giovedì 15 dicembre 2016

Paolo Nori riscrive «Morgante» di Luigi Pulci, di Paolo Nori (BUR Biblioteca Univ. Rizzoli). Intervento di Nunzio Festa



Paolo Nori che entra in Luigi Pulci è Busi che entra in D'Annunzio. Perché se lo mangia. Lo supera. Prende la sua opera e la sparge nelle sue opere. Crea, crea ancora. L'idea, infatti, d'affidare la "riscrittura" del Morgante a Nori, è stata una bellissima pazzia. Che c'ha lasciato un piccolo fiore, ulteriore. Prima di riconsegnarci 'l'antieroico Morgante' regalatoci già dal Pulci, infatti, Paolo Nori ripropone alcuni suoi Discorsi a mo' d'introduzione d'autore. E con citazioni e accadimenti, e con sedimentazioni e tradimenti avvicina lettrice e lettore nella passeggiata dei canti. Come, insomma, sulle avventure dell'Orlando e degli orlandini ai tempi non si scherzava poi troppo, adesso poco e niente per dire si sdrammatizza delle pose per esempio di tale Boldrini e del da poco perso Scalfaro. Ma Pulci proprio per questo, scriveva. E per la stessa ragione inventa ora ora in questo tempo il nostro Nori. Dunque le vicende dell'Orlando, Margutte, Astarotte, re Carlo e i paladini tutti s'impigliano intanto nelle storie almeno altrettanto fascinose di Monsieur Jourdain di Moliere, innamorato della sua Marchesa, d'Eugenio Onegin del Puskin...

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