“LILLO BARTOLONI (1948, Roma) Bartoloni appartiene alla generazione di
artisti Romani che oggi è intorno ai cinquanta, generazione che non ha mai
presentato una profonda uniformità. Ma come dichiarato da Cesare Vivaldi,
allora direttore dell'Accademia delle Belle Arti di Roma, Bartoloni ha sempre
avuto un posto isolato come unico appassionato dell'Art Brut del francese
Dubuffet, sviluppando da subito un tocco molto personale. I suoi dipinti
filtrano la realtà in immagini essenziali, in oggetti, creature, qualsiasi
aspetto che rappesenta in maniera non convenzionalmente gravitazionale. Il suo
precoce contatto con i malati mentali nei giardini dell'Ospedale Psichiatrico
Santa Maria della Pietà diretto dal padre (dove giocava aspettandolo con la
madre per portarlo in macchina a casa) lo hanno affascinato e hanno costruito
la sua sensibilità artistica in un mondo simbolico speciale di silenzio, gioco
e ironia. Una delle sue prime mostre si intitolava Mattoni su un gioco di
parole a loro dedicato come tali e come pesi della società. La famiglia voleva
per lui una vita da avvocato e così oltre alla facoltà di legge, frequentava
contemporaneamente l'Accademia e lo studio del veneto Enrico de Tomi, pittore
astratto. A meno di vent'anni ha partecipato su invito alla Biennale di Roma e
del Lazio e viene premiato tra i migliori pittori giovani. Bartoloni nella sua
carriera ha sviluppato oltre che su tela, i suoi temi anche su mezzi diversi
come nell'esperienza denominata Metagrafica tra pittura e fotografia, ha
dipinto su perspex e tuttora dipinge su forme originali di ceramica. Ha sempre
amato viaggiare . Nel 1971 vive a Parigi dove entra in contatto con artisti
dell'avanguardia internazionale postsessantotto. A Parigi tiene la sua prima
personale in una galleria off. Combina e ricombina i sui temi in modo molto
riconoscibile da mondi reali o letterari, o cinematografici con cui entra in
contatto. I suoi viaggi gli hanno ispirato un lungo periodo in cui nei quadri
dipingeva deserti e cammelli, una serie è stata intitolata "Camera con
vista", il mare dell'amata Gaeta con il suo castello borbonico e le
barchette sospese pilotate da strani personaggi è stato un lungo tema. Dal 1996
la lettura dei romanzi del premio Nobel Isaac B.Singer con l'incontro del mondo
yiddish in essi vivacemente raccontato, e la conoscenza di Cracovia, città in
cui tale mondo è ancora respirabile e dove ha tenuto due mostre personali (una
nel Museo jagellonico e l'altra nel Centro Giudaico) lo hanno portato a
dipingere solo di quella realtà particolarissima. I critici italiani hanno
catalogato lo stile di quest'ultima fase come "corrente neo
espressionista". Sicuramente la pittura è il suo genere prevalente, ma
negli anni ha spesso lavorato come scenografo teatrale, e ultimamemente sul
tema yiddish.” (l’opera qui proposta è di LILLO BARTOLONI)
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