sabato 16 ottobre 2010

Il bizzarro museo degli orrori di Dan Rhodes (Newton Compton)




















Incipit

Di notte – in realtà sempre, ma soprattutto di notte –, quando la stradina è illuminata soltanto da un occasionale lampione, ben poco distingue il museo dagli altri palazzi della zona vecchia della città. Tutto dipinto di bianco, s’innalza per tre piani prima di rastremarsi in un tetto dalle cui tegole immacolate sporgono diverse finestrelle. Lo si riconosce tra i suoi vicini per la targa d’ottone che, in quattro lingue, ne dichiara il nome e gli orari di apertura al pubblico. Solo avvicinandosi parecchio e strizzando gli occhi nell’oscurità si riesce a leggere cosa c’è scritto, e mentre il primo giorno tiepido dell’anno volge al termine, nessuno si prende la briga di strizzare gli occhi nell’oscurità. Un gruppetto di turisti ci passa davanti senza degnarlo di uno sguardo. Svoltano a un angolo, le loro voci svaniscono e la via torna silenziosa fino a quando passa altra gente, ragazzi del posto questa volta; l’aperitivo dopo il lavoro si è trasformato in una cena e molta altra roba da bere, le loro chiacchiere rimbombano tra i palazzi alti mentre vanno a casa di qualcuno per il bicchiere della staffa. Le luci del museo sono spente, ma non significa che dentro non c’è nessuno

primi quattro capitoli qui

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