Le parole di Irene Ester Leo, frammiste a passione immensa e universale con odore della terra di Sud, è molto semplice ma essenziale, almeno per alcune contemporaneità di contenuti, accomunarle fin da subito con i versi dell’indimenticabile ma sempre poco ricordata Claudia Ruggeri, non casualmente motore e ispirazione della Leo. Non basterà di certo, e non solo all’autrice, spiegare che le ciglia della Irene Ester Leo alimentano il Sud tutt’altro che melanconico o, come vorrebbero i critici oramai sempre più affermati, lagnoso.
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sabato 22 maggio 2010
Io innalzo fiammiferi di Irene Ester Leo (LietoColle). Intervento di Nunzio Festa
venerdì 21 maggio 2010
Prossimamente per Manifesto Libri: Fenomenologia di ANTONIO DI PIETRO Pierfranco Pellizzetti
Il paradosso di un uomo intrinsecamente di destra (l'eroe di Tangentopoli, il fondatore e padrone dell'Italia dei valori) che lancia un'Opa sull'intera sinistra italiana come segnale di una crisi generale della politica nello stallo dei processi di modernizzazione del paese.
Il libro del giorno: Per l'alto mare aperto di Eugenio Scalfari (Einaudi)
Boing Generation di Luca Sacchieri (Edizioni della Sera). Un estratto
Pietro, tassista culturista, è aitante, equilibrato quasi in modo zen e amato dalla gente intorno a sé che non vede altra figura in lui se non quella del gigante buono. Rosco è un uomo attraente che è capace di amare e prodigarsi per la sua donna con una profondità e una premura di gesti e parole che sembrano d’altri tempi. Davor Crema è una rockstar di fama mondiale, che ama ciò che fa – la musica – e che viene costantemente ripagato da questa genuina passione che gli dona un’inesauribile scorta di combustibile emotivo. “Il narratore”, personaggio indolente di cui si raccontano le vicende in prima persona, sembra non riuscire a fare altro che lagnarsi, ma senza riuscire a prendersi mai sul serio (“...ero uno che si stava lamentando perché non aveva niente di cui lamentarsi. Quindi, un coglione.”). Vite queste, di gente più o meno realizzata, vite più o meno semplici, vite più o meno normali. Vite, comunque, tutte inattaccabili, come pretende la società odierna, che ti vuole senza punti deboli, in una gara che non sai nemmeno tu quando hai iniziano né perché e nemmeno cosa ci sia in palio. Ma noi le vediamo da fuori, le loro vite, da una distanza di sicurezza. E non ci stupiamo che siano così, poiché, vivendo in quella stessa società, sappiamo che sono il semplice prodotto di un determinato ambiente. Quattro varianti, su chissà quanto. Forse però sono proprio loro che vogliono farcele vedere così. Forse sono proprio loro che vogliono vederle così, le loro vite. Ma chi sono davvero Pietro, Rosco, Davor Crema e “il narratore”, loro lo sanno meglio di chiunque altro. Altrimenti per quale ragione, dopo pochi capitoli, Pietro si ritroverebbe a scarrozzare uno losco spacciatore e a sniffare cocaina con la Polizia che gli fa gli appostamenti sotto casa? Per quale ragione Rosco scaricherebbe l’ennesima ragazza, eliminandola dalla sua vita con la stessa facilità con cui la eliminerebbe dalla rubrica del suo cellulare? Per quale ragione Davor Crema, devoto fino alla morte a sua moglie e a sua figlia, verrebbe abbandonato di punto in bianco? Per quale ragione “il narratore” si ritroverebbe sul davanzale della sua finestra, pronto per buttarsi giù? Sull’orlo di un precipizio, per qualcuno più letterale, per qualcun altro un po’ meno, i quattro protagonisti si ritrovano quasi per caso (o per destino) nel taxi di Pietro con un solo scopo: andare. Andarsene. Ma non sarà un viaggio alla scoperta di nuovi orizzonti, nessuna romantica partenza alla ricerca di se stessi. Sarà la fuga istintiva da chi è braccato da un predatore più grande e affamato. Sarà la fuga animalesca ed ingenua di chi pensa di poter risolvere i propri problemi semplicemente mettendo più distanza possibile tra sé e loro. Ma, se c’è un qualche animale a cui l’essere umano può essere metaforicamente accostato, questo è il canguro. Quest’ultimo, di natura, nel marsupio di porta dietro la propria vita. Avete mai visto un canguro che va in giro lasciando a casa il marsupio? E per quanto si sforzeranno – Pietro, Rosco, Davor e “il narratore” – di frapporre asfalto tra loro e le loro vite quotidiane, per quanto proveranno ad allontanarsi da quello che sono, alla fine in un susseguirsi di tuffi nel passato si ritroveranno – loro malgrado – ad avvicinarsi a ciò che erano. E che li ha resi così. Un’infanzia comune, un amico “collante” che verrà a mancare, un progressivo allontanamento, una laboriosa costruzione di una propria corazza dorata, per una società fatta di specchi che ti vuole forte (più forte di chi ti sta accanto), ma al tempo stesso brillante, pieno di successi personali (almeno più di quelli di chi ti sta accanto). E poi droga, risse, rock, inseguimenti, scene talmente surreali da non poter essere che vere. Si ritroveranno faccia a faccia, i quattro canguri, con il loro passato, quello condiviso e quello personale. Merito o colpa proprio d quello stesso gioco di specchi che li ha allontanati l’uno dall’altro e sovraccaricati di frustrazione. Quindi si affronteranno, i canguri, tra loro e dentro di loro. E, finalmente, si accetteranno. Certo, per riuscirci servirà ritrovarsi in Australia (o meglio, Ausiralia: desolato paesino sperduto nell’entroterra italiano le cui insegne sotto vittime dell’umorismo scaccia-noia dei ragazzini del posto), ma in fondo sempre di canguri stiamo parlando. Servirà una notte lunga una vita, servirà cogliere un segno nel cielo ad un passo dall’ultimo salto, servirà la donna giusta al momento sbagliato, servirà improvvisare un concerto e passare una notte in cella. Ma tutto questo, alla fine permetterà un ritorno, lì dove nemmeno era stata prevista un’andata. E finalmente i canguri troveranno il coraggio per fare una promessa.
giovedì 20 maggio 2010
Il libro del giorno: Innocente di Scott Turow (Mondadori)
Dizionario di fate, gnomi, folletti e altri esseri fatati, di Katharine Briggs (Avagliano). Intervento di Nunzio Festa
Lo scrittore Riccardo Reim è sicurissimo nell’asserire come “la tradizione contadina afferma che si tratta di angeli caduti: non tanto cattivi per essere dannati, ma neppure abbastanza buoni per essere salvati… Del resto, la loro natura bizzarra sembrerebbe deporre a favore di tale ipotesi: sono capricciosi, incoerenti, stizzosi, lunatici, dispettosi, suscettibili, ma anche disponibili, simpatici, allegri e generosi – quasi mai maligni”. Un’informazione prima dell’uso nel vero senso della parola, quella di Reim. Una coincisa quanto essenziale noticina, poche righe e pennellate, che aumentano il desiderio d’entrare nel corpo del dizionario che fu stampato per la prima volta nel lontano ‘76; e che, coraggiosamente, Avagliano decide di mandare nuovamente in libreria in anni meno a disposizione di favole e fiabe. Che fate gnomi folletti dovrebbero essere, da quanto si capirà in seguito, proprio caratterialmente come con cura e meticolosità li descrive Reim. “Firbolgs: secondo un’antica tradizione, i primi abitanti d’Irlanda furono i Firbolgs che, in seguito, furono conquistati e confinati nell’Ovest dai Tuatha de Danann. I Firbolgs divennero, così, i primi esseri fatati dell’Irlanda, creature simili a giganti (Giants) di aspetto grottesco. Essi e i Tuatha de Danann possono essere equiparati ai Titani e agli dèi olimpici dell’antica Grecia”. Oppure: “Grateful Fairese (Gratitudine degli esseri fatati): Gli esseri fatati furono sempre gentili con coloro che prediligevano, generalmente per le buone maniere (Good maners) e la discrezione che questi mostravano nei loro confronti. Le fate usavano ringraziare sia con atti di pura cortesia sia con doni che portavano fortune e prosperità.(…)”. Le definizioni raccolta dal robusto dizionario possono essere descrizioni di ‘specie’ di fate o folletti come possono essere, addirittura, le descrizioni del carattere di questi, d’atteggiamenti, d’abitudini. Il dizionario della Briggs, corposa opera che lungo lavoro costò alla studiosa e ricercatrice inglese è la perfetta rappresentazione d’un vero e proprio mondo a parte. Se il tanto osannato, seguito, giustamente studiato Tolkien fu grandioso per aver inventato mondi su mondi e gnomi su gnomi, la Briggs ha creato un libro che il frutto d’un’interminabile operazione di scavo. Viaggiando su binari paralleli, le pagine di Katharine Briggs possono essere comunque unite a quelle, sicuramente più numerose, di Tolkien. Lo studio, lavorato da due attentissimi e fini traduttori, come si sono mostrati Casorati e Iovane, è indispensabile sia per i cultori di questo genere di ‘folklore’ sia per quante e quanti vogliono avere “informazioni” utili su terre solcate da esseri simili in tanto ai nostri monacelli. Eppure tanto diversi da noi brutti, sporchi e fetenti esseri umani.
Dizionario di fate, gnomi, folletti e altri esseri fatati, di Katharine Briggs, traduzione di Cecilia Casorati e Giovanni Iovane, con una nota di Riccardo Reim, con illustrazioni, Avagliano (Roma, 2009), pag. 495, euro 36.00.
mercoledì 19 maggio 2010
Il libro del giorno: Il viaggio d'inverno di Amélie Nothomb (Voland)
L'appetito vien leggendo
PROGRAMMA DELLE SERATE:
20 maggio ore 19.30: verrà presentata la casa editrice PENSA MULTIMEDIA con l’intervento del prof. Vito D’Armento e dell’autrice Katia DE ABREU CHULATA autrice del volume “Palavras”. Introduce Stefano Donno (appuntamento rinviato per i primi di giugno);
21 maggio ore 19.30: KURUMUNY con il libro di ANTONIO ERRICO dal titolo “Le ragioni della passione”. Presenterà l’autore Vito Antonio Conte.
22 maggio ore 19.30: presentazione del libro di Anna Maria DE LUCA dal titolo “Di Vento” (LUPO editore) e Compagnia intercomunale del Nord Salento.
23 maggio ore 19.00 :Il bar degli appuntamenti mancati” Reading musicale in duo tratto dalla raccolta di racconti brevi “Senza Storie”di Luisa RUGGIO (BESA Editrice)
Ore 20.00 BHOOMANS con il libro di poesie “Più luce” di LARA CARROZZO. L’autrice sarà presentata da Rossella Bufano della rivista culturale Ripensandoci.
Titania – Brand Consulting
di Pizzi Alessandra
Via Pasquale Cecere, n. 1
73100 Lecce
tel/fax +39 0832393212
Tutte le donne di Manara. Intervento di Angela Leucci
In mostra ancora per poco le tavole originali del maestro Milo Manara, a Maglie presso il secondo piano di Candido fino al 21 maggio. Da “Viaggio a Tulum” a “Tutto ricominciò con un’estate indiana”, si tratta di un evento eccezionale, anche se magari, per passione, abbiamo seguito con meticolosità tutte le fasi e i cambiamenti di un’artista che si è rivelato senza svelare. Come in alcuni episodi de “Il gioco”, i cui capitoli finali celebrano un’evidente disillusione nella giustizia, una cupezza nel osservare la morbosità che è nell’essere umano. Una caratteristica non riscontrata nell’opera “canonica” di Manara, dove esiste un senso spiccato del ludico, in particolare in quelle storie che traggono ispirazione dai classici della letteratura, come “I viaggi di Gulliver”, divenuto dalla sua matita “Gulliveriana”, e “L’asino d’oro” di Apuleio, tradotto in immagini per certi versi di gusto felliniano, con una fedeltà quasi devota al mondo che la latinità di matrice fescemnina tramanda. Al vernissage, che si è tenuto lo scorso 25 aprile, Manara ha raccontato della sua vita e soprattutto della sua opera. “Sono tante le collaborazioni che ricordo con affetto – ha raccontato – ma in cima c’è sicuramente quella con Hugo Pratt. Mentre quella che ricordo con più gratitudine è quella con Fellini, che per me è stata un’ottima scuola. Ma se si parla di affetto, io e Pratt eravamo un po’ come due fratellastri”. L’arte di Manara presenta dei modelli femminili dalla grande personalità, molto indipendenti ed emancipati, ma senza essere seriali, se escludiamo l’esperienza con il personaggio maggiormente caratterizzato, quello di Miele. “Non ho personaggi seriali – ha commentato - perché la serialità non mi attrae, ma il personaggio fisso diviene una gabbia da cui l’autore non riesce ad uscire. Ciò che mi affascina maggiormente del mio lavoro è la possibilità di viaggiare nel tempo e nello spazio, una delle libertà più grandi che ci siano. In certi casi, il personaggio fisso può aiutare la figura del suo creatore, ma non sempre, è accaduto, com’è naturale ad esempio a Corto Maltese, Valentina o Zanardi”.
martedì 18 maggio 2010
Il libro del giorno: La dea cieca di Ann Holt (Einaudi)
“Anche a Buddha piace il blues” di Mauro Righi (Perrone Lab). Recensione di Mary Nicole
Se anche a Buddha il Blues non piacesse chissenefrega. A noi piace. Ogni nota risuona nell’esofago mentre deglutisco saliva e mi appassiono alle vicende di Claudia e Giuliano, Alberto e Simona. Vi sono tanti piccoli personaggi che fanno da sfondo, creano la cornice appropriata per un innamoramento lampo degno dell’omuncolo sognatore, Giuliano. E assistono alla delusione più sfrenata operata dalla più cinica e stronza, la finta alternativa, banchiera e carrierista Claudia.
Lo sfondo è Milano, una Milano pregna di lavoro nero, falso misticismo, nevrosi, alcool e solitudine. Una Milano che inghiotte persone come Simona venuta da Messina, che per amore di Giuliano perde il suo sorriso, ma non la sua bontà e ingenuità. Milano che ospita individui con scopi diversi, ma li accomuna tutti sotto la pallida stella del Blues, con il suo malinconico narrare la vita.
Un libro a tratti comico, a tratti divertente e dissacratore, in cui il serio si mescola al grottesco e al faceto, in cui impera il poster con il faccione del Che e la pila di cd e vinili. Tra fiumi di birra, cocktail pazzeschi e atmosfere notturne Giuliano decide di andare, di partire per altri luoghi. Il viaggio come via per ritrovare se stessi e, nel momento in cui si trova nuovamente di fronte Claudia, scappare di nuovo. Ma sarà davvero una fuga?
Sconsigliato: a chi ha smesso di bere e fumare da poco, a chi ha pensieri suicidi, a chi cerca delle risposte nella vita.
“Il cuore dei briganti” di Flavio Soriga. 3 Giorni di presentazioni nel Salento
L’Associazione Culturale “Trilli di blu” e la casa editrice Lupo editore organizzano per Salento del libro un ciclo di presentazioni de
"Il cuore dei briganti" di Flavio Soriga (Bompiani, 2010). Incontro con l’autore Flavio Soriga. Introduce Roberto Vetrugno
Cavaliere errante, brigante di passo, filosofo innamorato degli ideali di libertà che sconvolgono il “secolo dei lumi”, Aurelio Cabrè di Rosacroce è nato nobile, ma adesso corre l’Isola di Hermosa a raddrizzare i torti e punire l’arroganza dei baroni. Tra gelosie invincibili, amori traditi, traffici di contrabbando, attacchi dei pirati, intrighi di palazzo e battaglie contro l’invasore, Aurelio vive, corre, lotta, desideroso di costruirsi un destino e farsi giustiziere, sulla scorta delle attese utopiche innestate dalla Rivoluzione francese. Flavio Soriga ripropone la magia del romanzo storico e di quello picaresco, connettendosi all’immaginario avventuroso che si annida in tutti noi, e che viene da lontano, dal profondo favoleggiare della narrativa moderna, e ci consegna un piccolo gioiello narrativo, un libro tutto racchiuso in una lingua ricca e fantastica e in uno stile nervoso e scattante. Una grande avventura fuori dal tempo, un variopinto, trascinante atto d’amore alla forza inarrestabile della storia e della ragione.
Flavio Soriga è nato a Uta, in provincia di Cagliari, nel 1975. Vive a Roma.
Ha pubblicato:
Diavoli di Nuraiò (Il Maestrale , 2000, Premio Italo Calvino); Neropioggia (Garzanti, 2002 Premio Grazia Deledda Giovani); Sardinia Blues (Bompiani, 2008, Premio Mondello Città di Palermo); L´amore a Londra e in altri luoghi (Bompiani, 2009, finalista Premio Pen Club, vincitore Premio Piero Chiara); Il cuore dei briganti (Bompiani, 2010).
Le date:
venerdì 21 maggio 2010, ore 19, 30 a Maglie (LE),
Libreria “Universal Service”, via Ospedale 28
Info: 0836 428768
libreriauniversal@alice.it, annauniversal@gmail.com
sabato 22 maggio 2010, ore 20,00 ad Alessano (LE)
Libreria “Idrusa”, palazzo Legari
Info: 0833 781747
www.libreriaidrusa.it, libreriaidrusa@libero.it
domenica 23 maggio 2010, ore 20,00 a Lecce
Manifatture KNOS, via vecchia Frigole 34
Info: 0832 394873
www.manifattureknos.org, info@manifattureknos.org,
Info: Tel. 0832 931743 – info@lupoeditore.com; redazione@lupoeditore.com
domenica 16 maggio 2010
Il libro del giorno: Chronic City di Jonathan Lethem (Il Saggiatore)
Mam nonga Afrique di Federica Iezzi (Onirica edizioni)
“Mam nonga Afrique” è un infuocato viaggio nella rossastra terra africana. Teli variopinti, odori astri e pungenti, grida di bambini, case di fango e paglia, zuppe di miglio, fanno da contorno alla disperata ricerca di allontanare la malattia. Ero ancora imprigionata nella facoltà di Medicina, quando presi quell’aereo che mi condusse in Burkina Faso. Un nuovo orizzonte: terra arida, aria secca, poca acqua e poco cibo. Zanzare che come feroci bestie assetate si posavano sulla pelle, senza distinguerne il colore, e in cambio lasciavano prurito, gonfiore e rossore per giorni. L’anticamera alla malaria. I bambini piangevano e le loro lacrime bagnavano la polvere asciutta. Le donne barcollanti portavano grosse e pesanti otri d’acqua sulla testa. Ho lavorato per mesi, perdendomi nella vita africana, nei dispensari (quelli che noi conosciamo come reparti di pronto soccorso), nei centri materno-infantili, nei lebbrosari, negli ambulatori chirurgici, nelle carceri. L’Africa ti permette di avere per un attimo la sensazione di aver contribuito a salvare la vita incerta di un bambino, la famiglia sospesa di una donna, e l’attimo dopo ti permette di pensare che ogni cosa tu possa essere in grado di fare, sia vana. Racconto cosa significa per gli africani avere davanti agli occhi una “nassara”, una bianca. Racconto cosa significa veder crescere di peso i bambini malnutriti, bambini che a cinque anni pesano poco più di dieci chili. Racconto le estenuanti trattative per i permessi alle vaccinazioni. Parole delicate e dure che portano il lettore su una jeep, tra i villaggi solitari del continente africano, negli ingressi chirurgici, tra i bambini guariti dalla malaria, tra le mamme inesperte e coraggiose. (F.I.)
Il libro del giorno: Non esiste saggezza di Gianrico Carofiglio (Rizzoli)
Corpo Mistico (Lab - Giulio Perrone editore): un estratto
Wewelsburg, 24 dicembre 1933
Leopold Haushofer, ordinario di Scienze Mistiche e Religiose all’Università di Heidelberg e allievo del leggendario Franz Anton Mesmer, ha delineato nella sala dei Dodici, gli aspetti teorici propri della nostra ricerca. Secondo quanto da lui sostenuto, citando inoltre fonti abbastanza accreditate in questi ambiti, esiste una bio/energia trans-psichica, scaturente da una materia sottilissima che si sprigiona sul piano karmico individuale. E’ come se le anime di tutti gli abitanti del nostro pianeta, siano in grado, se adeguatamente canalizzate, di confluire in uno o più soggetti prescelti, dotandoli di poteri e facoltà straordinarie tra cui la criptomnesia, il Ganzfeld, la psicometria, la pirobazia, la precognizione, la xenoglossia, nonché la bilocazione e il viaggio nello spazio e nel tempo. Lo strumento, sempre secondo Haushofer, in grado di scatenare un potere del genere, è già dentro ciascuno di noi. Si tratta di una forza latente chiamata Volontà Mesmerica in grado di lavorare in maniera manipolativa non solo sulle cause e gli effetti nella realtà, ma anche su dimensioni parallele a quella che agiamo, fino ad oggi da tutti ignorate. Per attivare una risorsa interiore di tal sorta, la nostra squadra verrà istruita attraverso delle pratiche di meditazione indù e tibetana, in grado di ampliare cognizione e percezione, e in più ci verranno somministrate per via orale dei composti a base idro-salinica potenziati da un componente alchemico da poco creato nei nostri laboratori, in grado di sostenere prolungati sforzi fisici e mentali anche in condizioni di assoluta tensione sia psichica che organica. Domani intanto giungerà dall’India al nostro quartier generale, il maestro di realtà e illuminato Gopi Yogananda, il quale ha ricevuto l’incarico formale di essere nostro mentore per alcune sedute di addestramento speciale, direttamente da Her Himmler. Mio caro Karl, l’uomo è oramai giunto a un giro di boa: l’uomo nuovo sta sorgendo condannando la vecchia tipologia di specie ad un’esistenza minore. L’intera e indivisibile energia creatrice sarà concentrata nell’uomo nuovo. Presto i due tipi si separeranno. Uno diverrà sub-umano l’altro diverrà un dio in terra. Una nuova era di interpretazione magica del cosmo sta per cominciare. Dio è con noi: un solo Regno, un solo Popolo, un solo Condottiero!
Tuo
Jorg
sabato 15 maggio 2010
Il libro del giorno: Il piacere degli occhi di François Truffaut (Minimum Fax)
Mi piacerebbe adesso di Valentina Terlato (Robin edizioni)
La grande produzione (o meglio sovraproduzione) editoriale italiana, sovente non permette di prendere in considerazione una serie di lavori nell’ambito della narrativa, della poesia, e della saggistica, che meritebbero maggiore attenzione. A volte la cortocircuitazione avviene vuoi per carente distribuzione del prodotto editoriale, o per miopia della stessa casa editrice che non si cimenta nemmeno nella promozione. Soprattutto se si pensa alle nefaste tariffe editoriali di spedizione di un libro, che il nostro governo ha fortemente voluto, forse per “favorire” la piccola e media editoria italiana. Valentina Terlato (torinese per una metà, siciliana per l’altra), vive facendo la psicologa a Roma e ha scelto la scrittura, la letteratura, come sua inseparabile compagna di viaggio. “Mi piacerebbe adesso” è la sua seconda opera letteraria che arriva dopo“Viaggi”, un titolo pre-dittivo dei contenuti di questa sua ultima fatica. “Mi piacerebbe adesso” (Robin edizioni) è un libro mobile nello spaziare da tracciati biografici in transito a storie che abbracciano luoghi, visi, emozioni. L’unica cosa certa è che il libro custodisce il segreto meraviglioso (perché pieno di vita come tutte le pagine di questo libro) di un viaggio da Roma a Vittoria (città del padre di Valentina).
“Giri l'angolo e fai un incontro che può cambiare la vita. Può essere un amore, oppure qualcuno che ti taglia la gola. Certe altre volte è un paesaggio. Questo libro è una storia di incontri. Quasi tutti in movimento”. Un libro assolutamente dedicato alla donna, dove tra le righe si muovono tante storie femminili appartenenti a un “campionario” del “gentil sesso” che si svela al lettore senza censura, senza la paura di confessare il proprio inconfessabile. Valentina Terlato racconta di donne che soffrono, ridono, piangono, sognano, amano, fanno l'amore, e ti fanno pure “fuori”. L’autrice non si limita soltanto alle descrizioni di “costume” ma scandaglia l’animo delle protagoniste e dei loro contesti, con rara finezza ed eleganza scritturale. Spirito fondante quest’opera è l’idea che la nostra vita non sia altro che un’avventura, dove talvolta scegliamo consapevolmente di non voler conoscere la destinazione del nostro vagare, in poche battute un’eterna transizione oscillante tra scoperte e fughe, a volte anche da se stessi. Pagine fitte di incontri reali, fantastici, umani o bestiali. Incontri fatti di profonde estasi e segreti pesantissimi che sarebbe meglio tacere. Storie di amore senza sesso e di sesso senza amore. Storie di premesse che non si realizzano perché, quando meno te l’aspetti, ritorni indietro e ricominci tutto di nuovo.
giovedì 13 maggio 2010
Il libro del giorno: "Hanna e Violka" (dvd, Kurummuny edizioni)
Hanna Korszla è una delle 1.700.000 badanti presenti in Italia, vive in Salento da tre anni insieme a Gina e Antonio, un anziano ultraottantenne malato di Alzheimer, di cui si occupa costantemente. Violka è sua figlia, diciannovenne polacca senza lavoro. Le vite di Hanna e Violka si incontrano come in uno specchio scambiando i propri ruoli nella cura di ‘Ntoni. E’ così che Hanna può finalmente ritornare in Polonia a riabbracciare il resto della sua famiglia confrontandosi con un presente e con un passato difficile, mentre Violka, badante-bambina, fa i conti con un soggiorno che non si rivela essere proprio “una vacanza”. “Hanna e Violka” è un film sulla trasformazione, quella privata delle protagoniste a confronto con differenti ruoli, e quella sociale dell’Italia che invecchia, della famiglia che cambia, delle straniere venute dall’Est per diventare quasi “di famiglia” . E’ un film sulla migrazione di oggi e sulla straordinaria capacità delle donne di affrontare con forza e ironia le dure sfide del quotidiano. Dice Rossella Piccinno: “Avvicinandomi a questo tema con il mio precedente lavoro “Voci di donne native e migranti” ho sentito l’esigenza di fare un ulteriore passo in questa direzione spostando la mia ricerca dal documentario corale al film privato, dalla realtà detta alla realtà mostrata. Per questo motivo ho scelto di raccontare la vita di Gina e ‘Ntoni, miei nonni materni, e di Hanna, la loro badante polacca, avventurandomi personalmente in una riflessione che non è solo antropologica e sociale ma prima di tutto intima e personale.”
Credits
Soggetto: Rossella Piccinno | Sceneggiatura: Rossella Piccinno, Nicolas Gray, Maggie Armstrong | Regia: Rossella Piccinno | Camera: Rossella Piccinno | Cast: Antonio Cacciatore, Hanna Korszla, Violka Korszla, Giovanna Margarito | Montaggio: Rossella Piccinno | Assistenza al montaggio: Tommaso del Signore | Musica: Marco Mattei, Marco Pierini| Produzione: Rossella Piccinno, DakhlaVision, Variemani | Co-produzione e distribuzione: Kurumuny, Anima Mundi edizioni | Con il sostegno di: Apulia Film commission | In collaborazione con: Naemi, forum di donne native e Migranti | durata:
Rossella Piccinno, si laurea in Cinematografia Documentaria e Sperimentale al DAMS di Bologna, per diplomarsi successivamente come Tecnico di produzione video. Debutta alla regia con il corto Intenso sei nel
Kurumuny
Del nostro sangue di Paolo Farina (Palomar)
In apparenza nulla di nulla: niente movente, nessuna progettualità delittuosa, niente indizi. La scia di sangue che va da Cosenza a Bellona, è la firma di un killer che in una sorta di delirio di onnipotenza si immedesima nel ruolo di burattinaio delle vite altrui, in grado di deciderne le sorti in maniera totale e destinale. Un caso controverso dunque per il vicecommissario romano Mario Petrone, di stanza a Cosenza, soprattutto se oltre a tutti gli innumerevoli grattacapi del caso deve anche difendersi dalla boria e tracotanza del suo superiore il commissario napoletano Crocillo, figura che potrebbe non incontrare il favore dei lettori per come Paolo Farina è stato abile a renderlo vicino alla soglia dell’insopportabilità. La trama del romanzo si infittisce ancora di più quando le indagini portano da un lato verso la criminalità organizzata, la ‘Ndrangheta,
Il libro del giorno: Il libro delle anime di Glenn Cooper (Nord editrice)
"Manuale di Storia – Poesie 1980/2009" di Simone Pasko (Campanotto)
Satrapi
Il burattinaio globale
ha mente lucida e pronta
incravattato e puntuale
si muove servizievole
tra New York e Mosca,
con zelo poliziesco
con metodo collaudato:
addosso agli indifesi
ad unico vantaggio
dei potenti di turno,
che solo in lui confidano,
che solo di lui si servono
quando la loro stella
per un poco s'incrina
nel buio fitto della
quotidiana rapina
(da pag. 103)
"Manuale di Storia – Poesie 1980/2009" di Simone Pasko edito da Campanotto, è un lavoro poetico in cui emergono quasi casualmente indizi, che non hanno alcunché di metafisico o esistenziale, ma che appartengono alla Storia e alla sua fenomenologia, attraverso una prosa poetica che quasi diviene un torrenziale sciabordare di parole, situazioni, accenni, rimandi che si concretizzano in un canto di lotta contro il nulla del nostro tempo, contro l’inessenziale. Una poesia - quella di Pasko – dotata di una lingua che diviene facilmente un «territorio» fra poesia e prosa, fra dicibilità e «altrove», fra riflettere e far riflettere. Manuale di Storia è una sorta di affresco, forse post-moderno, che ha una forte dimensione teatrale, sia nel tono complessivo sia nella continua realizzazione di narrazioni, visioni, che sembrano urgere e chiedere spazio. L’autore realizza così un interessante (in più punti emozionante) raccolta di versi, che prende il lettore e lo coinvolge sino in fondo.
martedì 11 maggio 2010
Il libro del giorno: "I sogni fanno rima. Il primo diario di Amici" di Pierdavide Carone (Mondadori)
"La sposa barocca - sette saggi su Claudia Ruggeri" (LietoColle). Domani alla Libreria Gutenberg di Lecce
Africa Social Club di Gaile Parkin (Newton Compton)
Angel Tungaraza sfida il destino trasferendosi in Ruanda, un paese dell’Africa dove gli aiuti internazionali cancellano le ombre tetre della guerra civile facendo sperare in un futuro migliore. Ha un marito di nome Pius, cinque nipotini orfani “da sfamare” e molto, molto lavoro per tenere in piedi le fila di una vita piuttosto movimentata. Ma lei non rinuncia alla sua piccola impresa: Angel sa cucinare, dolci per la precisione, e adora preparare torte su ordinazione per le feste del vicinato e dei loro conoscenti. Una passione per i fornelli che soddisfa un bisogno forte, ma latente, che accomuna i protagonisti del romanzo “Africa social club” di Gaile Parkin (Newton Compton) : un desiderio di felicità e tanta voglia di festeggiare (anche l’evento più piccolo e insignificante magari) in una terra distrutta dal dolore. Un bisogno che quella gente può ancora soddisfare, e trovare tutti i motivi del mondo per farlo. Angel trasforma ogni torta in un’opera d'arte, la sustanziazione di un sentimento verso la persona cui il dolce è destinato, in un oggetto che solletica grandemente le papille gustative anche del lettore. Un vero e proprio atto d’amore, che è anche il far accomodare nel suo “atelier” i suoi clienti, offrire té e biscottini e farli rilassare perché si lascino andare al racconto delle loro esperienze: solo così lei riesce a essere creativa. Certe storie però non lasciano nell’indifferenza Angel, soprattutto quando sono attraversate dalla tragedia e sono così vicine alla propria. E mentre Angel ascolta e lenisce gli affanni degli altri, tra una glassa di cioccolato e una spolverata di zucchero a velo, le capita anche di dispensare “perle” di saggezza e di vita.
Il libro in questione non è minimamente da confondere con un chick lit, data la trama. Anzi la bravura della Parkin sta tutta nell’aver trovato un equilibrio narrativo per essere leggera da un lato e obiettiva sugli orrori del mondo che conosce dall’altro. Già, perché Gaile Parkin è stata per parecchio tempo a servizio di una ong in Ruanda (per la precisione tra il 2000 e il 2001), a diretto contatto con immani tragedie e proiettili in caduta libera. Un libro da non perdere perché insegna cosa significhi non girare la testa dall’altra parte quando davanti a te ci sono molti inferni, e soprattutto perché rivela come l’autrice abbia voluto restituire ai ruandesi un po’ della loro forza, e del loro calore umano.
I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno
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