'immobilità e ovviamente la funzionalità d'un carro armato. E, in tutto ciò, “L'armadillo canticchia sul cammino. / Non lo ascolta nessuno. / E' un peccato: se qualcuno lo sentisse / potremmo sapere cosa canta / questo piccolo animale coraggioso. Magari / ci metteremmo in cammino anche noi”. Quasi, nel contempo, fottendosene, l'armadillo, che in un pezzo degli States l'uomo per lui ha inventato una legge che vieta d'ingabbiarlo. La poesia di Pusterla sorride e piange per il dramma umano.

lunedì 28 giugno 2010

Il libro del giorno: Canzoni della giovinezza perduta di Gaetano Cappelli (Marsilio)




















Un giovane alla moda costretto a fare il cameriere in un cafonissimo matrimonificio dove viene scoperto dalla ricca ragazza che sta corteggiando. L'inesperto medico romano spedito in un paesaccio del Meridione che insieme all'amore troverà una nuova e assai inquietante famiglia. L'ambizioso pittore che, finalmente sul punto di diventare famoso, scopre il critico che doveva lanciarlo in fin di vita. E ancora il rocker venditore di pentole Continental che il destino fa finire tra le braccia della "donna più bella del mondo" rendendolo intanto impotente come l'aspirante scrittore, suo amico, rivelerà nel romanzo d'esordio, zeppo di altri imbarazzanti segreti. Questi e altri ancora i protagonisti di "Canzoni della giovinezza perduta" che, rincorrendosi di racconto in racconto, danno vita a un travolgente romanzo sul fondale di una provincia del Sud dagli orizzonti mai così vasti e luminosi. Grazie a loro, alle loro storie intessute di illusioni e inganni, avventure e sogni, comiche acrobazie sessuali e tragici equivoci del cuore, Gaetano Cappelli evoca, come in una struggente canzone, quel particolare momento della vita di ognuno che coincide con il sospirato debutto nel mondo del lavoro e la malinconica fine della giovinezza.

Alice nel paese delle vaporità di Francesco Dimitri (Salani)



















Un libro splendido, e terribile quello di Francesco Dimitri dal titolo “Alice nel paese delle vaporità” edito da una casa editrice che stimo molto per la sua linea editoriale sempre coerente con se stessa e con le sue scelte a volte non sempre propriamente commerciali, a testimonianza della volontà del suo staff di prediligere qualità, solo e soltanto qualità: parlo della Salani. Ben, “young adult” londinese, per vivere fa il lettore per una casa editrice, e soffre di terribili allucinazioni. Attraverso di lui il lettore conosce Alice, un’antropologa che vive a Londra in epoca vittoriana, esploratrice dello Steamland, una landa attraversata da gas allucinogeni più potenti di qualsiasi incantesimo o allucinazione. Alice, è la protagonista di un libro che giunge nella mani di Ben una notte, e che ha il controverso titolo di “Alice nel paese della vaporità”. Il confine tra Bene e Male è solo di natura semantica in questa dimensione, e forse nemmeno possiede quella valenza, dal momento che con stupore fortissimo pagina dopo pagina si scopre che in realtà niente è definibile nello Steamland, nulla è configurabile, qualsiasi oggetto, persona o situazione può apparire in un modo e poco dopo essere esattamente il suo contrario. Ovvero deformi e inquietanti mostri (nell’accezione secondo me latina di “monstrum”, cioè eccezionale) possono divenire compagni fidati di viaggio, mentre i propri simili si possono rivelare creature dell’abisso più malvagi di qualsiasi reietto. Come tutti i ricercatori e gli antropologi per la precisione, Alice comincia il suo cammino in questo mondo da incubo, come sulle tracce di una scoperta troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. In realtà tutta la vicenda si trasformerà in una delirante corsa per la sopravvivenza, dis/equilibrata nei confronti di un destino oscillante tra l’Orrore e la Meraviglia. Ben imparerà a conoscere Alice, si farà prendere dalla sua storia, ma … c’è un ma! I contenuti di quel libro, erompono dai confini della fantasia, della rassicurante pagina stampata, e qualcosa accade anche a Ben. Un libro che mi ha fatto venire in mente da subito le opere del mefistofelico Marilyn Manson (tutti corpi e visi emaciati, vere e proprie creature ectoplasmatiche post-atomiche un po’ alla Schiele un po’ alla Giger) che la pop star esporrà dal 30 giugno alla Kunsthalle di Vienna con il titolo “Genealogie del dolore”. E forse anche il lavoro di Dimitri è la narrazione dei nostri lati più oscuri, una piccola e fantasiosa “genealogia del dolore” frutto solo ed esclusivamente del pessimismo della ragione. Un libro che vale la pena comunque leggere.

domenica 27 giugno 2010

Il libro del giorno: I costruttori di vulcani di Carlo Bordini (Luca Sossella editore)





















La scrittura di Bordini è sottilmente feroce e declina con ironica, svagata cautela la paranoia. In essa si riconoscono i dintorni dell'eccesso di pensiero e il portato della solitudine psichica. Poeta narrativo dal passo stilistico crudo e micidiale, gli viene riconosciuta la forza di un "razionalismo onirico" (Paolo Febbraro) e di un "dormiveglia vigile" (Filippo La Porta). I costruttori di vulcani accoglie tutti i libri in versi pubblicati da Bordini, ma con interventi che hanno apportato cambiamenti ai testi. L'autore ha anche montato le raccolte originarie senza conservarne la cronologia d'uscita, nel tentativo di creare una struttura musicale. Questo volume è dunque un libro nuovo, pur essendo costituito dalle poesie scritte da Bordini in oltre trent'anni.

Cinema primo amore di Mirko Grasso (Kurumuny)





















«Giugno 1940. A guardare il paesaggio emiliano il cuore si solleva e ignora le ansie di quel momento storico. Nella campagna circostante Parma, fino alla strada che porta a Monticelli Terme e da lì a Montechiarugolo e Torrechiara, è tutto un risplendere di grano maturo». In memoria del regista Antonio Marchi, Mirko Grasso tenta di parlare e lo fa veramente con grande abilità e passione di una personalità della cinematografia italiana contemporanea.

Questa persona si trovò a collaborare con personalità immense come Luigi Malerba, Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani e Pier Paolo Pasolini, solo per citare disordinatamente qualche nome illustre. Di Marchi se n’è sempre parlato con grande rispetto, ma forse in canali non sempre così grandi e adeguati da farlo conoscere al grande pubblico, e questo nonostante egli avesse costruito nel suo tracciato biografico una costante di prassi e teoria fondate su impegno, bravura, e onestà intellettuale, che difficilmente oggi si possono incontrare. Antonio Marchi paradossalmente lavorò per un tempo brevissimo rispetto agli standard “carrieristici” dei registi, e di fatto egli aveva reso “orfani” i suo lavori di ripresa lasciandoli nell’oblìo di una soffitta.

Ora grazie al contributo del Fondo Giorgio Bassani, dell’Archivio Nazionale Film di Famiglia e dell’Istituto Storico Parri Emilia-Romagna per i tipi di Kurumuny di Calimera esce il volume di Mirko Grasso dal titolo “Cinema primo amore - Storia del regista Antonio Marchi” insieme a un dvd contenente due documentari: il primo, dal titolo “La liberazione di Montechiarugolo”, è la ripresa da parte del regista della liberazione di un piccolo centro dell’Appennino emiliano; il secondo dal titolo “Come un canto”si sostanzia nella ricostruzione della relazione tra Marchi e il cinema attraverso tutta una serie di suoi filmati amatoriali, conservati presso l’Associazione Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia, e per l’occasione non solo resi in formato digitale, ma anche musicati e commentati da un testo ricavato dagli scritti in note dello stesso Marchi.

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sabato 26 giugno 2010

Il libro del giorno: Gli scrittori inutili di Ermanno Cavazzoni (Guanda)




















Diventare anche solo scrittori a volte non è facile. Ma chi voglia diventare scrittore inutile deve esercitarsi. Esistono le scuole per questo. Una scuola di scrittura che si rispetti introdurrà l'allievo al vizio, che è raccomandato, e sarà perciò formata da sette docenti come le materie, ovvero i vizi, insegnabili. Per compilare questo manualetto un allievo principiante si è sottoposto alle sette lezioni dei sette maestri: di lussuria, gola, avarizia, accidia, invidia, ira e superbia. E, combinando i vizi con le evenie ha raccolto e ordinato, come spiega una tabella in calce alle Avvertenze, i quarantanove casi possibili. Ci sono scrittori che vivono con bambole gonfiabili e hanno uno o più allievi, gonfiabili; scrittori schiavi di altri scrittori; scrittori in disuso mantenuti presso case editrici; scrittori che non contano, scrittori sull'albero, scrittori alti e scrittori pinguini. Al termine, la "lezione", in modo che, seguendo i precetti, coloro che aspirano all'invitante occasione possano accedervi agevolmente. "Occorre insistere... fin che improvvisamente non si apre una nuova visuale e si resta lì, muti, molli e incapaci del tutto." Un piccolo inferno dantesco dipinto con il tocco leggero, divertito e un po' amaro, di Ermanno Cavazzoni. Di cui sono ospiti tutti quelli che, non sapendo come destreggiarsi nella vita, hanno pensato che il mestiere dello scrittore non gli sarebbe stato proibito.

Memorie di un esorcista di Padre Amorth a cura di Marco Tosatti (Piemme)




















«Anche in Vaticano ci sono membri di sette sataniche. Sono preti, monsignori e anche cardinali. (…). E’ una cosa confessata più volte dal demonio stesso sotto obbedienza durante gli esorcismi». Padre Gabriele Amorth è sacerdote della Congregazione di San Paolo, ma al grande pubblico è noto per il suo operato di esorcista, che svolge con solerzia, umiltà e fede nella città di Roma da molti anni. Torna in libreria con “Memorie di un esorcista” (Edizioni Piemme, 2010).
Un apostolato, il suo, che trasmette, oltre che con i fatti, anche con i suoi messaggi, attraverso la sua presenza diretta a trasmissioni televisive nazionali e internazionali, attraverso la Rete, e attraverso i suoi libri.
Quasi nessuno sa che è un dottore in legge, ha fatto la guerra ed è stato partigiano. Raffinatissimo teologo (per l’esattezza egli è un teologo mariano,) ha diretto per parecchi anni l’importante periodico della San Paolo “Madre di Dio”. Diventa per volontà del cardinale Ugo Poletti a Roma “apprendista” del grande esorcista Padre Candido, del quale prenderà poi ufficialmente il posto. La sua missione, il suo “lavoro” lo pone a contatto diretto con il Demonio nella quotidianità di ogni giorno, attraverso riti esorcistici e preghiere di liberazione che cercano di sollevare da incredibili e singolari sofferenze tutte quelle persone che a lui si affidano. Gli esorcismi che Padre Gabriele Amorth ha sulle spalle sono 70/80.000 con una cadenza giornaliera dalle 15 alle persone.

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venerdì 25 giugno 2010

Intrigo Internazionale di Giovanni Fasanella e Rosario Priore (Chiarelettere)



















La domanda di fondo è: perché l’Italia dal 1969 è stata funestata dal terrorismo e dalla violenza politica con centinaia di morti e migliaia di feriti? Perché solo nel nostro paese? Tutte le inchieste giudiziarie hanno dato finora molta importanza al ruolo dei servizi segreti deviati, della P2, della Cia. Risultato: nessuna verità giudiziaria, nessuna verità storica.

Rosario Priore, il magistrato che si è occupato di eversione nera e rossa, di Autonomia operaia, del caso Moro, di Ustica, dell’attentato a Giovanni Paolo II, qui prova a rispondere cambiando completamente scenario. E strumenti di analisi. Grazie ad anni di ricerche, testimonianze, prove, carte private, incontri con ex terroristi, agenti segreti e uomini politici anche stranieri, Priore ricostruisce uno scenario internazionale inedito per spiegare il terrorismo e la strategia della tensione in Italia, testimoniando la verità che finora nessuno ha potuto certificare attraverso le sentenze. Colpita la manovalanza (e non sempre), la giustizia si è infatti dovuta fermare senza arrivare a scoprire il livello più alto dei responsabili.

Siamo stati in guerra, senza saperlo. L’egemonia del Mediterraneo, il controllo delle fonti energetiche ci hanno messo in rotta di collisione con l’asse franco-inglese che non ha mai sopportato il nostro rapporto privilegiato con la Libia. Ecco chi era il terzo giocatore dopo Urss e Stati Uniti. Non stupisce allora che gli inglesi fossero favorevoli a un colpo di stato in Italia nel 1976 per fermare il Pci e controllare il paese. Dall’altra parte la Cecoslovacchia, la Germania comunista e la Stasi avevano buon gioco ad alimentare il terrorismo.

Ustica, Piazza Fontana, il caso Moro, la strage di Bologna vanno collocati in questo contesto internazionale: cadono così molte facili convinzioni e vecchie ricostruzioni, giornalistiche e persino giudiziarie, mostrano tutta la loro inconsistenza. L’intrigo italiano è in realtà internazionale.


Giovanni Fasanella, giornalista, sceneggiatore e documentarista, è autore di molti libri sulla storia invisibile italiana, tra i quali ricordiamo SEGRETO DI STATO (con G. Pellegrino, C. Sestieri, Einaudi 2008), CHE COSA SONO LE BR (con A. Franceschini, Bur 2004), LA GUERRA CIVILE (con G. Pellegrino, Bur 2005) e I SILENZI DEGLI INNOCENTI (con A. Grippo, Bur 2006). Per Chiarelettere ha pubblicato con Gianfranco Pannone il DVD+libro IL SOL DELL’AVVENIRE (2009).


Rosario Priore, magistrato, per oltre un trentennio, fin dai primissimi anni Settanta, quando arrivò come giudice istruttore al Tribunale di Roma, ha seguito molti dei casi di violenza e terrorismo (interno e internazionale) più importanti della storia giudiziaria italiana: dall’eversione nera ad Autonomia operaia, dal caso Moro a Ustica, dagli attentati palestinesi al tentato omicidio di Giovanni Paolo II.

Il libro del giorno: Untamed. La casa della notte di Kristin Cast e Cast P. C. (Nord)




















Mi chiamo Zoey Redbird, ho diciassette anni e sono la novizia vampira più dotata della Casa della Notte. Ma anche la più sola. Fino a poco tempo fa, avevo un ragazzo meraviglioso e un gruppo di amici fantastici, poi li ho delusi e ora tutti mi tengono a distanza... proprio nel momento in cui avrei un disperato bisogno del loro aiuto. Per giorni ho avuto la sensazione di essere seguita, come se qualcuno attendesse il momento migliore per colpire. E oggi, purtroppo, i miei timori sono diventati realtà: una strana creatura è sbucata dal nulla e mi ha aggredito. Per fortuna sono riuscita a salvarmi, però adesso ho davvero paura. Sicuramente quell'essere è stato mandato da Neferet, la nostra Somma Sacerdotessa, che sta cercando di scatenare una sanguinosa guerra tra umani e vampiri. Io sono l'unica che possa ostacolare i suoi piani, tuttavia non potrei mai sconfiggerla soltanto con le mie forze. Inoltre Afrodite, una delle poche compagne che mi sono rimaste vicine, ha avuto una visione sconvolgente: se non riuscirò a riconquistare la fiducia dei miei amici, il mondo intero sprofonderà nel caos. Perché Neferet mi ucciderà...

La casa viola di Marco Scalabrino (Edizioni del Calatino)



















Quarta raccolta per il poeta siciliano (trapanese per la precisione) Marco Scalabrino dal titolo “La casa viola” edita da Edizioni del Calatino. Il lettore si troverà tra le mani un libro di 104 pagine, leggibile in poco più di un’ora, con sole trenta poesie. Dov’è il trucco? Non c’è, semplicemente perché grazie al lavoro di Adelaide Petters Lessa, Alba Olmi, Nelson Hoffmann, Ghjacunu Thiers, Monique Baccelli, Hèdi Bouraoui, Tony Di Pietro, J. Derrick McClure, Margherita Feliciano, Enzo Bonventre, Flora Restivo e Maria Pia Vigilio, questi trenta componimenti vengono tradotti in brasiliano, corso, francese, scozzese, spagnolo, oltre che italiano, a testimonianza del valore esportabile a livello internazionale della poesia di Scalabrino. Nessun lamento tragico nei versi di questo poeta, che non piange e si dispera per un passato puro e ancestrale, come da consuetudine nella poesia siciliana tradizionale; nessuna leziosità metrica in questi versi che presentano un respiro poetico asciutto ma fortemente sonoro, nonostante a volte un linguaggio duro come le pietre lascerebbe presagire un certo impeto “sauvage”, difficilmente contenibile e controllabile. Ma sola apparenza perché stiamo parlando di un poeta, senza ombra di dubbio, che sa il fatto suo e che ha distillato ogni parola in un polo denso, sino alla concentrazione di energia purissima. E per Scalabrino le parole sono importanti, fondamentali, perché permettono di costruire una dermografia esatta di autonomia e indipendenza del sentire e del conoscere umani, quasi come sforzo titanico per difendersi dalla confusione e dal caos dei nostri giorni. E la parola anche la più dura allevia il dolore di portarsi sopra la responsabilità di essere poeta e fare Poesia, quasi ad aver ottenuto una repentina illuminazione che ha portato una nuova consapevolezza, mentre fuori è solo rumore, fastidioso rumore. Imprescindibile la splendida prefazione al volume di Flora Restivo alla quale è dedicata “Battaria” – “Frastuono”


Avissivu a sentiri battaria stanotti/ è sulu l’universu/ nna tuttu lu so pisu/ chi di ncapu a li mei spaddi/ ca tramusciu d’ossa/ e sangu e lastimi/ paru paru/ jusu jusu/ nzina a li pedi/ scinni

e nesci/ e munciuniatu/ di li visciri di la terra/ subissa/ nun vi spagnati.


Frastuono


Se doveste sentire frastuono stanotte/ è solamente l’universo/ in tutto il suo peso/ che attraverso me

con sconquasso di ossa/ e sangue e spasmi/ per intero/ giù giù/ sino ai miei piedi/ scende/ ed erompe/ e sprofondo/ sgretolato/ nelle viscere della terra/ non state a preoccuparvi.

(Trad. di Maria Pia Virgilio)

giovedì 24 giugno 2010

Il libro del giorno: Il Vento della Padania di Guido Passalacqua (Mondadori)



















La Lega di Umberto Bossi è stata e continua a essere uno strano movimento, capace di trasformare quelle che all'inizio sembravano bizzarre rivendicazioni ideologiche, etniche e regionaliste in patrimonio politico diffuso. "Costola della sinistra" per alcuni, movimento razzista e xenofobo per altri, alleato sempre un po' riottoso dentro lo schieramento di centrodestra, la Lega sfugge a ogni definizione categorica della politologia classica. Considerata all'inizio degli anni Novanta un semplice aggregato qualunquistico dei ceti abbienti del Nord e sottovalutata dalla stampa, ha avuto in realtà il merito di scompaginare l'assetto istituzionale dell'Italia, contribuendo in misura decisiva al crollo del Caf (Craxi-Andreotti-Forlani) e alla nascita della Seconda Repubblica. La storia del movimento corre parallela a quella del suo fondatore, il senatùr Umberto Bossi da Cassano Magnago (Varese), giunto alla politica dopo aver fatto l'operaio e il perito tecnico, ma con alle spalle studi in medicina a Pavia. Al suo fianco le colonne storiche della Lega: il professor Gianfranco Miglio, l'intellettuale di punta del movimento, uscito nel 1994; Roberto Maroni, il diplomatico per eccellenza, Giancarlo Pagliarini e Vito Gnutti in rappresentanza della piccola e media industria, e tanti altri.

Sul filo sottile del desiderio di Nadia Turriziani (Diamond edizioni)









Le persone sanno che nella realtà dei fatti, della vita di ogni giorno, sui confini delle circonferenze destinali, per ciascuno di noi si delineano orizzonti diversi, obiettivi diversi, amori diversi. E sinceramente il più delle volte le zone d’ombra sono più di quelle di luce, e nell’oscurità si manifestano uragani di passioni, piaceri della carne, erotismo e sensualità. Nadia Turriziani e “Sul sottile filo del desiderio” (Diamond editrice, 2010) un libro ad alto potenziale di sensualità!

«Anche Barbara è incosciente, nonostante la sua età, come incosciente potrebbe essere solo chi ama incondizionatamente. Ed è nell’oblio dell’incoscienza che accetta di incontrarlo nuovamente. Il cuore palpitante e il desiderio di amarlo clandestinamente le contrae le viscere. Si precipita all’appuntamento con la brama incontenibile di farsi baciare e accarezzare. Di lasciarsi amare. (…)Il giovane amante si avvicina a lei lentamente, quasi a non volere rompere il fragile incantesimo. Le bacia il seno avvolgendola in un caldo abbraccio, sale sul collo e le sfiora percettibilmente le spalle. Poi avidamente si accanisce sulle sue labbra, creandole un turbinio incontrollabile di emozioni. Le mani scivolano sulla schiena, le accarezzano i glutei sodi mentre la solleva lievemente per entrare in lei. (…)»

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Elementi di critica Trans a cura di LAURELLA ARIETTI, CHRISTIAN BALLARIN, GIORGIO CUCCIO e PORPORA MARCASCIANO (Manifesto Libri). Di prossima uscita



















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uesto volume raccoglie interventi e riflessioni sull'esperienza "trans" intesa in senso individuale e collettivo da parte dei soggetti protagonisti in occasione del primo seminario residenziale transessuale/transgender svoltosi nella primavera del 2008.
Un dibattito all'interno della variegata ed eterogenea scena trans sulle questioni che rimandano al significato della propria esperienza e alla possibilità/capacità di costruire una soggettività critica, nel tentativo di arrivare a posizioni condivise su storia, genere, sesso, patologia, autodeterminazione, senso e significato delle parole. Una discussione a più voci che si avvale anche del contributo di testimoni privilegiati, scelti in base al loro rapporto con la scena transessuale/transgender e alla loro conoscenza di essa.

I curatori: LAURELLA ARIETTI, CHRISTIAN BALLARIN, GIORGIO CUCCIO e PORPORA MARCASCIANO fanno parte del Coordinamento Trans Sylvia Rivera, che riunisce alcune realtà associative e individualità trans in Italia. Il Coordinamento si è formato nell'ottobre del 2006 come momento di confronto sulle questioni e i progetti che interessano la realtà trans nei suoi molteplici aspetti.

mercoledì 23 giugno 2010

La resistenza impura di Luca Canali (Manifesto Libri). Di prossima uscita









"Niente è più efficiente di una formica, di un'ape; e niente più trionfalmente vitale di una belva nella foresta. Mentre nulla è più umano della meditazione, del dubbio e persino dell'ozio perplesso." Racconti, esperienze di vita e riflessioni di uno tra i più eterodossi e impegnati tra gli intellettuali italiani, che si misura in queste pagine degli anni Sessanta con le ambiguità e le contraddizioni della storia d'Italia dal fascismo al dopoguerra. Attraverso la sua esperienza personale, l'impegno politico e di studioso, Canali si confronta con grandi temi quali la connessione tra politica e cultura, la crisi dell'impegno, i rapporti tra singolo e collettività, senza nulla concedere alla retorica pacificante e alle visioni conciliatorie della storia italiana. Sia nei racconti che nelle riflessioni la sua è sempre una coraggiosa operazione di verità, una battaglia contro la dignità umana offesa, un esercizio rigoroso della ragione critica. Il volume è presentato da uno scritto di Eugenio Montale.

L'autore: LUCA CANALI (1925) scrittore e studioso dell'antichità classica, ha insegnato nelle università di Roma e di Pisa. È autore di testi importanti sulla letteratura e la storia di Roma antica (Giulio Cesare; Le vite indiscrete di dodici Cesari; Ventitré colpi di pugnale; Controstoria di Roma) e di molti romanzi e racconti tra cui Autobiografia di un baro, Il sorriso di Giulia, Che gli scandali avvengano.

Il libro del giorno: La trattativa di Maurizio Torrealta (Bur)



















Gli attentati mafiosi a Falcone e Borsellino possono sembrare ormai lontani nel tempo e slegati dall'orizzonte di oggi, tuttavia quegli avvenimenti e il periodo di violenza che seguì non hanno smesso di riguardarci. Nonostante gli arresti illustri e la fine dell'era delle bombe, l'esistenza di una trattativa tra alcuni esponenti delle istituzioni e la mafia è un argomento assolutamente attuale. Non solo P2, Sisde, politici ormai lontani dalla scena, ma nuovi pentiti, nuove dichiarazioni e nuovi processi gettano continue ombre sulla salute della nostra vita politica. Maurizio Torrealta ricostruisce, mettendo in fila date, crimini, leggi, incartamenti e deposizioni, un affresco d'Italia inquietante e spietato. Uscito per la prima volta nel 2002 da Editori Riuniti, La trattativa viene ora riproposto in BUR in una nuova edizione totalmente aggiornata, con un'introduzione di Pietro Ingroia, tra i massimi protagonisti della lotta alla mafia. Prefazione di Walter Veltroni.

Situazione temporanea di Marco Saya (Puntoacapo editrice)


















Non mi è mai accaduto sino ad oggi di poter leggere una raccolta di versi con tanto gusto e con tanta soddisfazione e di poter finalmente apprezzare qualcuno che conosce la Poesia e i suoi spazi, come quando ho avuto tra le mani il libro di Marco Saya dal titolo “Situazione temporanea” edito da Puntoacapo editrice.

«… dove vai? mi chiedeva mia madre solcata dalle rughe della paura, ancora non so, le rispondo (dopo vent’anni) da guitto di circonvallazione, sempre un casino Piazzale Lodi sino al prossimo semaforo e gli attimi ti consumano le mani, anche il volante si deteriora!».

I riferimenti che ho automaticamente elencato nella mia testa sono stati Calvino (per una Milano dalla consistenza ectoplasmatica) e poi Dario Bellezza (per quel sapore destinale di una quotidianità in grado di passare dallo stato astratto di melanconia a quello solido di meccanismo ripetitivo e stritolante slanci ed entusiasmi). La narrazione del poiein che si sostanzia nel ritmo e nella scelta semantica adottata dall’autore, tende ad una serrata elencazione di gesti quasi automatici nella creazione di topografie allocutivamente dimostrabili come Milano, piazzale Lodi, la Esselunga, che compongono un puzzle desolante e annichilente. Quello che emerge è il nulla di una grande città, che non è più la Milano da bere ( e che francamente non lo può più essere) ma ripete stereotipi di efficienza e produttività che rasentano il rococò: ovvero come nel barocco salentino così in una perturbazione multiversica come quella descritta da Saya, il “for successful living” diventa cancerogeno nel suo autoriprodursi, e dunque mutandosi in “rococò altro” crea vuoto di senso.

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martedì 22 giugno 2010

Il libro del giorno: Il quaderno di Josè Saramago (Bollati Boringhieri)




















Dagli ultimi atti del mandato di George W. Bush alle intemperanze del nostro presidente del consiglio, dalla crisi finanziaria che ha sconvolto i mercati occidentali alle polemiche su Guantànamo, dalla libertà limitata di Roberto Saviano ai recenti bombardamenti sulla Striscia di Gaza: "Il quaderno" raccoglie gli interventi pubblicati da Saramago sul suo blog tra il settembre 2008 e il marzo 2009, contributi fulminei e taglienti - al centro di polemiche tutte italiane - capaci di stilare una lucida, ironica e appassionata cartella diagnostica del nostro presente. E se a scandire il tempo e a dettare l'urgenza di queste cronache sono gli accadimenti del mondo, è la poesia più vera a ispirare le pagine dedicate alla notte in cui Obama ha vinto le elezioni americane, al ricordo di Fernando Pessoa o di Rosa Parks la sarta di Montgomery, Alabama, che viaggiando in autobus si rifiutò di cedere il posto a una persona di razza bianca -, come pure l'omaggio alla città di Lisbona o l'episodio del ritorno alla Torre di Belém della statua dell'elefante che dà il titolo al suo ultimo romanzo. Contributi vibranti, densi di acume e fervida immaginazione, che ci rivelano un Saramago, come scrive Umberto Eco nella prefazione, "impenitentemente irritato, e tenero".

Lucio Giannone, Modernità del Salento, Scrittori, critici artisti del Novecento e oltre (Congedo). Intervento di Pamela Serafino
















Il libro di Lucio Giannone, Modernità del Salento, Scrittori, critici artisti del Novecento e oltre, apre una prospettiva critica di notevole interesse per quanto riguarda la conoscenza del mondo editoriale italiano, soprattutto se si considera il dibattito attuale e tanto di moda, in merito alle trasformazione che l’editoria ha subito nel corso del Novecento. In primo luogo gli editori hanno l'esigenza di fare economia, pertanto gli scrittori sono invitati a uniformare la lingua, a renderla facile per raggiungere il più alto numero di lettori possibile. Di conseguenza tutto quello che è innovativo diventa sempre più locale.

Su questa dicotomia locale/nazionale si concentra le fil rouge dell’analisi complessa e articolata di Giannone sulla letteratura salentina del Novecento, che mette in evidenza come una regione periferica quale il Salento fosse in grado di recepire alcune delle correnti letterarie più innovative del secolo ventesimo. A tal proposito moltissimi sono gli esempi descritti con dovizia di particolari ed accurata documentazione filologica. Per citarne alcuni si pensi all’ultima raccolta poetica di Giuseppe De Dominicis Spudhiculature; allo scrittore e critico letterario Mimì Frassaniti. Si pensi ancora alla figura poliedrica di Michele Saponaro, recentemente ricordato in un convegno di studi internazionale, curato dallo stesso Giannone, che pone al centro della sua fervida attività di romanziere, molto nota nel panorama editoriale nazionale da Treves a Mondadori, il motivo del ritorno alla terra – che è naturalmente ispirato alla terra salentina- come avviene nei romanzi La vigilia, Peccato e Terra madre.

Interessante il paragrafo dedicato al parallelo tra Vittorio Bodini e Carmelo Bene, che individua nelle loro opere il tema dell’interpretazione della propria terra secondo alcune costanti storiche, antropologiche che hanno caratterizzato il Salento nei secoli quali: il Barocco e la figura di San Giuseppe da Copertino.

Giannone, invece, si discosta dalla categoria critica della triade salentina composta da Comi, Bodini e Pagano, al pari dello studioso Nicola Carducci, il quale ha dedicato allo scrittore Pagano la prima organica monografia.

L’analisi critica di Giannone, puntuale ed efficace, si sofferma ad analizzare anche gli aspetti meno indagati della letteratura salentina e delle sue vicende, individuandone il potenziale. Emblematico è a tal proposito, il caso Salvatore Paolo.

La parte prima del libro, che complessivamente si divide in tre parti, si conclude con l’analisi del panorama dell’attività letteraria del Salento degli ultimi tre decenni del Novecento attraverso l’esame delle principali riviste e dei suoi fondatori e collaboratori – di cui ricordiamo: la nuova pubblicazione nel 1970 dell’Albero a cura di Giuseppe Macrì e Donato Valli, le riviste sperimentali Gramma e Ghen, l’Incantiere trimestrale del Laboratorio di poesia dell’Università di Lecce, l’Immaginazione diretta da Piero Manni, il Pensionante dei Saraceni diretto da Antonio Verri, in campo musicale il Canzoniere grecanico salentino animato dalla scrittrice Rina Durante- e alcune figure di scrittori e critici tra cui ricordiamo il germanista e traduttore Gino Politi e gli studi novecenteschi di Gino Rizzo. La parte seconda indaga i rapporti tra letteratura e arte; da un’introduzione di carattere generale si passa ai profili di artisti di varie generazioni: Luigi Gabrieli, Mino delle Site; Cosimo Sponziello, Sandro Greco. Infine, nella terza parte si presentano singoli testi di critica, narrativa e poesia apparsi negli ultimi anni tra questi si ricordano il volume di Mario Marti Da Dante a Croce. Proposte consensi dissensi, Congedo 2005 che raccoglie tredici studi pubblicati negli ultimi dieci anni “alcuni di essi sono nati come omaggi a colleghi e amici in occasione del raggiungimento dei settanta anni e del “fuori ruolo”, altri come accurate recensioni, nelle quali Marti dibatte complesse questioni critiche, filologiche, variantistiche con italianisti del valore di Domenico De Robertis, Vittore Branca, Maurizio Vitale e Luigi Blasucci”. Tra gli scrittori per citarne alcuni: Giovanni Bernardini, Carlo Alberto Augieri, Raffaele Gorgoni, Giuseppe Minonne, Maddalena Castegnaro ecc. Non manca, infine, l’attenzione verso i giovani narratori che si sono affermati negli ultimi anni, modificando temi e strutture della narrativa meridionalistica, per citare i più giovani Livio Romano, Elisabetta Liguori, Antonio Errico e quella verso l’attività delle riviste on-line Muiscaos di Luciano Pagano e Stefano Donno e Vertigine a cura di Rossano Astremo

Il libro mira al recupero e alla valorizzazione dell’arte salentina, offrendo attraverso la presentazione di un quadro così esaustivo la sua maggiore conoscenza, soprattutto per i casi d’autori caduti ingiustamente trascurati dalla letteratura nazionale.



nella foto Antonio Verri ritratto da Fernando Bevilacqua

lunedì 21 giugno 2010

Il libro del giorno: Il fattore scarpetta di Patricia Cornwell (Mondadori)




















È la settimana prima di Natale e Kay Scarpetta sta prestando servizio volontario presso l'Istituto di medicina legale di New York, dove le viene chiesto di esaminare il cadavere di una ventiseienne, Toni Darien, ritrovato poco prima dell'alba a Central Park. La causa del decesso sembra banale ma, quando si tratta di stabilire l'ora precisa della morte, l'ipotesi di Kay pare incompatibile con gli elementi emersi dalle indagini. Inevitabilmente l'omicidio viene messo in relazione con la recente sparizione di Hannah Starr, bellissima multimilionaria svanita nel nulla. Tutto ciò rischia di innescare una psicosi collettiva, amplificata dall'apparizione di Kay Scarpetta a una trasmissione di attualità della CNN, durante la quale riceve un'inquietante telefonata da un ex paziente del marito. La CNN, tra l'altro, le propone di condurre una trasmissione, Il fattore Scarpetta, ma Kay teme di diventare lo stereotipo di se stessa. Quella sera stessa, tornata a casa, riceve un pacco sospetto, forse una bomba. Una minaccia che ha origine nel suo passato e in quello delle due persone che le sono più vicine: il marito e la nipote Lucy. Il fattore Scarpetta riunisce tutti i personaggi più amati da Patricia Cornwell in una New York imbiancata dalla neve, ancora pesantemente segnata dalla tragedia dell'11 settembre e scossa sia dalla crisi economica sia dalle pesanti speculazioni finanziarie. Un complicatissimo caso di omicidio, un nuovo agghiacciante capitolo nella vita di Kay Scarpetta.

La commorienza. La misteriosa morte dei fidanzatini di Policoro, di Andrea Di Consoli (Marsilio). Intervento di Nunzio Festa




















La notte del 23 marzo del 1988 vengono trovati morti, in una vasca da bagno, Luca Orioli e Marirosa Andreotta, due studenti ventunenni di Policoro, piccolo paese della provincia di Matera. Ma giustizia non è stata fatta. Anzi le indagini hanno portato a costruire una serie di brutture sicuramente messe in atto dagli stessi inquirenti. Troppe cose anomale. E, nel frattempo, troppa cronaca che ha avvallato l'ipotesi d'un legame, almeno altamente improbabile, tra la giovane Andreotta e festini testimoniati solamente nel 1993 pare costruiti per notabili e imprenditori. Il giornalista Andrea Di Consoli, abbandonando le vesti dello scrittore e del poeta, del critico letterario e dell'autore televisivo e radiofonico, ma facendo scorrere queste 'doti' nelle pagine e nello studio delle tante carte sul caso, prova a indicare, prima di tutto, dando utili indicazioni. Grazie alla sua inchiesta giornalistica. Inchiesta che, solamente due volte, mostra tentennamenti: nell'incontro con l'ex sindaco di Matera Buccico, già accusato d'aver partecipato a festini a base di sesso e droga nella fascia jonica lucana, e durante un pezzettino di faccia a faccia con tale “brigante moderno” Caldararo. Ma la ricostruzione di Di Consoli, che per fortuna finalmente smonta – magari una volta per tutte – tesi davvero precostituite e pregiudizi che spesso sanno di paese e che indicano spesso le donne appellandole 'puttane'. Quello che emerge dal libro, riuscito e ben strutturato, e che l'omicidio di Marirosa Andreaotta e Luca Orioli, dai medium definiti “i fidanzatini di Policoro” avviene non nella Basilicata felice recentemente presentata, tanto per dire, dal procuratore Giuseppe Chieco, il delitto (questo è certo al di là di quello che vogliano provare a inventare perizie a piacimento) ma nella Lucania tormentata dalla corruzione e dalla coscienze rovinate. Però anche dal bigottismo, e allo stesso tempo veramente e troppo da pregiudizi e reti d'amicizie ingannevoli quanto ingannanti. Di Consoli, questa volta, oltre a ragionare per la verità e la giustizia, s'è posto essenzialmente il problema di riuscire a trasmette quanto e in che maniera un gruppo di ragazzi prese a calci la linea sottile della maturità. Compromettendosi con il sangue vivo. L'autore, inoltre, si pone tanti interrogativi. Tenta, qualche volta, d'argomentare risposte in virtù di carte già possedute dalle mani d'altri. Senza dimenticare che esiste il rispetto dei morti. Che si deve, anche, rispetto ai vivi. Quindi la volontà di Andrea Di Consoli di sostenere la battaglia delle famiglie Orioli e Andreotta è dimostra tramite l'impegno delle pagine scritte. Righe che sono il frutto d'una malattia e quasi d'una ossessione dello stesso Di Consoli. Oltre che vergate con la china del lavoro quotidiano. Lo scrittore e poeta lucano entra a pieno corpo in questo libro. Perché ha vissuto almeno sentimentalmente buona parte delle vicende. Come, infine, è stato capace, eliminando il problema della lingua, - ma in contemporanea ricorrendo a un linguaggio accessibile e tremendamente scorrevole – di non farsi ingoiare dalla tante malattie della Basilicata. Problemi secolari che in tanti articoli giornalistici lo stesso Di Consoli ha fatto sapere di conoscere benissimo. Non è più possibile, dunque, per esempio dopo aver letto le cose che ormai si sanno e quello provando a immaginare quello che quindi non si sa, dire che Luca Orioli e Marirosa Andreotta sono stati ammazzati da un incidente domestico. E che, invece, non sia trovato o non siano trovati autore o autori del duplice omicidio.


domenica 20 giugno 2010

Il libro del giorno: Cartoline di morte di Liza Marklund e James Patterson (Longanesi)





















Sono giovani, belli, felici. Sono giovani coppie in viaggio di nozze, in giro per le più importanti capitali europee. Hanno tutta la vita davanti. Ma sono morti che camminano. Perché qualcuno li uccide e ricompone i cadaveri in pose enigmatiche, li fotografa con una Polaroid e poi invia la foto a un giornalista del quotidiano locale. Ma quel giornalista sa che cosa lo aspetta, perché pochi giorni prima ha ricevuto una cartolina dai killer, una cartolina di morte. Roma, Francoforte, Copenhagen, Parigi... e Stoccolma. Jacob Kanon, detective del NYPD, è l'unico sulle tracce dei killer, ma è sempre un passo indietro. Eppure non si arrende, non può cedere, perché ha un motivo del tutto personale per fermare la strage. Ora, finalmente, è a pochi passi dalla soluzione. Stoccolma potrebbe essere l'ultima tappa della catena di omicidi. Tutto dipende da una giornalista svedese, la giovane e agguerrita Dessie. Lei ha ricevuto l'ultima cartolina di morte e solo lei può aiutare Kanon, prima che i killer mettano in atto una contromossa imprevista. 0 forse l'hanno già fatto?

La Forza dentro di Max Calderan: scopri l’infinita energia che è in te! (Macro edizioni)












«Perché , mi chiedono in tanti vuoi andare oltre i limiti dell’uomo … vorrei rispondere perché non sono un uomo. Poi penso che chi supera i limiti , in realtà sono proprio loro, i normali … Consumare una vita terrena in nulla è compiere un gesto oltre …ogni mia umana comprensione» Ormai è un fattore visibile a tutti gli operatori nell’editoria italiana che cresce il numero di quei libri che servono alla gente per auto-migliorarsi, e raggiungere risultati ottimali in ambito economico, intellettuale ed emotivo attraverso un sostanziale lavoro psicologico di base. L’auto-aiuto o in termini anglosassoni “Self – Help”, utilizza informazioni provenienti da gruppi di sostegno o leader o meglio ancora “guru”, che attraverso programmi specifici a livello teorico e pratico, portano significativi cambiamenti nella vita di una persona. Secondo il dizionario di Psicologia APA, i potenziali vantaggi insiti nel seguire seminari o workshop d’auto aiuto e letture inerenti a tali argomenti, non si limiterebbe solo al sostegno emotivo, ma anche a conoscenze esperienziali, ricostruzioni di identità individuali, definizioni di ruoli significativi, e senso di appartenenza. Ad oggi dei grandi leader del “Self Help” conosciamo Roy Martina, Alesandra Mattioni, Bob Proctor, Lucia Giovannini, tutti maestri di vita e grandi conoscitori del genere umano. Mi è capitato in questi giorni di leggere il lavoro di Max Calderan (che secondo me bisognerebbe aggiungere nella top ten di questi nuovi illuminati) dal titolo “La Forza Dentro” edito da una casa editrice specializzata in contenuti alternativi: Macro edizioni. Max Calderan è un esploratore estremo di deserti, con tanto di medaglia al Valore Civile ricevuta dal Presidente della Repubblica in persona e vincitore di 5 Prime Mondiali Assolute, come unico uomo al mondo in grado di sopravvivere nel deserto in totale solitudine, in autosufficienza alimentare, senza assistenza medica, seguendo in parole povere la mistica sufi del “mangia come un malato e dormi quanto un naufrago”.

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sabato 19 giugno 2010

Il libro del giorno: Memoriale del convento di Josè Saramago (Feltrinelli)




















Nel Portogallo del primo Settecento dominato da Inquisizione e auto da fé, incrociano i loro destini personaggi opposti e complementari: Giovanni V re di Portogallo, che per la grazia ricevuta di un erede avvia la faraonica costruzione del convento di Mafra; padre Bartolomeu Lourenco de Gusmào, che mescola scienza e misticismo nel progetto di vincere la gravità con una macchina per volare; Baltasar Mateus il Sette-Soli, ex soldato monco di una mano; Blimunda la Sette-Lune, giovane dotata di poteri occulti che a Baltasar si lega di tenacissimo amore; e il musicista Domenico Scarlatti. In questo prodigioso romanzo storico e d'invenzione, utopia e morte, riso e tragedia, affresco corale e struggente vicenda personale, immaginazione sfrenata e spirito critico si coniugano nella voce, ironica e compassionevole assieme, del narratore messo di fronte all'ipocrisia e all'arroganza dei tempi, ma anche ai primi sintomi di un rinnovamento sociale e culturale.

Da Gli Affari di famiglia a Il partito dei padroni di Filippo Astone (Longanesi): che italietta la nostra. Di Nunzio Festa





















Che razza di padroni ha l’Italietta? Due indispensabili inchieste del giornalista economico Filippo Astone spiegano che i padroni del vapore della nazione in distruzione Italia sono, essenzialmente, la crocchia – elevatasi da sola a élite dirigente – vera rovina e portatrice dei danni collettivi; perché, tanto per cominciare, disegna le scelte strategiche del Paese (attraverso Confindustria) e, nel contempo, non cerca la via del riscatto della lobby stessa - affidando importanza e ruoli, di solito, fuori dal criterio della meritocrazia, quindi ai Tesori di famiglia. E per servire il grande affare di famiglia. Prevalentemente poi raccolti, per essere tenuti insieme, dal Salotto Buono, Medio Banca e dintorni, e nella casa madre Confindustria, appunto. Dove, infine, la politica non è che la continuazione d’una caduta. Che, per esempio, affonda nel legame profondo sempre fra interesse economico delle società e diramazioni nel capitombolo partitico. Una caduta che è caduta, però, tale solamente in vetta alle tasche dei contribuenti, ma anche dei vari azionisti di minoranza, e certamente non nei conti dei Marcegaglia o degli Agnelli-Elkan. Per non parlare dei Berlusconi, chiaramente. Stando attenti alla certezza, va aggiunto, che se in passato i dettami del Salotto Buono erano mediati, oggi posizioni di controllo e volontà corrispondono direttamente con la politica partitica. In uno scenario dentro in quale, appunto, le corrispondente fra Pdl e Pd sono lo scherzo più bello a confronto con l’approccio raggiunto in passato da, per esempio, soggetti politici quali Dc – Psi – Pci su tutti. Il giornalista Filippo Astone, redattore del Mondo, settimanale di economia allegato al Corriere della Sera, per “Affari di Famiglia” e “Il Partito dei padroni” si serve essenzialmente d’interviste, articoli di colleghi della stampa, libri, bilanci societari e documenti economici fondamentali; una mole documentaria, quindi, che gli consente di scrivere un vero e proprio stato dell’arte della finanza italiana e, inoltre, del suo grado d’influenza sulla gestione del pubblico. Il lavoro di Astone è, in un certo senso, tutto speculare alle inchieste dei colleghi Stella e Rizzo sulla ‘casta’: nel senso che l’idea che esce dai libri di Astone, ovviamente, va a rompere gli schemi edificanti d’un luogo comune forse involontariamente edificatosi - e poi spalleggiato dai poteri predominanti - dalla inchiesta di Stella e Rizzo: che colpa di tutto sia la politica ladra e che salvatori della patria sono i padroni. Quindi, grazie alle inchieste di Astone, tanto per rispondere, capiamo come i capitani coraggiosi delle varie rappresentanze in società incastonate fra loro, abbiamo colpe d’altra natura. Ma comunque, spesso, tanti demeriti. In un importante passaggio de “Il Partito dei padroni”, l’autore spiega però che “l’inchiesta non serve certo a rafforzare il pensiero unico castale del quale abbiamo parlato nel primo e nel secondo capitolo di questo libro, precisando che non lo condividiamo. Lo scopo è diverso. In primo luogo raccontare, da cronisti, come funziona una parte del Paese che gode spesso delle luci dei riflettori ma che non viene mai illuminata al suo interno, rendendone chiari i complicati meccanismi. In secondo luogo, mettere in luce le incongruenze del pensiero unico castale. Caratterizzato – ci si scusi il gioco di parole – di alcune caste che accusano altre caste di essere delle caste”. Se l’élite dirigente della politica non si sottomettesse a finanza a economia, si potrebbero consigliare i due volumi, soprattutto il più recente, di F. Astone al presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo. Primo fra i primi, modello fra i modelli che con la vittoria alle ultime elezioni regionali ha affidato un ruolo in giunta all’ex presidente di Confindustria della Basilicata, Attilio Martorano. E dovrebbero già essere stati letti dai vari Prodi, Veltroni, Bersani, Letta. Grazie ad “Affari di famiglia”, tanto per portare un esempio simbolico, sappiamo che il Ligresti arrestato durante Tangentopoli è tutt’altro che scomparso, e che il fratello del ministro La Russa, oltre a essere deputato pidiellino, ha cariche societarie più che significative in pista. E dal “Partito dei padroni” che l’altrettanto carcerato Enzo Papi ha accumulato, dopo i patteggiamenti successivi agli scandali di Tangentopoli, successo e moneta. Oltre che, alla maniera di Salvatore Ligresti, tanta influenza da ventilare. In un punto cruciale sempre del “Partito dei padroni”, tanto per dire, l’implacabile autore del già bestseller “Gli affari di famiglia”, indaga “l’élite (che) pretendono dai lavoratori il massimo della flessibilità, ma (per i quali) il loro potere e le loro retribuzioni sono pietrificati”. Due inchieste molto scomode, nonostante siano costruite in virtù d’analisi economiche e parole dettate dagli imprenditori stessi. Soprattutto, per “Gli affari di famiglia” Astone si pone il problema di rispondere alla domanda cruciale: in che mani sta finendo l’economia italiana. Entrando nella valutazione di figure che vanno da Alessandro Benetton, Rorberto Berger, a Marina – Pier Silvio – Barbara Berlusconi, passando per John e Lapo Elkan e Federica Guidi e Jonella Ligresti. A definire: “l’ascesa al potere della nuova razza padrona”. Regolando il termometro coi vizi e le virtù dei rampolli, dei figli illustri della patria economico-finanziaria. In “Il Partito dei padroni” l’autore s’addentra in temi che spaziano dalle retrovie delle questioni di Alitalia, Expo e Fastweb ai progetti politici di Luca Cordero di Montezemolo. Senza scordare “la guerra per la successione a Emma Marcegaglia”. I due libri d’inchiesta di Astone non possono, per merito a una scrittura a servizio della più ampia voglia di divulgazione, che condurre nel più immenso terreno della riflessione sui mali della società italiana, di quel settore tanto citato che è nominato normalmente ‘tessuto economico’. E’ fuor di dubbio che il peso dei padroni del vapore è mantra all’ordine del giorno. L’attualità, dal citato caso Basilicata alle sfacchinate del re Berlusconi a bordo degli incontri dei suoi fratelli imprenditori non ci permette di dimenticare. In ultimo, pare dire in aggiunta Astone, non è possibile non fare caso ai tanti politici che per appannare le loro proposte dipinte di nulla, puntano il dito sulle piccine esternazioni di imprenditori vari e confindustriali in auge. Per di più, insegna lo stesso Filippo Astone, tante volte la cronaca giornalistica, quando non direttamente dipendente dagli interessi industriali e simili, troppo volte non scava oltre la superficie della dimensioni d’apparenza dell’economia. A unico vantaggio della razza padrona.

Gli affari di famiglia. Fatti e misfatti della nuova generazione di padroni, di Filippo Astone, prefazione di Fabio Tamburini, Longanesi (Milano, 2009), pag. 368, euro 18.60.

Il Partito dei padroni. Come Confindustria e la casta economica comandano l’Italia, di Filippo Astone, Longanesi (Milano, 2010), pag. 384, euro 17.60.

venerdì 18 giugno 2010

Il libro del giorno: Logicomix di Apostolos Dioxadis e Christos H. Papadimitriou (Guanda graphic)



















Chiamato a esprimere un'opinione sull'intervento degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale, Bertrand Russell decide di cominciare il discorso da lontano, raccontando la propria vita. Così le vicende personali di Russell, dalla rigida educazione puritana dell'infanzia ai tormentati amori della maturità, si intrecciano alla sua storia di scienziato e filosofo, che getta le fondamenta della logica matematica moderna. Un viaggio che comincia sul finire del XIX secolo, per continuare in anni di grandi speranze e terribili conflitti, in compagnia di pensatori del calibro di Frege, Wittgenstein e Gödel. Ma anche insieme agli autori di questo libro, che intervengono in prima persona nel flusso del racconto, per coinvolgere i lettori in una storia che è quella di un cruciale capitolo della scienza. Logicomix segna un nuovo traguardo per il graphic novel come forma d'arte e strumento di divulgazione. La logica, la matematica e la filosofia non sono mai apparse così affascinanti ed emozionanti.

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