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giovedì 18 febbraio 2010

Il libro del giorno: Otto personaggi in cerca (con autore) di BJÖRN LARSSON (Iperborea)

È rimasto un solo mondo di regioni inesplorate, di rotte da tracciare e mete provvisorie, dove la scoperta di tesori è ancora possibile: il mondo delle scienze. È sull’oceano del sapere che navigano questa volta i personaggi di Larsson, accomunati tutti, nella loro diversità, dallo stesso spirito di avventura: sono pronti a non dare niente per scontato, a mettersi totalmente in gioco, pur di inseguire la loro ricerca e il loro sogno. Come il filologo deciso a trovare negli antichi manoscritti la soluzione al mistero del Graal, il linguista che si immerge nelle strutture della grammatica per fare ordine nel caos del mondo, o la filosofa atea che sente la voce di Dio, e il chimico che compie il primo passo verso la conoscenza studiando le reazioni molecolari dell’innamoramento, fino all’ironico autoritratto dell’autore in crisi d’ispirazione che scopre, in una lettera smarrita di Flaubert, l’impossibile ricetta del capolavoro. Muovendosi con avvincente semplicità tra i problemi filologici e la grammatica generativa di Chomsky, la matematica quantistica e le teorie rivali del Big-bang o la mappatura del genoma umano, Larsson riesce ad entrare con umorismo e leggerezza nel vivo dei temi più attuali della scienza, dell’etica, del libero arbitrio, del dibattito tra verità e fede, tra laicità e fondamentalismo. E seguendo i suoi personaggi sulle inaspettate vie della scoperta, lontano da dove pensavano di arrivare, ricorda che non c’è altra legge che il dubbio, altra regola che l’incertezza, quando si ha a che fare con l’uomo e la sua imprevedibilità.

"E il mio cuore trasparente” di Véronique Ovaldé (Minimum Fax)




















Vince il premio Renaudot del Lycéens per la sua opera dal titolo “Ce que je sais de Vera Candida”, viene considerata la voce più interessante dell’intero panorama letterario contemporaneo francese. Parliamo di Véronique Ovaldé che esce ora in Italia per i tipi di Minimum Fax con “E il mio cuore trasparente”, ma già premiato nella sua terra natale con il “Prix France Culture Télérama” nel 2008 che venduto più di 30.000 copie. Parliamo di una storia che riesce a catturare il lettore non da subito, ma pagina dopo pagina, grazie allo stile di questa scrittrice che oltre ad essere sempre misuratamente un po’ sopra le righe, si rivela capace di tratteggiare una figura maschile come quella di Lancelot con grande eleganza e poesia. Lancelot è il protagonista maschile, una specie di Alfonso Nitti dei nostri giorni, che rimane vedovo della moglie Irina, ignaro però delle verità più grandi di lui, che la sua defunta compagna ha portato con sé nella tomba. La storia: Irina viene ritrovata morta in una “buia e tempestosa” notte d’inverno. Lancelot non riesce a rielaborare la perdita e il lutto, e si getta a capofitto in una ricerca spasmodica dei perché, e dei come. Poco a poco una serie di segreti che riguardano Irina, riaffiorano dalle ombre di un passato fatto di bombe molotov, uomini ambigui e milizie ecologiste militanti. “E il mio cuore trasparente” rappresenta quella parte segreta che fa parte un po’ di tutti noi e che tentiamo di tenere ben nascosta, una specie di mistero che occorre rispettare, senza farsi troppe domande. Fondamentalmente è un lavoro che parla delle innumerevoli contraddizioni di una donna moderna, certamente frivola e alcolista, ma che vuole riscattare se stessa dinanzi ad una arida ingenerosità del Destino, dando tutta se stessa per la salvaguardia del pianeta. Questo romanzo non è solo banalmente la descrizione dell’illusorietà dei sentimenti umani, non è la descrizione di una scontata solitudine che si cela dietro l’innamoramento, ma l’affermazione categorica che non riusciremo mai a conoscere le persone con cui viviamo

mercoledì 17 febbraio 2010

TUTTI I RACCONTI 1964-1981di Philip K. Dick (Fanucci editore)

Con questo quarto volume si conclude la pubblicazione di tutta la narrativa breve di Philip K. Dick. I racconti coprono l’arco cronologico che va dal 1964 al 1981: è il periodo della piena maturità artistica, gli anni in cui Dick arriva a esprimere il suo complesso mondo interiore nella maniera più compiuta. Agli slittamenti progressivi e inarrestabili della realtà si aggiungono ora i vistosi contorcimenti del tempo, caratteristiche a cui l’autore ha sempre mirato e che ossessivamente ha perseguito. Così in Il suo appuntamento è fissato per ieri lo scorrere lineare del tempo s’inverte, procedendo dal passato al presente, e in Tempo nauti c’è chi si trova nella bizzarra condizione di partecipare come ospite d’onore al proprio funerale. Ventitré racconti che ripropongono l’universo dickiano: evoluzione dell’automazione e simulacri artificiali; sostituzione della memoria biologica con una memoria artificiale prefabbricata; impossibilità di distinguere l’essere umano dal replicante androide.

"A chiunque si sia perso negli infiniti modelli di realtà del mondo moderno, noi diciamo: Philip K. Dick era lì prima di voi.” Terry Gillian

"Philip K. Dick è stato uno dei visionari più originali della narrativa statunitense del XX secolo.” L.A. Weekly


Donne e altri animali feroci, di Manila Benedetto, Coniglio Editore. Intervento di Nunzio Festa

I racconti feroci di Manila Benedetto, contenuti nell'ultimo “Donne e altri animali feroci”, sono delle miniature, descrizioni agili che nella maggior parte dei casi disegnano sulle pagine un quadro devastante per l'umanità e proprietà deflagranti dell'umanità. Il primo dei racconti brevi, d'altronde, già presenta la piccola raccolta. Che, dicendo di mucche sorde – chiaramente per vizi derivanti dall'infame guerra – oltre di nuovo a illustrare l'osceno, lasciano esterrefatti quasi quanto certe scritture dell'ambientazione metropolitana più truce. Ma il territorio della Benedetto è quello della rottura delle forze primarie, dove il destino del congelamento temporaneo delle speranze avanza di pari passo con la forza d'un destino segnato. Le ambientazioni scelte dall'autrice pugliese sono tutte affascinanti. Anche quando lo spazio è davvero microscopico. Con questo tassello proposto negli esilaranti 'lemming' della Coniglio, la Benedetto offre un altro passo inventato dai suoi sguardi e dalla sua visione della scrittura, e della vita dunque. E' forse di nuovo la notte dei blogger, potremmo dire, prendendo in prestito il titolo dell'antologia di scritti curata da Loredana Lipperini per Einaudi nel non più vicinissimo 2004, volume che conteneva già allora un testo di Manila Benedetto. I dieci racconti (o nove più uno) dei quali riferiamo, però, oltre a mettere nel sottofondo dei tempi di scrittura delitti dal quotidiano, presentano lo stesso 'quotidiano' toccato da briciole di mistero. Dunque abbiamo donne assassine, che però non ammazzano animali, e animali feroci che incontrano uomini e donne. Per fare cosa? Inoltre, la scrittrice di Castellana Grotte mette pizzichi delle sue sperimentazioni in prose che non devono spaventare.

martedì 16 febbraio 2010

Il libro del giorno: Haiducii (Homo homini pitbull) di Tommaso Labranca (Excelsior 1881)

Arrivati in Italia dalla Romania interna, i Petrescu osservano incantati il paradiso delle merci che li circonda e la facilità con cui possono accedervi tramite finanziarie capestro. Ma è una felicità fugace perché la loro vita è uno slalom tra prepotenze di ogni tipo e conti che non tornano. Haiducii è narrato in maniera destrutturata, in una serie di capitoli ambientati in anni diversi, a volte nel passato o in un futuro improbabile, e con un finale inatteso, non è un romanzo buonista: è l'espressione diretta di quella guerra tra (finti) poveri propria del nostro tempo e che qualcuno in Francia ha definito con l'espressione "homo homini pitbull".

Tommaso Labranca è nato a Milano nel 1962. Come scrittore ha pubblicato tra gli altri "Andy Warhol era un coatto (Castelvecchi, 1994); "Charltron Hescon" (Einaudi Stile Libero, 1999); "Neoproletariato" (Castelvecchi, 2002); "Il Piccolo Isolazionista" (Castelvecchi, 2006). E' anche attivo come autore televisivo e ha condotto per due anni una particolare rassegna stampa mattutina su Play Radio.

Uomini nello spazio di Tom McCarthy (Isbn edizioni)

Tom McCarthy non è solo uno degli intellettuali più innovativi, più prolifici del Regno Unito, ma è un personaggio della letteratura internazionale che riesce a creare plot di raro fascino e grande lucidità. Il suo ultimo lavoro pubblicato da Isbn edizioni, è un lavoro ragionato sin nei minimi particolari, davvero come pochi se ne leggono oggi. Insomma un lavoro esilarante, brillante, che tiene attaccati sino all’ultima pagina e che ha per protagonisti una folta schiera di criminali di Praga e un pool di astronauti intrappolati nella loro navicella spaziale. Uomini nello spazio, parla in sostanza di una deriva, di un multiverso della storia contemporanea che è franato sotto i piedi dell’umanità, ovvero quell’arco di tempo onto-fenomenico che include la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’U.R.S.S. Praga fine anni novanta: i destini di alcuni malviventi si intersecano con tracciati esistenziali di altra gente di malaffare, galleristi senza scrupoli e “acidi” cineasti statunitensi che hanno percorso in lungo e largo l’Oceano dopo il 1989 in cerca di affari facili. La chiave di volta dell’intero romanzo, riguarda alcuni mafiosi bulgari che tentano di “estradare” clandestinamente una rara e preziosissima icona bizantina, progetto che si rivelerà pieno di ostacoli, ma ricco di avventure e dis/avventure. La metafora sta tutta invece nella figura di un astronauta sovietico lanciato in orbita appena prima della caduta del muro, e lasciato al suo fato nello spazio mentre nascono le incerte e oblique nuove democrazie, che sostituirono l’Urss.

Tom McCarthy è nato nel 1969 e vive a Londra. È artista, romanziere, teorico della letteratura, e portavoce della International Necronautical Society (INS), un network di avanguardie artistiche che esplora le dinamiche tra morte e rappresentazione. Déjà-vu, il suo primo romanzo, è stato inserito dal New York Times nella lista dei migliori libri del 2007.

lunedì 15 febbraio 2010

Girolamo Comi, poeta del Novecento, domani all'Arci "I Sotterranei di Copertino"


Lupo editore e Acme Lab presentano, Girolamo Comi, poeta del Novecento: un documentario di Carlo Mazzotta (ACME LAB) e presentazione del volume "Identità e scrittura nella poesia di Girolamo Comi di Maria Occhinegro (Lupo editore). Martedì 16 febbraio ore 20,00 presso l'Arci I Sotterranei in Via Delle Grazie 5 (Copertino). Presenta assieme agli autori Anna Cordella

Comi dall’accademia alla scuola: è il senso primario di questo impegnativo ed esaustivo lavoro pedagogico e critico della professoressa Maria Occhinegro. Ed è un gran merito, perché nessuno ha mai osato finora portare all’attenzione della scuola l’opera e la figura del poeta salentino. Ciò si spiega coi fatto che la poesia di Comi occupa un posto di solitaria altezza nel panorama della letteratura non solo salentina e pugliese, ma anche nazionale ed europea. Maria Occhinegro si è cimentata in questo non facile incontro. I risultati sono quelli che il libro esibisce: risultati di assoluta novità metodologica, di grande espansività didattica, di notevole spessore critico. Il lettore è immerso in un paese d’anima che gli era sconosciuto; comincia ad avere la nozione esatta del come può nascere e vivere la poesia, può toccare con le antenne della propria intelligenza il mistero che è alla radice dei suoni, allo sbocciare della parola poetica, non semplicemente descrittiva, ma eroicamente creativa, misteriosamente amica del respiro del mondo. Innamorarsi della poesia attraverso le sillabe che la compongono, entrare nei suoi meccanismi linguistici e psicologici seguendo l’eco dei suoni, procedendo sul tratturo di inusuali incontri col respiro mozzato dall’epifania di una ininterrotta pioggia d’accordi.

Il libro del giorno: Anima magica di Rossella Panigatti (Tea)

Silvia è una ragazzina alle porte dell’adolescenza che vive un mondo apparentemente perfetto e dorato. I genitori appartengono al ceto borghese, sembrano non farle mancare nulla, avvolti come sono dal perbenismo, dalla facciata sociale che li costringe in uno schema rigido, imperniato sul bello e sul conveniente. L’improvvisa malattia del padre, quasi morente in quel di New York con a fianco l’amante ad accudirlo anziché la moglie legittima, cambia la vita di Silvia, costretta a trasferirsi dalla zia Gaia – anima ribelle e anticonformista – nel paesaggio magico e avvolgente della Maremma. Non le vengono date spiegazioni, deve partire, migrare per un tempo breve, sì, ma pur sempre lontano da casa. Sono dieci anni che Silvia, fragile e ancora indifesa, non incontra Gaia. Una sensazione di inadeguatezza l’assale, la sconvolge, le impedisce di razionalizzare. Cosa succederà, dopo? Come cambierà la vita di una ragazzina che ha appena incominciato a domandarsi che cosa voglia davvero dire ‘vivere’? Quale ruolo giocherà Gaia, la zia/maga/strega buona/guaritrice? Rossella Panigatti, al suo esordio narrativo dopo una serie di manuali di auto-aiuto quali I sintomi parlano. Comprendere il messaggio della malattia e servirsene per guarire e La comunicazione vitale. Usare l'energia per trasformare i conflitti in relazioni: con noi stessi, gli altri e l'ambiente (entrambi per TEA), ha alle spalle un’esperienza di vita non comune essendosi specializzata in marketing ed imprenditoria e avendo poi abbandonato il settore a causa di una profonda depressione e a problemi di natura fisica. Si è infatti avvicinata alle teorie del Sistema Corpo Specchio, originariamente coniate da Martin Brofman, grande esperto dello sviluppo personale legato alle energie individuali, applicandole su stessa e su terzi. L’autrice milanese ha sperimentato, e insegna ormai da oltre quindici anni, la guarigione spirituale servendosi sia della psicoterapia classica sia dell’esoterismo, associandolo al sistema dei Chakra e all’utilizzo proficuo delle energie positive che risiedono nel nostro corpo, in contatto costante con la coscienza. In Anima magica sonda un territorio delicato, quello del bambino che si fa adulto, rendendosi comprensibile ed efficace – con uno stile delicato e liquido – a tutti, giovani e adulti. Un romanzo che parla al cuore e del cuore con incredibile immediatezza, sondando i lati più nascosti dell’Io con l’intento di migliorarsi, di sfruttare al massimo le potenzialità inespresse dell’interiorità, senza barriere fisico/temporali attraverso una storia di formazione legata ai sentimenti e alla natura. Si può essere felici, si può conoscere se stessi ed è possibile comprendere i propri figli, anche quando appaiono isole in mare aperto.

“Verso la dolcezza” di Francois Bégaudeau (Einaudi)


Ho avuto modo di apprezzare “La classe” di Francois Bégaudeau, ma il mio interesse a onor del vero è stato solleticato dall’aver visto il film di Laurent Cantet ispirato a quel romanzo e vincitore del festival di Cannes nel 2008. Una film documentario dove vi recitano attori non professionisti, di età compresa la maggior parte tra i 13 e i 15 anni che raccontano e inventano se stessi, dove il professore altri non è che Bègaudeau stesso, che per davvero insegna letteratura. Due esempi mirabili questi che insegnano a comprendere meglio problemi quali l’educazione e l’integrazione etnica senza scivolare mai nell’ovvietà. Il passo successivo è stato poi quello di procurami “Verso la dolcezza” sempre di Francois Bégaudeau per i tipi di Einaudi, e devo dire che mi sento in dovere di consigliarlo con assoluta tranquillità! “Verso la dolcezza”, permette all’autore di focalizzare meglio la sua lente indagativa sulla generazione dei trentenni di oggi, con piglio ironico e con un pizzico di sarcasmo. Jules, incarna perfettamente il ruolo di chi non sa mai nella vita cosa fare, dove andare e perché, financo sulle piccole cose, rasentando talvolta l’atrofia interiore. «A trentacinque anni arrivò il momento di diventare uomo», recita l'incipit del romanzo. Nel bel mezzo del romanzo Jules pensa qualcosa che molti della mia generazione stentano a dirsi, perché la maturità oramai sopraggiunge un po’ troppo tardi di questi tempi: «A trentasei anni arrivò il momento di diventare uomo». Un libro che parla di vita sentimentale precaria, dove addirittura il lasciare una donna si trasforma in «cambiare assetto». Che sia un’opera che racconta con le modalità stilistiche e linguistiche la nostra epoca sentimentale, poco importa, come poco importa se sia da leggere come una prosa poetica che ammicca alla sociologia o alla politica. Stiamo parlando di un lavoro ad ogni modo molto contemporaneo ,che padroneggia suono e fiato della scrittura. Il romanzo non delude per niente, Jules a volte arrivi perfino ad odiarlo, e la realtà (anche se talvolta non proprio la stessa che vorremmo agire e condurre) non è né più né meno che quella che anche noi viviamo. La bravura di un autore sta nel rendertela universale e autentica. E Bégaudeau lo fa!

François Bégaudeau, nato in Francia nel 1971, è giornalista e scrittore. Ha collaborato con i «Cahiers du cinéma» e scrive di cinema per «Playboy». Ha insegnato Letteratura nelle scuole medie. È autore di alcuni romanzi di prossima pubblicazione presso Einaudi, de La classe (Einaudi Stile libero 2008) - da cui è stato tratto il film omonimo, premiato a Cannes con la Palma d'oro, e nel quale interpreta il ruolo del professore - e di Verso la dolcezza (Einaudi Stile libero 2010).

domenica 14 febbraio 2010

Il libro del giorno: Il sangue è randagio di James Ellroy (Mondadori)

Estate 1968. Gli Stati Uniti sembrano sul punto di esplodere per il caldo che li soffoca e gli scandali che la scuotono. Nell'attraversare un quadriennio infuocato, lo sguardo implacabile di Ellroy si ferma su eventi enormi l'imperialismo Usa in America Latina, il dilagare del Black Power, la morte di J. Edgar Hoover, la presidenza Nixon - e su esistenze minime, trascinate dal corso di quella spaventosa e magnetica fiumana che è Los Angeles, interrompendosi sull'orlo del Watergate.

James Ellroy, il cui vero nome è Lee Earle Ellroy (Los Angeles, 4 marzo 1948), è uno scrittore statunitense. Dopo il suo secondo matrimonio con Helen Knode (autrice del libro The Ticket Out), Ellroy si era trasferito a Kansas City. Nel 2006, a seguito del loro divorzio, lo scrittore è tornato a L.A. Si definisce un eremita: scrive al computer molto raramente e preferisce creare grandi schemi della trama prima di cominciare di lavorare al libro.

Shutter Island (BD edizioni) a cura di Stefano Ascari e Andrea Riccadonna


Il 5 marzo esce il film di Martin Scorsese dal titolo “Shutter Island” con protagonista Leonardo Di Caprio nelle vesti di Teddy Daniels. Si tratta di una storia affascinante e misteriosa tratta dall’opera di Dennis Lehane pubblicata da Piemme nel 2003. Siamo nel settembre del 1954. L'agente federale Teddy Daniels viene mandato sull'isola di Shutter, al largo di Boston, dove si trova l'Ashecliffe Hospital, un luogo preposto alla detenzione e alla cura dei criminali affetti da gravi turbe psichiche. La missione è ritrovare una detenuta scomparsa letteralmente nel nulla, Rachel Salando, condannata per omicidio. Un uragano però si abbatte sull'isola, strappando qualsivoglia collegamento con il resto del mondo. Ma sull'isola, niente è davvero quello che sembra. Si tratta davvero di un bel libro con una trama fittissima e che tiene il fiato sospeso sino all’ultima pagina. Ho letto tutti i 7 lavori di Lehane e non posso che consigliarli tutti. Se dovessi consigliarne uno di questo autore non posso non indicare “La casa buia", ma questa è un'altra storia. Ora Edizioni BD ha trasmutato il romanzo di Lehane in una dirompente e oscura graphic novel, sceneggiata da Stefano Ascari per i disegni di Andrea Riccadonna, gli autori di David. Imperdibile!

sabato 13 febbraio 2010

Il libro del giorno: Tony Earley, La stella blu (Fanucci), collana Vintag


Otto anni fa i lettori di tutto il mondo si innamorarono di Jim Glass, il precoce ragazzino di dieci anni del best seller di Tony Earley. Ora Jim è un adolescente e si è innamorato, come solo un adolescente può innamorarsi, della sua compagna di classe Chrissie Steppe. Lei è la ragazza di Bucky, che si è arruolato in marina alla vigilia della seconda guerra mondiale. Jim decide di approfittare della sua assenza per conquistare il cuore di Chrissie, ma la guerra trasforma il liceo in un porto poco sicuro, e fa pesare sulle emozioni di un ragazzo la drammaticità di un uomo adulto. Con una sorprendente abilità nel narrare le vicende del cuore, Tony Earley ha realizzato un indimenticabile ritratto dell’America di un’altra epoca, rendendolo più reale di quello dei nostri giorni.

Tony Earley, autore della raccolta di racconti Here We Are in Paradise, del romanzo Il giovane Jim, dei saggi Somehow Form a Family, è stato inserito dal New Yorker nell’elenco dei 20 migliori scrittori d’America sotto i quarant’anni, e da Granta in quello dei 20 migliori giovani autori americani. Vive con la moglie e la figlia di cinque anni a Nashville, in Tennessee, dove insegna all’università Vanderbilt.


“Jim, i McBride e Aliceville incarnano in modo tanto perfetto il desiderio del nostro tempo di sentir parlare di persone oneste, che La stella blu e il suo protagonista sono irresistibili.” Scott Turow - The New York Times

“Ecco un libro che ci fa sorridere e commuovere dalla prima pagina” Il venerdì

“Teniamolo d’occhio!” “Uno stile limpido e profondo” Il sole 24ORE

“Scritto in una lingua bellissima e disseminato di delicati e stupefatti sentimenti”

Ttl

Il paese dei diari di Mario Perrotta (Terre di Mezzo). Di Pierpaolo Lala

Nei suoi spettacoli teatrali l’attore leccese Mario Perrotta lavora sulla memoria. Dai racconti dei migranti che lasciavano la propria terra in cerca di lavoro sono nati alcuni spettacoli teatrali e una trasmissione radiofonica. Qui, passando dal ruolo di autore/attore a quello di scrittore, si cimenta con un racconto in bilico tra finzione e realtà. Ne Il paese dei diari illustra l’esperienza di Pieve Santo Spirito, paesino toscano, dove nel 1984 il giornalista Saverio Tutino ha fondato un Archivio diaristico nel quale sono raccolti oltre seimila manoscritti. Ognuno può mandare il suo diario, o quello dei parenti scomparsi, e sperare nel giudizio della giuria (composta dall’intero paese) che decide cosa pubblicare ogni anno. Quello di Perrotta però non è un reportage su quanto accade a Pieve ma un racconto – guidato dal Virgilio Tutino - del mondo dei diari che nella notte si muovono, parlano. Ognuno racconta la propria storia e solo in questo mondo fantastico fascisti e partigiani possono stare l’uno accanto all’altro, solo così risorgimento e fine 900 diventano contemporanei. E poi ci sono storie incredibili come quella di Clelia Marchi che un giorno, affranta dall’assenza del defunto marito, inizia a scrivere su un lenzuolo bianco, conservato in una teca nella stanza principale dell’archivio. Un enorme foglio da compilare con la propria storia. “A Pieve Santo Stefano di diari ce ne stanno a migliaia e sono pieni di memorie transitorie, di incroci di frutta e colori, di esperienze utili per andare al mercato delle mele, migliaia di leve simili, ma differenti, memorie che messe tutti insieme non fanno un monumento”, sottolinea Ascanio Celestini nell’introduzione. “Storie effimere nelle quali Perrotta s’è fatto un giro tirando un po’ di leve e raccontandoci che senza i ricordi personali l’effimero della memoria non transita da nessuna parte”. Il volume è completato da alcune fotografie dei diari e da un capitolo di Loretta Veri, direttrice organizzativa della Fondazione, che spiega la genesi, la storia e il futuro di questa incredibile iniziativa di memoria personale e collettiva.

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venerdì 12 febbraio 2010

Il libro del giorno: La mano sinistra di Dio di Paul Hoffman (Editrice Nord)

Non lasciatevi ingannare. Si chiama Santuario dei Redentori, quello in cima a Shotover Scarp, ma è un luogo che non dà nessun rifugio e offre ben poca redenzione. Anzitutto è circondato, a perdita d’occhio, da un’arida boscaglia, è avvolto da una perenne coltre di fuliggine ed è così grande che è facilissimo perdersi, proprio come ci si perderebbe in una landa desolata. Poi ci vivono più di diecimila ragazzi, tormentati dalla fame e dal gelo, costretti a pregare e a fare penitenza, stremati da punizioni brutali e da un addestramento sfibrante. E tutto perché i Redentori hanno un disperato bisogno di soldati da mandare in guerra contro gli Antagonisti, contro coloro che non credono in nessun Dio. Una guerra che dura ormai da due secoli. Questa è stata la vita di Cale da quando, dieci anni prima, è stato strappato alla sua famiglia e condotto nel Santuario. Adesso Cale di anni ne ha quattordici: il suo passato è stato cancellato, il suo presente è un inferno e il suo futuro è la morte sul campo di battaglia. La stessa fine di tutti suoi compagni. Però Cale non è come gli altri. Non si lamenta, non rimpiange, non protesta. Il suo sguardo è freddo e spietato, il suo cuore è calmo e risoluto, la sua mente è lucida e determinata. Perché Cale ha un piano. Deve fuggire. Ma non si può sfuggire al destino. Perché, dopo aver abbandonato il Santuario, Cale si ritroverà in un mondo ancora più crudele e pericoloso. Un mondo in cui bisogna combattere con le armi e con l’astuzia. Un mondo che regala l’amore soltanto per strapparlo via. Un mondo in cui amici e nemici hanno lo stesso volto. Un mondo che aspetta e teme colui che forse lo distruggerà: la Mano Sinistra di Dio…

Paul Hoffman ha passato gran parte della sua infanzia in giro per il mondo, assistendo alle spericolate evoluzioni del padre, un pioniere del paracadutismo acrobatico. E' comunque riuscito a laurearsi in Leteratura inglese al New College di Oxford, diventando poi un affermato sceneggiatore cinematografico. La mano sinistra di Dio è uscito in contemporanea mondiale in 20 paesi ed è stato definito dal Bookseller &laquouno degli eventi editoriali dell'anno&raquo.

LA REPUBBLICA DELLE BANANE – IL BLOG SU FACEBOOK a cura di Andrea Riezzo e Giuseppe Cristaldi

Il blog, nasce nel 1997 ed è una sorta di diario online gestito da una o più persone, dove vengono scritte, esattamente come nel "vecchio diario", impressioni, opinioni o riflessioni dei "blogger", ovvero i gestori del blog, che decidono di condividere idee o ideali.
Il termine "condividi" è sicuramente la parola cardine di questi ultimi tempi, in quanto è il fulcro del noto social-network, Facebook. Proprio per questo motivo il neonato blog, "La Repubblica delle Banane" ha preso forma in Facebook, in quanto l'obiettivo fondamentale è condividere. "La Repubblica delle Banane" non è assolutamente un nome blasonato e palese come molti potrebbero pensare, tutt'altro, è un nome coniato da O. Henry (pseudonimo di William Sydney Porter) per classificare l'Honduras. Infatti "La Repubblica delle Banane" è una modalità dispregiativa di dire, rivolto a piccole nazioni latino-americane, dove regna una politica instabile, il potere economico è in mano alle multinazionali, e il governo è composto da un'oligarchia ricca e corrotta.
L'utilizzo dell’espressione “La Repubblica delle Banane” in questa sede è rivolto all'Italia, in quanto la situazione è poco differente rispetto a quella del sud america, se non per il fatto che non ci troviamo a quelle latitutidini e, pertanto, questo blog ideato da A. Riezzo, e con lui amministrato anche da G. Cristaldi, ha come obiettivo, quello di denunciare le malefatte di chi è a capo del governo, attraverso un'informazione limpida, pura, senza mezzi termini o possibilità di “inciucio”, offrendo a tutti la possibilità di "condividere" la notizia, affinchè quanti più cittadini s'informino in maniera corretta. Perchè preferire un blog? La risposta è molto semplice. Basta accendere un comune televisore e successivamente parlare con un italiano medio che non ha altri mezzi d'informazione oltre al tubo catodico, e ci si rende conto che la televisione impone alla mente solo due opportunità: scegliere tra l'ignoranza pura o la cultura filtrata. In ogni caso, nessuna delle due opzioni fa crescere la cultura di un cittadino, tutt'altro, annebbia le coscienze e rende deboli, lasciando scivolare addosso ogni tipo di notizia, dalla più scottante alla più effimera. Il blog "La Repubblica delle Banane" mira alla comunicazione senza "rumore", seguendo alla lettera la definizione di "comunicazione" cioè : mittente/messaggio/ destinatario, aggiungendo, dopo il "destinatario", solo ciò che la tecnologia di Facebook ci ha donato, la condivisione, che non è altro che un sinonimo del termine "divulgazione" che veniva usato negli anni precedenti.
Si aggiunga, che "La Repubblica delle Banane" non è schiava della televisione di Stato, non è schiava della televisione privata, non è schiava dei giornali di destra o di sinistra che siano. Essa è schiava soltanto della demagogia che ci governa, in quanto a causa di quest'ultima, le notizie vengono setacciate clamorosamente quindi consecutivamente tutti gli errori e tutti gli orrori commessi dai capi di governo e dai politici tutti.
Per maggiori informazioni, iscrivetevi al blog attraverso questo link:

http://www.facebook.com/pages/La-Repubblica-delle-Banane/163655204714?ref=mf

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giovedì 11 febbraio 2010

OPERATORI DI PACE SI DIVENTA il 13 febbraio ad Alessano con Nichi Vendola, Antonio Gabellone, Vittorio Prodi per Don Tonino Bello


SCUOLA DI PACE “DON TONINO BELLO”, ALESSANO, con il Patrocinio della REGIONE PUGLIA, PROVINCIA DI LECCE, COMUNE ALESSANO il 13 febbraio 2010 alle ore 9,00, presentano il CONVEGNO "OPERATORI DI PACE SI DIVENTA" presso la sala convegni Benedetto XVI (SS 275 Lucugnano-Alessano). Sono previsti i saluti del Presidente della Fondazion, prof. DONATO VALLI, il Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca MONS VITO DE GRISANTIS, Sindaco del Comune di Alessano, il Presidente della Regione NICHI VENDOLA e il Presidente della Provincia di Lecce ANTONIO GABELLONE. Interverrà il Prof. VITTORIO PRODI (Europarlamentare- Già presidente della Scuola di Pace di Marzabotto). Con la partecipazione di : DON LUIGI CIOTTI Presidente di “Libera” e MONS.LUIGI BETTAZZI, Vescovo emerito di Ivrea-Già Presidente di Pax Christi.

Seguiranno due letture da “danza la vita” (Lupo Editore) delle prof.sse MARIAGABRIELLA CARLINO E MARIA OCCHINEGRO

Intermezzo musicale : Introduce la prof.ssa ANNALENA MANCA

Esecuzione al pianoforte del M.tro FRANCESCO LIBETTA

Inaugurazione della sede della scuola di Pace in Piazza Don Tonino Bello.

Seguirà buffet offerto dalla Scuola IPSSAR di S. Cesarea Terme

La fondazione della scuola di pace intitolata a Don Tonino Bello è un evento di straordinaria importanza. Significa costituire qui nel Salento, ad Alessano, un centro permanente di educazione alla legalità a disposizione di tutti i giovani che intendano usufruirne. Le istituzioni scolastiche potranno sintonizzare l’offerta formativa dei singoli POF con le iniziative che di volta in volta organizzerà questa scuola speciale, che nel territorio si configura come interlocutrice preziosa, in quanto “industria di pace”.

Il libro del giorno: Bellini e gli spiriti di Tony Bellotto (Cavallo di Ferro editore)

Una misteriosa busta viene lasciata sotto la porta dell’Agenzia Investigativa Lobo. Dentro ci sono 5 mila dollari e una denuncia di omicidio. La vittima è l’avvocato Arlindo Galvet, morto durante la maratona di San Silvestro cadendo stecchito a terra, senza causa apparente.

Pericolosamente diviso tra questo cliente fantasmagorico, le avventure amorose e la mafia cinese, il famoso detective Remo Bellini (un brasiliano di origini italiane) ha una gran bella gatta da pelare. Tra inseguimenti nel quartiere Liberdade, il quartiere orientale di San Paolo, e visite a un centro spiritista (tutto sempre con il sottofondo dei blues) Bellini comincia ad ammettere che le forze dell’altro mondo potrebbero anche dargli una mano a risolvere il caso.

Tony Bellotto è nato a San Paolo nel 1960. Oltre ad essere scrittore, è il chitarrista e il compositore del famoso gruppo rock brasiliano Titãs. Il detective Bellini, il personaggio di tutti i suoi romanzi gialli, ha ottenuto un successo così straordinario che alle sue avventure si sono ispirati un film e una seguitissima serie televisiva della TV Futura.

AliceBook ... in wonderland!










La casa editrice AliceBook, nasce dall’entusiasmo di un gruppo di amici che amano i buoni libri, già operanti nel mondo della cultura e della comunicazione, con il gusto dell’impresa editoriale fuori dagli schemi e l’intento di pubblicare solo libri di scoperta e opere selezionate secondo criteri di reciproca remunerazione e convenienza basati sul valore artistico e narrativo delle opere da editare. Il nostro lavoro si svolge pubblicando inediti, riscoprendo autori rari e poco noti, vagliando le proposte e proponendo al debutto giovani autori italiani e stranieri di cui pubblichiamo le opere, prime e non. In questo processo, fondamentale passaggio di ognuna delle pubblicazioni, è l’allestimento di una fase di ottimizzazione del lavoro di pre-produzione del manufatto libro e un piano della strategia editoriale che segue la produzione, ma che inizia sempre con un accurato lavoro di selezione e di vaglio critico delle proposte. L’editing e la messa a punto del testo vengono assicurati coinvolgendo l’autore in una dettagliata e mai pedante revisione del manoscritto, sotto la guida di un editor professionista. Il lavoro di preparazione e di allestimento editoriale sviluppato sul testo trova infine la sua naturale conclusione nella scelta accurata di una appropriata e significativa grafica di copertina in grado di attirare sul testo l’attenzione anche dei lettori meno attenti. Ricalcando il modello editoriale anglosassone e grazie alla collaborazione di validi professionisti, con il supporto di agenzie letterarie e di comunicazione, contenuto e immagine del vostro libro diventeranno le colonne portanti del progetto editoriale di AliceBook. Due le collane per questa casa editrice: 1) Lo specchio di Alice che è una collana dedicata alla letteratura giovane, un nome che gioca con il romanzo di Lewis Carroll, con un’immagine che sintetizza i sogni e le aspirazioni dell’attuale generazione di 20-40enni, ma che intende anche sfondare gli attuali limiti generazionali della narrativa contemporanea con scritture di qualità; 2) La Tartaruga Finta è una collana dedicata alla saggistica letteraria con testi critici e di approfondimento culturale, non solo dedicati a specialisti ma anche a un pubblico di lettori attenti e curiosi a novità e proposte originali.

Info:

AliceBook Editore

via Fares 20/b, 88100 Catanzaro

tel. 0961752869

mercoledì 10 febbraio 2010

Il libro del giorno: Il ladro di suoni di Vittorio Giacopini (Fandango)

Torre del Lago, Versilia, primi anni Cinquanta. Un uomo sbarca in paese tornando dall’America; viene a morire. Con sé ha un baule misterioso e l’aria equivoca, di chi nasconde un segreto da non dire. Dicono che sia un musicista e ha l’andatura estenuata di un bradipo in processione, sembra un vecchio. I compaesani lo chiamano ‘il bandolero stanco’, l’americano. Negli stessi anni, in una suite lussuosa di Manhattan, a casa di un’amica miliardaria, muore il genio del be bop, Charlie Parker. Non fa neanche in tempo a crepare che attorno a lui già fioriscono oscuri miti. Sulla metro di New York una mano misteriosa scrive ‘bird live!’ e qualcuno mette in giro la voce, indimostrabile, che nascoste da qualche parte, chissà dove, ci siano ore e ore di registrazioni perdute di Bird, suoni rubati da un pazzo spacciatore, un parassita, che lo seguiva ovunque, come un’ombra, e registrava tutte le sue serate, i suoi concerti. Quei nastri diventano il Sacro Graal del Jazz, una leggenda. Ma chi era il ladro di suoni, e dove stava? La storia di Dean Benedetti, quel giovane vecchio che si era rintanato a morire giù in Toscana, nasce così, già postuma dall’inizio, evanescente. Poteva essere tutto vero o tutto falso. Quel tesoro esisteva davvero o era una balla? E se c’era davvero dove stava? Nessuna prova provata, nessun indizio. Nel ladro di suoni l’autore narra (e inventa) questa vicenda ormai dimenticata,. Il racconto è un romanzo di (de)formazione e un viaggio nel tempo che compone trascurabili reperti e dati frammentari, inconcludenti, per ricostruire un mosaico ricco di avventure e affollato di imprevisti e di spavento. È una storia di fallimenti e di rinunce, un lento viaggio iniziatico on the road che dalle montagne spoglie del Nevada, raggiunge la California, poi New York sino alla provincia toscana. Un romanzo limpido e memorabile che racconta un mito americano diventato improvvisamente tutto italiano.

Vittorio Giacopini è nato a Roma nel 1961. Collabora alla rivista “Lo straniero”. Tra i suoi libri, Scrittori contro la politica, Bollati Boringhieri 1999, Una guerra di carta, il Kosovo e gli intellettuali, Eleuthera 2000, Al posto della libertà, breve storia di John Coltrane, e/o 2005 e il romanzo Re in fuga. La Leggenda di Bobby Fischer, Mondadori 2008 (premio Comisso per la letteratura).

Quel che rimane ... di Vito Antonio Conte


Sul tavolone -che funge da scrivania- nello studio di casa mia, dopo i mandorli in fiore nei campi adiacenti la strada che ho percorso e amato (insieme a te), lo spazio è quasi ormai colmo. Pile di libri, fotografie, agende e altro, molto altro, a consumare ritagli di legno residuo. Ho acceso un incenso (Goloka, varietà Nagchampa Agarbathi), il suo profumo si sposa bene col the bollente al limone che sto bevendo, intanto che per cinque minuti son venuti giù fiocchetti di neve. Scrivo il mio nome il mio indirizzo e il mio numero di cellulare sulla Moleskine intonsa, a fogli bianchi (senza righi, né altro, intendo), con la copertina cartonata rigida di colore rosso. Sotto, accanto alla dicitura “As a reward: $”, aggiungo “0”. Tanto vale oggi il ritrovamento e la riconsegna a me, semmai dovessi perderla (la Moleskine nuova, intendo). Lo stereo diffonde le note di quel che la copertina del CD assicura essere The Very Best Of Charles Mingus. È quel che ci vuole a quest'ora. Adesso. Faccio un po' d'ordine: ripongo nella libreria qualche libro: “Il mio nome è rosso” di Orhan Pamuk. Ne ho letto appena un ottavo: non è momento. Una raccolta di storie a fumetti di Milo Manara (eros d'autore: molto interessante...). Un altro fumetto: “Alan Ford Story” di Max Bunker (ritorno all'infanzia e uno scambio di battute d'attualità: il suicida, sulla spalletta di un ponte, dice: “Voglio buttarmi, sono un fallito! Non merito di vivere, voglio buttarmi”, Alan, rispondendogli, osserva: “Qui non otterrà niente, l'acqua è alta sì e no mezzo metro. Più avanti, di là, la profondità sarà di almeno sei metri, e allora...”, al che il suicida: “Grazie, grazie buon giovane! Un po' di calore umano fa sempre piacere ai morituri!”, pag. 103 del n. 1 di Alan Ford – Il Gruppo TNT del maggio 1969). Ripongo sulla libreria anche “Lo schiavo del manoscritto” di Amitav Ghosh: sono giunto a pag. 53 e non riesco proprio a continuare... Verrà il suo tempo anche per questo! Forse. E, forse, avrei dovuto iniziare la lettura di questo Autore con “Mare di papaveri”, di cui avevo letto un'ottima recensione su un vecchio “Style”, il noto supplemento del Corriere della Sera. Via anche “Letteratura del Novecento in Puglia 1970-2008”, edito da Progredit, a cura di Ettore Catalano, 526 pagine (indice dei nomi escluso) ricche di spunti e notizie sul panorama letterario pugliese degli anni indicati nel titolo del libro, ma decisamente deludente e confusionario nei capitoli XIII e XIV, curati, rispettivamente, da Antonio Lucio Giannone e da Maria Ginevra Barone e Fabio Moliterni. Quel che desta perplessità non è tanto il ritrovare menzione della tale rivista o del tale Autore, che -indubbiamente- è frutto di scelta dettata da una qualche motivazione, quanto la farraginosità dei capitoli nella disamina e nella descrizione del tema di cui si occupano, nonché alcune pesanti assenze, le cue conseguenti lacune sono inspiegabili. Frutto di scelta. Sarebbe interessante capire quale! Se qualcuno vorrà dirmelo, spiegherò meglio quanto sopra. Rimane su questo grande tavolo “Antigua, vita mia” di Marcela Serrano: lo leggerò intanto che rammento “Nostra Signora della Solitudine”, della stessa Autrice, letto diversi anni fa. M'era piaciuto! E mi accendo un'altra sigaretta... per chiudere questo pezzo, che non è una recensione, né altro, ma soltanto un'incursione nel mio tempo che scivola via, come questo giorno. Di cui rimane (come di versi) una parvenza di neve, mandorli in fiore e un libro da leggere...


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martedì 9 febbraio 2010

Il libro del giorno: L'interpretazione dei sogni di Sigmund Freud (Newton Compton)

Con L’interpretazione dei sogni Sigmund Freud ha avviato una delle grandi rivoluzioni del Novecento divulgando la sua teoria dei processi inconsci. In nessuna altra opera è riuscito a coniugare in modo così brillante l’esigenza della completezza e del rigore con quella della chiarezza e della semplicità dell’esposizione. Tanto da rendere questo libro una sorta di passepartout in grado di aprire tutti gli accessi principali ai concetti della psicoanalisi. Alla vita onirica e alla sua interpretazione viene riconosciuto un ruolo fondamentale per la comprensione delle patologie psichiche – nevrosi e psicosi – ma anche delle motivazioni di tanti nostri atteggiamenti e peculiarità caratteriali. Spiegare cosa si nasconde dietro l’apparente bizzarria delle immagini e dei contenuti del sogno equivale, per Freud, a penetrare nei meandri della nostra psiche, a scoprire desideri e pulsioni rimossi, a dissotterrare un materiale affettivo e mentale preziosissimo, che la coscienza tende ad occultare perché “inaccettabile”. Il raggiungimento di tale consapevolezza è il primo, importantissimo passo verso la conoscenza del nostro Io più autentico.

«Quando ci siamo occupati della relazione tra i sogni, la vita da svegli e la fonte del materiale onirico, abbiamo notato che i più antichi e i più recenti studiosi di sogni sono concordi nell’opinione che gli uomini sognano quello che fanno durante il giorno e quello che interessa loro mentre sono svegli.»

Angeli a pezzi, di Dan Fante, traduzione di Marcdo Giovannini e Mary Sellers (Marcos y Marcos). Intervento di Nunzio Festa


Bruno Dante lascia la moglie, ovvero è lasciato da sua moglie, appena esce nuovamente da una clinica dove ormai ritualmente è internato, dopo che tenta il suicidio, per merito dell’alcolismo. Ma questa volta, a parte il fatto che in sostanza la mogliettina lo odia totalmente e lo lascia a se stesso, suo padre, il grande scrittore Jhonatan Dante sta morendo. Dan Fante, figlio di Jhon, ma questa riflessione-precisazione serve solamente a dirci quanto di memoria del padre è serrata nel romanzo, ha composto un’opera degna, ci viene da dire, proprio, appunto, di suo padre. Però, per rendere giustizia a Dan Fante, cerchiamo di dimenticarci della sua parentela. Anche se questa, ripetiamo, è parte forte di “Angeli a pezzi”. Il romanzo, infatti, fra le sue doti migliori ha questo avvistamento a distanza, fatto di memoria e di stima, d’affetto e di delusioni. Dante è fiero, si capisce, del Dante senior. La scrittura di Dan Fante è sottile come un raptus, potente quanto una mossa di ladro, è sicura e si beve d’una serie di sottigliezze che paiono assorbite direttamente dalla ‘scuola’ d’altri padri nordamericani. Che “Angeli a pezzi” è un romanzo che avrebbe potuto firmare qualsiasi altro grande autore di queste lande, con tutto il rispetto con questa bravissima nuova scoperta dell’editoria italiana. “Angeli a pezzi”, dove il rapporto con un padre-simbolo diventa stretto rapporto e contatto con il cane che a questo padre apparteneva, sperimenta le farneticazioni e i ribollimenti inventati dall’alcol. Viaggia sul binario lungo e scodinzolante della solitudine d’una persona che sa d’essere pronto a scrivere per vivere, dopo che è stato un abilissimo venditore di tutto quel che si può vendere. Il protagonista del romanzo, in pratica, è bravo a “fottere” l’umanità, ma allo stesso tempo è bravissimo a “farsi fottere”. Possiede, come altri casi celebri, il destino di voglie sessuali, inoltre, abbastanza ambigue. Anzi, non proprio ambigue. Si dica che il protagonista sente fortemente un forte richiamo spedito da una libidine non conforme a una certa tipologia di ‘normalità’. Bruno, per esempio, è bisessuale. Però non in senso puro. In quanto il suo volere pure corpi maschili è semplicemente una sfida alle regole. Più che una vera voglia o tentazione corporale. Non proprio, insomma, istinto. Alla stregua dei gusti sessuali, o della abitudini, Bruno Dante ama il vino che l’ammazza. Cosa tutt’altro che scontata, poi, il protagonista – forse molto ‘autobiografico’ – custodisce un desiderio di riscatto e chili e chili di consapevolezza delle proprie capacità e della sua sorte. La storia creata da Fante Dan permette alle pagine di girarsi quasi da sole. Le avventure inventate da Fante Dan ci spingono in faccia ad alcuni paesaggi nordamericani, non quelli fatti di tanta natura, comunque, e c’inducono a rafforzare il nostro desiderio d’immaginare gli spostamenti di quelli che di solito i benpensanti definiscono “borderline”. Bruno Dante è una persona che sconfigge le imposizioni, bravo nello sperpero del denaro, è uomo che vuole avere dalla sua storia tutto quanto dovrebbe servirgli per farlo stare in vita - e al meglio che crede. Poi Dante è debole. Però Dante si scontra con i dolori dell’animo. Esattamente alla maniera della stragrande maggioranza degli esseri umani. Dan Fante, con “Angeli e demoni” ricorda a lettrici e lettori che i terreni della dannazione sono ancora pieni di gente che in quelle dimensioni striscia e/o vola. Con il romanzo di Dan Fante è possibile rinnovare un’intesa con le corse delle percezione. A contatto col precipizio. A stretto giro di pericolo insistente. L’uomo comune, il cittadino medio è nuovamente visto bene e male, di male e di bene.


lunedì 8 febbraio 2010

Il libro del giorno: Liberaci dagi sbirri di Gabriele Reggi (Isbn edizioni)


«Com’era possibile che l’avessero concepita così come la vedevo, quella scuola? Sottoterra, morta, si direbbe. Una scala sostenuta da pilastri scendeva come in un girone dantesco fino al portone d’entrata trenta metri più giù. Ho fatto un segno d’intesa al meccanico. Anche lui. Sono sceso. L’edificio era privo d’intonaco, impiantato miracolosamente nel terreno come fosse caduto da sopra, qualcuno gli avesse dato una spinta e fatto rotolare per il paese fino al punto più basso; qualcosa di cui vergognarsi. Ecco. Una discarica di scuole.» Una violenta, ancestrale parabola del Sud profondo. Una racconto d’amore e di sangue

Spedito a far supplenze in una scuola del Sud più profondo, il protagonista di questo romanzo si accorge ben presto di essere finito in un villaggio dei dannati che sembra partorito dalla mente di Stephen King, più ancora che da Ignazio Silone o da Ernesto De Martino. La Storia non arriva a Stimmate, dove le donne sono costrette a lavorare nei campi e i carcerati sono chiamati Presidenti e vivono come al Grand Hotel. Il tasso di mafiosità di questo Meridione allucinato e piovoso porta uomini e donne a pregare ogni giorno «liberaci dagli sbirri», mentre un cruento rito religioso chiamato la Piaga sembra tenere insieme la comunità. Finché Stefano, il prossore del Nord, non si innamora di Anorea, bellissima e intoccabile.

Gabriele Reggi è nato nel 1961 ad Atri (Te). Vive e lavora a Rieti. Liberaci dagli sbirri è il suo primo romanzo.

Puccetto: "La mia mano una radice disposta sull'orizzonte". Intervento di Mauro Marino

E’ pittura viva quella di Puccetto. Pittura che viene dall’urgenza del corpo, una necessità espressiva che muove poesia mutandola in colore, in concreto atto di attacco: questo è un’imbrattamento. Una lotta, una sfida! Osare è cifra fondante in quest’agire. Motivo d’un riscatto che oggi abita le stanze paludate di un ‘castello’... A pensarci bene solo una “t” è di troppo per dire ‘casello’ - il luogo dove quest’arte si fa opera - che sempre reggia è, se ci abita l’arte, il cercare, l’impazienza, la ribellione, il contemplare! Recinto d’una regalità ‘fatta’ dell’odore forte delle trementine e delle vernici, scandita dal trillo d’un telefono a muro, di bachelite nera, che annuncia il passaggio dei treni. Eppure quello è un mondo fermo, nonostante il trafficare del passaggio a livello. Un mondo custodito tutto intero nella sua purezza che cova ingegno per far furba la mano e sagace l’occhio nel guardare in divenire. Antonio Rocco D’Aversa è poeta, di scritture fini che mischiano la lingua e la declinano nell’incanto di visioni prossime a pochi. E’ miracolo il suo versificare, come miracolo è l’equilibrio che le sue “pezze” accolgono nel calibro del graffio, della pennellata data con le mani, nello stridere d’una punta sulla superficie. Scive Puccetto: La mia pelle è una terra/ Il mio corpo un sentiero senza destino/ La mia vita è un errore/ La mia mano una radice disposta sull'orizzonte/ L'odio è una bocca piena di sabbia/ La mia pelle rubata al tempo/ Nel pozzo profondo esistono immagini/ E un grido che nessuno ascolta/ Io sono affascinato dal pozzo poiché è là che e mie grida mi abbandonano/ Il mio corpo è blu e non riflesso di luce/ Io sono un secolo di silenzio e di argilla/ Un campo tracciato dalla notte/ Il mio corpo è un incendio.

fonte iconografica by Cinesalento

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domenica 7 febbraio 2010

Il libro del giorno: Delfini di Banana Yoshimoto (Feltrinelli)

Kimiko, giovane scrittrice di romanzi rosa, esce con Goro, che convive con Yukiko, una lontana parente molto più grande di lui. Una sera, dopo una visita all’acquario di Tokyo a vedere i delfini, Kimiko fa l’amore con Goro, ma capisce che la loro storia non ha futuro. Temendo di legarsi troppo a lui, decide allora di abbandonare Tokyo. Nel tempio vicino al mare in cui trova rifugio, conosce Mami, una ragazza con doti soprannaturali, e da lei viene a sapere di essere incinta. Kimiko contatta Goro per chiedergli di riconoscere il bambino, senza però pretendere né di essere sposata, né tantomeno che lasci Yukiko. In attesa della nascita della piccola Akake, la gravidanza di Kimiko è scandita da un sogno ricorrente: delfini che nuotano nell’acqua.
Le opere di Yoshimoto vengono spesso paragonate ai manga per le situazioni descritte e per i loro protagonisti. Tra le sue amicizie rientra Kyoko Okazaki, famosa autrice di Shojo manga di grande successo nei primi anni '90.

E' finita la controra (Manni editore) a cura di Filippo La Porta. Intervento di Dario Goffredo

ll bravo editore Manni ha da poco pubblicato È finita la controra, un’antologia curata dal critico Filippo La Porta che raccoglie brani dai romanzi di diciannove scrittori pugliesi nati tra il 1956 e il 1986. Se-condo La Porta la Puglia sta vivendo un nuovo rinascimento letterario, o Nuovelle Vague. Il critico parte da una domanda: è possibile rintracciare una linea comune tra le diverse anime narrative della Puglia? La risposta è, naturalmente negativa, ma riesce, La Porta a descrivere una certa tendenza comune alla mutazione, una resistenza alla modernità, seppur inconsapevole.
Fa molto piacere vedere raccolte in un unico volume alcune delle migliori pagine scritte da autori pugliesi negli ultimi anni. Leggere, come se fosse un unico grande racconto, le storie di Puglia. I diciannove autori raccolti nel libro sono diversissimi tra loro per genere e tematiche trattate: si va dal giallo-noir di De Cataldo, Carofiglio, Lomunno e, se vogliamo, De Michele, al western pugliese di Omar Di Monopoli, ai reportage di Alessandro Leogrande, al blog trasferito su carta di Pulsatilla, alle invenzioni narrative e linguistiche di Livio Romano, Carlo D’Amicis, Mario Desiati e Cosimo Argentina, allo sguardo cinematografico di Andrea Piva, al romanzo di formazione di Nicola Lagioia. Chiudo dicendo che condivido appieno l’idea di La Porta e Manni di pubblicare questo libro che può essere l’occasione per rileggere o leggere alcuni validissimi autori pugliesi che ben rappresentano davvero questa Nuovelle Vague del tacco d’Italia. Insomma, come direbbe Francesco Facchinetti, sosteniamo e compriamo la buona narrativa pugliese.

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sabato 6 febbraio 2010

Il libro del giorno: Acciaio di Silvia Avallone (Rizzoli)

Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d’uscita. Poi un giorno arriva l’amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l’amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male.
Attraverso gli occhi di due ragazzine che diventano grandi, Silvia Avallone ci racconta un’Italia in cerca d’identità e di voce, apre uno squarcio su un’inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più. E lo fa con un romanzo potente, che sorprende e non si dimentica.

AA.VV. - "La sposa barocca - sette saggi su Claudia Ruggeri" edito da LietoColle

"Un sabato pomeriggio una ragazza solitaria, misteriosa, molto bella, si confessa nella chiesetta di San Lazzaro ad Alessano, piccolo centro agricolo in provincia di Lecce. Dopo essersi confessata fa la comunione. Si chiama Claudia, ha 29 anni, appare silenziosa, molto tranquilla e nulla lascia presagire quello che accadrà. È di Lecce, la sera torna a casa sua in città. Claudia trascorre la sera in casa, per leggere, forse scrivere, oppure solo pensare. All’una e trenta Claudia Ruggeri si lancia nel vuoto, si lancia dal balcone di casa sua." Era il 1996. Con queste parole Mario Desiati ricorda Claudia Ruggeri nel suo Note per una poetessa, apparso qualche tempo fa sul sito di letteratura e poesia poiein. Poiein non è l’unico sito che di recente si è occupato della poetessa salentina. Oltre a lecceweb nel giugno 2004 il sito di letteratura e poesia musicaos ri-propone, con una breve introduzione di Luciano Pagano, una sezione de "Il Matto", pubblicata nel 2000 dalla rivista underground leccese S/Pulp, con contributi di Rosanna Gesualdo e Maurizio Nocera. Il testo era stato ricavato da un’audiocassetta (attualmente custodita con cura dallo scrittore Maurizio Nocera), dove Claudia recitava i suoi versi. La voce della giovane autrice sembrava provenire da chissà quali distanze, un canto distorto, quasi fosse il canto d’amore di una Furia. Potremmo parlare di modulazioni recitative improntate su categorie tonali-performative della separazione, del lutto, della distruzione. Sarebbe riduttivo. Andiamoci cauti. Ascoltarla, lo assicuriamo, ha richiesto nervi saldi. Ancor più di recente sul settimanale Diario tra il 30 e il 5 agosto 2004, lo scrittore e giornalista Pietro Berra, parla di "Poeti maledetti, a Lecce". Accanto a Salvatore Toma, Stefano Coppola, Antonio Verri, anche Claudia Ruggeri. Scrive Berra: "Fu a uno dei tanti incontri promossi da Antonio Verri che Claudia Ruggeri conobbe Franco Fortini. La ragazza, già distintasi in alcune letture pubbliche per la bellezza e per il modo con cui recitava i suoi versi, affidò al maestro un pugno di poesie trasbordanti di parole, un po’ barocche e un po’ decadenti. Ricevette in risposta una lettera in cui il critico-poeta le definiva collane e gioielli".

Questi contributi e queste iniziative editoriali marcano a fuoco l’esigenza di approfondire il caso Ruggeri (perché di caso si tratta, finchè qualcuno non si accingerà a una sistemazione organica e critica della poetica dell’autrice), e aggiungono altro materiale, accanto a quanti precedentemente hanno parlato e scritto di lei: Walter Wergallo, Arrigo Colombo, Carlo Alberto Augieri, Michelangelo Zizzi, Donato Valli, Rossano Astremo, Luciano Pagano, Giuliana Coppola, Antonio Errico, Sergio Rotino, Franco Fortini, Mario Desiati, Rossano Astremo, Elio Scarciglia. Ora esce per i tipi di Lieto Colle "La sposa barocca - sette saggi su Claudia Ruggeri" un bellissimo volume prefato da Michelangelo Zizzi, a cura di Pasquale Vadalà con le testimonianze di Andrea Cassaro, Mario Desiati, Stelvio Di Spigno, Andrea Leone, Flavio Santi, Carla Saracino e Mary B. Tolusso. Un lavoro che attesta quanto ancora ci sia da dire e da fare su un personaggio di spessore e rilievo che merita di essere nelle più importanti antologie di poesia contemporanea italiana. Quello voluto dalla casa editrice comasca e dai curatori del volume, appare subito evidente come voglia essere un’opera che contribuisca a dare finalmente un approccio sistematico al verso, al respiro grandissimo di questa poetessa e al suo essere per la Poesia con generoso rispetto e amore. Dunque nulla di commemorativo, anzi si parla di uno spazio letterario dove sette autori si confrontano attraverso serratissimi punti di vista sul livello poematico della Ruggeri come è avvenuto con Bodini, Comi, Verri. Un volume assolutamente imperdibile perché testimonia la stima intorno alla verità della Poesia, e all’autenticità dell’essere Poeta di questa splendida “sposa barocca”

venerdì 5 febbraio 2010

Calpestare l'oblio. Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana




















Nei prossimi giorni sarà diffusa attraverso il web l'antologia "Calpestare l'oblio. Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana" con cui si conclude questa prima operazione di rivolta poetica contro l'oblio nazionale.

Gli autori di "Calpestare l'oblio" sono:
Francesco Accattoli, Annelisa Addolorato, Nadia Agustoni, Fabiano Alborghetti, Augusto Amabili, Viola Amarelli, Antonella Anedda, Gian Maria Annovi, Danni Antonello, Luca Ariano, Roberto Bacchetta, Martino Baldi, Nanni Balestrini, Maria Carla Baroni, Vittoria Bartolucci, Alberto Bellocchio, Luca Benassi, Alberto Bertoni, Gabriella Bianchi, Marco Bini, Brunella Bruschi, Franco Buffoni, Michele Caccamo, Maria Grazia Calandrone, Carlo Carabba, Nadia Cavalera, Enrico Cerquiglini, Antonino Contiliano, Beppe Costa, Andrea Cramarossa, Walter Cremonte, Maurizio Cucchi, Gianluca D’Andrea, Roberto Dall’Olio, Gianni D’Elia, Daniele De Angelis, Francesco De Girolamo, Vera Lùcia De Oliveira, Eugenio De Signoribus, Nino De Vita, Luigi Di Ruscio, Marco Di Salvatore, Alba Donati, Stefano Donno, Fabrizio Falconi, Matteo Fantuzzi, Anna Maria Farabbi, Angelo Ferrante, Loris Ferri, Fabio Franzin, Tiziano Fratus, Andrea Garbin, Davide Gariti, Massimo Gezzi, Maria Elisa Giocondo, Marco Giovenale, Mariangela Guatteri, Raimondo Iemma, Andrea Inglese, Giulia Laurenzi, Maria Lenti, Bianca Madeccia, Maria Grazia Maiorino, Francesca Mannocchi, Giulio Marzaioli, Emiliano Michelini, Guido Monti, Silvia Monti, Davide Morelli, Renata Morresi, Giovanni Nadiani, Davide Nota, Opiemme (laboratorio), Fabio Orecchini, Claudio Orlandi, Natalia Paci, Adriano Padua, Susanna Parigi, Fabio Giovanni Pasquarella, Giovanni Peli, Enrico Piergallini, Antonio Porta, Alessandro Raveggi, Rossella Renzi, Roberto Roversi, Lina Salvi, Stefano Sanchini, Flavio Santi, Lucilio Santoni, Giuliano Scabia, Francesco Scarabicchi, Alessandro Seri, Marco Simonelli, Enrico Maria Simoniello, Giancarlo Sissa, Luigi Socci, Alfredo Sorani, Pietro Spataro, Roberta Tarquini, Rossella Tempesta, Enrico Testa, Fabio Teti, Emiliano Tolve, Adam Vaccaro, Antonella Ventura, Lello Voce, Matteo Zattoni

L'e-book conterrà una prefazione dello storico Luigi-Alberto Sanchi e una mia breve premessa alla nuova versione.

Il libro del giorno: L'invenzione di Palermo di Giuseppe Rizzo (Giulio Perrone editore)

Questa storia è una favola, ma piena di parolacce. Questa storia parla di Palermo, ma anche della neve. Questa storia è ricca di invenzioni senza brevetto. I Tirone vivono in una baracca di lamiera sul fiume Oreto, a Palermo. Da quando Gesù ha inventato le case popolari, cercano di farsene assegnare una. Nel frattempo, tirano a campare vendendo, al mercato popolare di Ballarò, roba raccattata nell’immondizia. Ci riescono, fino a quando ritrovano la madre morta. Per la precisione, morta ammazzata. Nello specifico: sparata. Da questo momento, succedono tante cose. Succederà che Totò, il marito, e il figlio maggiore vengano arrestati. Che Nino, l’unico maschio rimasto in casa Tirone, venga massacrato di botte dai malacarne. E che Annina, quindici anni, stivaletti di vernice rossa ai piedi e parolacce appiccicate alla lingua, si ritrovi a tirar fuori dai pasticci la sua famiglia. Da sola. A meno che si vogliano considerare d’aiuto uno psicoanalista che da dieci anni non esce di casa, un imbianchino che vive con le puttane di colore e un nano che tutti chiamano “Il Principe”.

Giuseppe Rizzo ha ventisei anni. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia, Il Mucchio Selvaggio e Nazione Indiana. È stato finalista al Mondello Giovani e ha vinto il RomaEuropa Festival. Mangia la carne. Non ha un blog.

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