Il classico robottone giapponese, con le sue caratteristiche tipiche, è ormai un personaggio stabile dell’immaginario collettivo: e un gigante di metallo di notevole potenza distruttiva; e pilotato dall’interno dall’eroe della storia; quando l’eroe attiva specifiche armi ne grida il nome; l’eroe e il robot difendono la Terra da un nemico che vuole conquistarla; questo nemico invia sulla Terra diversi mostri, anch’essi giganteschi, che puntualmente il robot annienta; i mostri vengono mandati sulla Terra uno dopo l’altro, uno per ogni episodio. Così comincia la fenomenologia dei super robot giapponesi di Jacopo Nacci.
Dal seminale
Astroganger fino all’ultimo eroe del capitolo “Il crepuscolo degli idoli”,
ovvero Gundam le trame delle saghe di Grendizer (Atlas Ufo Robot), Great
Mazinger, Jeeg, Raideen, Gattaiger, Zambot 3, Daitarn 3, Gackeen, Godam,
Groizer X, Danguard, Balatack e affini sono raccontate ad una ad una, in ordine
“di comparizione”. Ma il vero “piatto
forte” della pubblicazione è l’approfondimento culturale che Nacci dedica a
ogni storia. Scopriamo così che, oltre alla retorica del duello bene-male, i
cartoni animati giapponesi di super robot hanno trattato tematiche profonde
come il ruolo della tecnica, quello delle catastrofi naturali, quello dell’apocalisse,
del rapporto con l’alieno (prototipo per tutti i “diversi”), tradizione e
innovazione, pacifismo-militarismo e quello dei rapporti di forza tra le
generazioni.
Mazinger Z di Gō Nagai
(1972) sarà responsabile di una canone che riguarderà molti super robot, anche
non dello stesso autore. La dimensione mitologica da cui prende le mosse la
trama è la dichiarazione di intenti dell’autore: «vorrei davvero farvi
riflettere».
Jeeg, dello stesso
autore, sarà invece uno sforzo di andare oltre la dinamica mitologica: la trama
parla di una resa dei conti con il passato che è dentro di noi e che rende
necessario un auto-superamento. In Gaikin, del 1976, troviamo invece una
popolazione sull’orlo dell’abisso che costruisce un dio-computer per trovare la
risposta al proprio assillo. Questo computer sarà il malvagio Darius che
cercherà di conquistare la terra.
L’affascinante sorte del pianeta Zela è una metafora del rapporto
umanità-fato che assumerà in alcuni episodi toni antimilitaristici propri
dell’anno di produzione: 1976. E via di dio-computer in cannone a ioni, madri
abissali, padri della tecnica, psicologia delle squadre e metafisica della
guerra. Un libro denso e divertente, riccamente illustrato, che riporterà molti
di noi ad alcuni pomeriggi delle elementari: sapevamo di stare assistendo ad un
tale sfoggio di profondità poetica? No, ma ci bastavano anche solo come cartoni
animati.
Jacopo Nacci è nato nel
1975 e abita a Pesaro. Scrittore, recensore, blogger, è autore dei romanzi
Tutti carini (Donzelli 1997) e Dreadlock! (Zona 2011); ha partecipato al
progetto collettivo Lo zelo e la guerra aperta (Cooperativa di narrazione
popolare 2012). Il suo blog è www.yattaran.com
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