mercoledì 16 novembre 2016

Zorba il greco di Nikos Kazantzakis. Traduttore: N. Crocetti (Crocetti)



"Lo conobbi al Pireo... Parole, risate, balli, ubriacature, preoccupazioni, quiete conversazioni al tramonto, occhi sgranati che mi fissano con tenerezza e disprezzo, come se mi dessero ad ogni istante il benvenuto, come se ad ogni istante mi dicessero addio, per sempre". Zorba il greco è il romanzo di Nikos Kazantzakis da cui venne tratto il fortunato film con Anthony Quinn e Irene Papas, proposto ai lettori italiani in traduzione dal greco e in versione integrale. "Sicuramente il cuore dell'uomo è una fossa chiusa di sangue, e quando si apre corrono ad abbeverarsi e a riprendere vita tutte le inconsolabili ombre assetate... Corrono a bere il sangue del nostro cuore, perché sanno che altra risurrezione non esiste. E più avanti di tutti corre oggi Zorba con le sue grandi falcate, e scansa le altre ombre, perché sa che è per lui oggi la commemorazione. Facciamo tutto quanto è in noi perché riviva ancora per un po' questo crapulone, beone, lavoratore instancabile, donnaiolo e zingaro. L'anima più grande, il corpo più saldo, il grido più libero che abbia mai conosciuto in vita mia".

Scrittore, poeta, uomo politico greco.  Kazantzakis nasce a Creta, nel 1883, isola a quel tempo sotto il dominio della Turchia, in un periodo turbolento e segnato dalle frequenti sommosse della popolazione greca e dalle sollevazioni contro l'impero ottomano. Il padre è un commerciante, che prenderà parte al movimento indipendentista. Nel 1902 Nikos si trasferisce ad Atene per studiare legge, e nel 1907 si recherà a Parigi, dove avrà la possibilità di seguire le lezioni di Bergson: È ancora a Parigi che il giovane entra in contatto con la filosofia di Nietzsche, che lo influenzerà profondamente. L'influenza di Bergson e di Nietzsche verrà espressamente richiamata in quella che è l'opera più celebre di Kazantzakis, "Zorba il greco". Tornato in Grecia, K. lavora alla traduzione (principalmente di opere filosofiche), e nel 1911 sposa la scrittrice Galatea Alexiou, dalla quale divorzierà nel 1926. In quegli anni conosce Angelos Sikelianos, poeta e drammaturgo, che lo contagerà col suo entusiasmo nazionalistico. Nel 1919, in qualità di direttore generale del ministero per gli affari sociali, organizza il trasferimento delle popolazioni greche originarie del Ponto, dal Caucaso in Macedonia e Tracia a seguito della Rivoluzione Russa del 1917. D'ora in avanti la vita di Kazantzakis sarà contraddistinta da continui viaggi e spostamenti. Nel corso degli anni seguenti soggiornerà a Parigi, a Berlino, in Unione Sovietica come corrispondente di un quotidiano ateniese, in Spagna e Italia dove intervista Mussolini, a Cipro, in Egitto, sul Monte Sinai, in Cecoslovacchia. Le impressioni riportate dalla sua vita in questi paesi vanno a comporre una serie di volumi che oggi sono considerati classici della letteratura di viaggio greca.
Durante la guerra vive sull'isola di Egina. Nel 1945 prende in moglie Elena Samiou, sua compagna da lungo tempo. In quello stesso anno fa ritorno alla vita politica come ministro dell'educazione senza portafoglio del governo Sofoulis, ma abbandonerà la carica già l'anno seguente. Lascia la Grecia, e non vi farà più ritorno anche per colpa delle condizioni politiche, nel frattempo mutate drammaticamente, e va a stabilirsi ad Antibes, sulla Costa Azzurra. Perseguitato dalla chiesa greca ortodossa a causa dei romanzi "Capitan Michele" e "L'ultima tentazione". Quest'ultimo libro - dal quale Martin Scorsese trarrà una riduzione cinematografica molti anni dopo la prima pubblicazione - è posto all'indice anche dalla Chiesa cattolica romana. Nel 1957, incurante della leucemia che gli è stata diagnosticata qualche anno prima, compie un nuovo viaggio in Cina e Giappone ma, a causa di un'infezione contratta a seguito di un vaccino, è costretto a tornare in Europa, dapprima a Copenaghen, poi a Friburgo in Brisgovia dove muore il 26 ottobre, all'età di settantaquattro anni. Viene sepolto a Heraklion. L'epitaffio sulla sua tomba recita: Δεν ελπ?ζω τ?ποτα, δε φοβο?μαι τ?ποτα, ε?μαι λ?φτερος. “Non mi aspetto nulla. Non temo nulla. Sono libero.”

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