Prima di tutto non invecchiare. Ma, comunque, poi, non
dimenticare i compleanni; o te ne ricorderà fb (facebook, per chi non l'avesse
capito): altrimenti non sei trendy: e soprattutto vorrà dire che dimostri di
non aver scoperto i miti della società successiva a Barthes. L'antropologo
Marino Niola, quasi aggiornando - appunto - la lezione di Roland Barthes,
ragiona sui mitoidi dei nostri tempi. Spiegando, nello specifico, cosa sono e
che rappresentano: blog, card, classifiche, compleanni, corpo, doni, ferragosto,
giovinezza, allhoween, happy hour, ilife, la fine del mondo, l'etico, lotterie,
low-last, madre teresa, magrezza, mostri, natale, natura, nuvole digitali,
outlet, pop star, potere e seduzione, rifarsi, rottamazzioni, slow food, spa,
stranieri, suv, tattoo you, tecnoleggende, twitter generation, vegetariani.
"Simboli che danno corpo a sogni e incubi, passioni e ossessioni del
presente. Ologrammi della mutazione antropologica di cui siamo attori e
spettatori, questi oggetti-concetti hanno gli stessi caratteri del nostro
tempo. Leggerezza, virtualità, precarietà. A differenza dei miti antichi, che
erano grandi narrazioni fatte perdurare, quelli contemporanei sono frammenti
d'immaginario a tempo determinato. Sono mitoidi, schegge luminose che si
staccano da una realtà che cambia alla velocità della luce e come asteroidi
infiammano l'etere con la loro luce effimera". E la descrizione delle
"nuove icone della vita quotidiana" nessuno è in grando di mostrarla.
Lo scorrevole, fluido e illuminato discorso di Niola, e si pensi che si tratta
d'una raccolta di scritti, rende gradevole l'analisi di contenuti che sappiamo
supportati dalle nostre stesse esistenze, dai nostri comportamenti e da quallo
che l'uomo combina. Per avere un'idea più precisa, si prendano le righe che ci
dicono d'Hallowee: oltre la certezza oramai appurata del carattere d'oggetto e
abitudine d'importazione logata Usa. In quanto, insomma, il saggista ci
racconta in che maniera adesso e sempre di più bisogna leggere il passeggio di
zucchine e bare non solamente in qualità di materia da villaggio globale solo
sorella della coca cola. Perché, alla fine, invece, dobbiamo chiederci che cosa
pensiamo nel 2012 della morte. Che rapporto abbiamo con la morte? Ma, ancora,
con la paura in genere? Volendo continuare a sfogliare l'agile libretto. Pure
con la convinzione che specie nelle riflessioni su velocità e lentezza, si
sofferma l'autore. Nonostante, alla fine, Marino Niola non l'abbia voluto
affatto, inoltre, i dubbi nostri sulla missionaria albanese Madre Teresa non
possono che aumentare.
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