Difficile dire cosa sia l’Albania, o cosa rappresenti nell’immaginario collettivo. Una cosa è certa per parlare di fatti “recenti”: dal 1946 al 1990 l’Albania è stato uno stato nazional-comunista, stalinista, anti-revisionista. Nei primi mesi del 1946, Enver Hoxha diviene il capo dello stato albanese, e concentrerà la politica del “paese delle aquile” intorno al Partito Comunista, eletto unico partito legale. Sotto questo presidente in Albania accadde di tutto e di più … la Storia ne ha parlato abbondantemente. Enver Hoxha muore nel 1985, lasciando tutto nelle mani di Ramiz Alia che nel 1991 concede le prime elezioni libere che decretano la fine formalmente del comunismo. Il paese viene scaraventato così in un’atroce presa di coscienza del suo limitatissimo sviluppo socio-economico. Per questo decine di migliaia di albanesi, proprio in quegli anni decidono di partire alla volta dell'Italia e si riversano via mare sulle coste della Puglia, lungo il litorale salentino tra Brindisi e Otranto. Questa è una “zippatura” della storia di una nazione sotto moltissimi aspetti splendida, affascinante, complessa! Una terra che si può comprendere oltre che attraverso le narrazioni che i libri di storia ci possono dare, anche attraverso gli splendidi lavori di Ismail Kadaré, o Ornela Vorpsi, o ancora gli incantevoli versi di protesta e lotta di Gezim Hajdari.o le incredibili storie degli anni del “grande esodo” raccontate da Leonard Guaci affidate alle pagine del suo lavoro dal titolo “I grandi occhi del mare” (Besa editrice). Anche questo “multiverso” di colori, odori e suoni racconta l’Albania, proprio come di Albania si parla nell’interessantissimo lavoro di Giuseppe Scelsi, uscito per Besa, dal titolo “Il colore del melograno”. Giuseppe Scelsi svolge la professione di magistrato da quasi trent’anni, e questo è il suo primo lavoro. Ora un’esordio che mi permetto di definire più che brillante, anzi splendido. La scrittura di questo autore costruisce architetture narrative così bilanciate da permettere al lettore di gustare ogni pagina, di sentire le forti emozioni di rabbia e anmarezza che ogni parola offre in questo lavoro. Si tratta di un volume dove si raccontano di crolli di ideologie, e di un popolo, quello albanese, che sulle macerie costruisce – ovviamente riferendoci allo spazio/tempo raccontato nel libro – e accumula Deriva. Il sistema del potere comunista, si rivela fragile e dai piedi di argilla, e questo non è che il confine oltre il quale c’è un baratro dalle profondità abissali. Giuseppe Scelsi ci parla di Filip Galimuna, sergente dell’esercito albanese che nel sangue ha un amore sconfinato per il pianoforte, e che in un batter d’occhi si ritrova senza “caserma”, senza uomini, senza patria, e senza donna. Quando Galimuna scappa insieme alla moglie e il più piccolo dei suoi figli dall’Albania, in Italia vengono ospitati da un collega del suo maestro di musica, Arturo Mondelli, che “respira” la genialità artistica del sergente, e lo sprona a proseguire negli studi di pianoforte, portandolo al successo nelle più importanti rassegne musicali internazionali. Ma il Destino per Galimuna, ha ancora delle sorprese, che lasceranno chi leggerà questo lavoro col fiato sospeso!
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