Greenwich Village, 6
marzo 1970. Tre esplosioni in rapida sequenza sventrano l'elegante palazzo al
numero 18 dell'Undicesima Strada Ovest; dalle fiamme escono, confuse ma illese,
due ragazze seminude. Domato l'incendio, le forze dell'ordine trovano in cantina
più di sessanta candelotti di dinamite, una bomba anticarro e tutto
l'occorrente che sarebbe servito al gruppo terroristico Weather Underground per
produrre altri ordigni. È l'atto di nascita degli anni Settanta e Barry Miles è
a New York per registrarne i primi, turbolenti vagiti. Giornalista inglese
sbarcato negli Stati Uniti per lavorare con i grandi della Beat Generation,
Miles attraversa la decade più anticonformista e trasgressiva del Novecento e
ne sperimenta in prima persona la genialità e gli eccessi. È l'epoca di sesso,
droga e rock'n'roll; della cocaina, della pornografia, delle mode estreme;
delle stravaganze notturne all'Hotel Chelsea, casa di poeti come Gregory Corso
e musicisti come Bob Dylan e Patti Smith, e degli spettacoli drag delle Cockettes,
il gruppo teatrale fondato da Hibiscus, alias George Harris, l'hippy con il
dolcevita che in una storica fotografia infila un fiore nel fucile di un
militare, fuori dal Pentagono. Ossessioni, provocazioni, conquiste. Ci sono
tutti i Settanta in questo memoir: gli astri di quegli anni, come le stelle
visibili a Manhattan durante il famigerato blackout del luglio 1977, bruciano
con un'intensità che non accenna a spegnersi.
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