Giovanni Verga non scrive solo un romanzo, ma un “piccolo mondo” di
costrizione e rinuncia. Maria, giovane e dolce, è la capinera. Una Sicilia aristocratica e vittima di
assurdi tabù, fa da triste sfondo alle vicende. La ragazza è indotta alla vita
monastica: qualcosa di ineluttabile, che la condizionerà per sempre. Nulla fa,
l’amore per un giovane, che pure è vero
ma resta segreto e intimo: anch’esso non conoscerà la ribellione. Nulla
determina la corrispondenza epistolare e privata con un’amica: rifugio
indispensabile. Maria non ha il coraggio di cambiare e si lascia perciò
sopraffare da volontà altrui alle quali non vorrà, o potrà, opporsi. La giovane
è una "triste capinera", che giunge fino alla pazzia.Verga delinea un personaggio
e attorno ad esso una storia, che lasciano al lettore amarezza e riflessione:
quanto è indispensabile essere liberi di vivere appieno la vita? Quanto conta
il coraggio di scegliere? E infine, aggiungo io, la vicinanza di qualcuno può
essere determinante quando si è fragili? Una storia scritta in un tempo lontano ma
affatto inattuale, in cui risalta in maniera lampante quanto una gabbia, seppure dorata, resti pur
sempre una gabbia!
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