"Chi è pronto ad
affrontare la tragedia e l'incomprensibilità del dolore? Nessuno. La tragedia
dell'uomo impreparato alla tragedia: cioè la tragedia di tutti."
“Questo è un libro
sulla memoria. Contro tutte le certezze che puoi avere su questa memoria”.
Massimo Popolizio legge con coraggio Pastorale americana espandendo nella sua
interpretazione, se possibile, l’epica del Romanzo di Philip Roth Premio
Pulitzer nel ’97. Parola per parola, riga per riga, pagina per pagina, la prosa
magistrale di Roth da un lato – ora narrazione pura, ora flusso di coscienza,
ora incredibile parodia - e la voce sempre flessibile, sempre giusta di Popolizio
dall’altro, danzano in equilibrio perfetto. Un’analisi dell’America
attualissima, sociologica ma anche emotiva, un flusso potente che Massimo
Popolizio “tenta di governare” – come dice – e che tra gli anfratti, le case
borghesi, certe ritualità sociali che perpetriamo per pura noia, ci mostra il
lato oscuro. Del singolo, della società, della vita. E ci dimostra
in modo inequivocabile, ancora una volta, come si possano dipingere
formidabili affreschi di un paese e di un’epoca secondo la migliore tradizione
del romanzo moderno. Lo chiamavano “lo Svedese”, nel liceo di Newark, New
Jersey. All’anagrafe era Seymour Levov, il ragazzo che tutti avrebbero voluto
essere. Alto, biondo, atletico, ebreo, Levov eccelle nel baseball e – nell’
America degli anni ’50 – è destinato ad eccellere nella vita: il successo
professionale, quello famigliare, la villetta borghese. Ma la lunga ed
estenuante guerra del Vietnam squasserà l’America e coinvolgerà personalmente
Seymour, nel modo più tremendo: l’amata figlia Merry, diventata una violenta
radicale, sparirà con l’accusa di terrorismo. È il rovesciamento, la caduta, la
fine senza appello dell’American dream che lo scrittore Nathan Zuckerman,
abbagliato fin da ragazzo dalla solarità senza ombre dello Svedese, sente la
necessità di narrare. Philip Roth ci mostra il lato oscuro in quello che è un
grande romanzo politico ma anche emotivo. L’ affresco epico di un paese e di
un’epoca in un libro sulla memoria. Lo chiamavano “lo Svedese”, nel liceo di
Newark, New Jersey. All’anagrafe era Seymour Levov, il ragazzo che tutti
avrebbero voluto essere. Alto, biondo, atletico, ebreo, Levov eccelle nel
baseball e – nell’ America degli anni ’50 – è destinato ad eccellere nella
vita: il successo professionale, quello famigliare, la villetta borghese. Ma la
lunga ed estenuante guerra del Vietnam squasserà l’America e coinvolgerà
personalmente Seymour, nel modo più tremendo: l’amata figlia Merry, diventata
una violenta radicale, sparirà con l’accusa di terrorismo.
È il rovesciamento, la
caduta, la fine senza appello dell’American dream che lo scrittore Nathan
Zuckerman, abbagliato fin da ragazzo dalla solarità senza ombre dello Svedese,
sente la necessità di narrare. L’affresco epico di un paese e di un’epoca in un
libro sulla memoria.
Massimo Popolizio è
attore teatrale e cinematografico. La lunga collaborazione con Luca Ronconi lo
ha visto interprete di oltre trenta spettacoli del grande regista: dal Re Lear
al Peer Gynt, fino alla recente Lehman Trilogy. Vincitore del Nastro d’Argento
per il doppiaggio maschile in Hamlet nel 1996, tra le sue innumerevoli
interpretazioni cinematografiche ricordiamo Romanzo criminale (2005), Mio
fratello è figlio unico (2007), Il Divo (2008)
e Il giovane favoloso (2014). Per Emons ha già letto La morte a Venezia
di Thomas Mann (2015).
DAL 27 OTTOBRE IN
LIBRERIA IN CONTEMPORANEA CON L'USCITA DEL FILM PASTORALE AMERICANA letto da MASSIMO
POPOLIZIO
Nessun commento:
Posta un commento