"Molti dicono che
Charles Bukowski non esista. Una leggenda metropolitana, che dura ormai da
anni, afferma che tutte le poesie turbolente da lui firmate in realtà siano
state scritte da una vecchia scorbutica dall'ascella cespugliosa." Così
scriveva nel marzo 1963 un giornalista del "Literary Times" di
Chicago. Poeta di culto in molti ambienti underground, Bukowski era ancora ben
lontano dalla fama mondiale che avrebbe raggiunto in seguito. Quel giornalista
non solo scoprì che Charles Bukowski esisteva davvero. Ma verificò di persona
che le sue poesie non mentivano, e così i suoi romanzi e racconti. Lo scrittore
era davvero parente stretto del personaggio cinico, vitale e sporcaccione che i
suoi lettori stavano imparando ad amare. E mentre i decenni passavano e
cresceva il seguito di questo poeta alcolizzato, sempre più giornalisti andavano
a trovarlo, ascoltavano i suoi racconti, annotavano le sue riflessioni veggenti
e stralunate. Questo libro raccoglie i migliori pezzi giornalistici (e non) in
cui la viva voce di Bukowski parla di sé. A partire da quella primissima
intervista, realizzata cinquant'anni fa in una delle sue proverbiali,
maleodoranti stanzette hollywoodiane, per arrivare all'ultima chiacchierata,
concessa a bordo piscina nella sua villa di San Pedro, pochi mesi prima di
morire.
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