Si è soliti agganciare
una definizione di memoria all’ idea di un tempo già trascorso e fin troppo
vissuto. Nel far questo si rischia di declinare a un passato remoto, le
attività di un’esperienza che permangono in atto e che alla memoria stessa
chiedono di qualificarsi non come arcipelaghi ideologici lasciati in balia delle
correnti, ma in quanto materiale da interrogare e da rimettere alla prova, per
scoprire se proprio nello scorrere del tempo qualcosa è cambiato, e come. I
Materiali della Memoria di Fernando De Filippi muovono dal tentativo di
ammorbidire la rigidità delle definizioni temporali, lasciando percepire quanto
la materia dell’arte sia sempre stata protagonista dello schiudersi di un uovo
cosmico, atto a rimettere in circolo energia creativa e nuova, perché nuovi
sono sempre stati gli organismi di pensiero e di espressione. Paul Gauguin
sostenne che, paradossalmente, l’arte
può rivelarsi o plagio o rivoluzione;
sta esattamente all’ artista la responsabilità di scegliere quale linguaggio
adottare, come schierare i materiali della sua esperienza, del suo rapporto con
il mondo e i suoi sistemi di significato.
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