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mercoledì 13 luglio 2016

LIBERA UNIVERSITÀ ITALIANA DEGLI STUDI ESOTERICI

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Enrico Brignano - A che serve l'aria nello stomaco?

Enrico Brignano: MARITO E MOGLIE

“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) all’Ammirato Culture House di Lecce























“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri. Con prefazione di Daniele De Luca (Unisalento) (iQdB Edizioni di Stefano Donno) si presenta all’Ammirato Culture House in via di Pettorano 3 a Lecce il 18 luglio 2016 alle ore 21,00. Interverranno insieme all’autore, il Prof. Daniele De Luca, lo scrittore e giornalista Osvaldo Piliego e l’editore Stefano Donno.
 “Ci vuole coraggio. Sì, ci vuole molto coraggio nel chiedermi di scrivere una prefazione a un libro su di una band degli anni '60. Perché, anche a voi che leggete, qual è il primo pensiero che vi viene in mente? Sicuramente uno di quegli insopportabili gruppi frikkettoni, hippie, pacifisti, lenti e insulsi sul modello di Mamas&Papas o Jefferson Airplane (ne sono certo). Per fortuna, anche in quegli anni terribili dal punto di vista musicale qualche luce affiorava nel buio. E, forse, una luce più di tutte, quella di The Doors! Ed è di questa luce che questo libro vi parla. Meglio, ve la racconta. E Giuseppe Calogiuri, conoscendo questa mia debolezza, ha saputo trovare lo strumento e il coraggio giusto. Ma, forse, è necessario andare per ordine... Il 4 gennaio 1967 The Doors pubblicano il loro primo album omonimo. Non siamo in un anno qualsiasi, quel 1967 segnerà la storia degli Stati Uniti, prima, e dell'intero mondo occidentale, poi. Già da qualche anno le forze armate di Washington combattono lontano da casa una guerra non ufficiale. Dall'inizio del suo mandato presidenziale, il “progressista” John F. Kennedy ha cominciato a prendere i ragazzi del suo paese per scaraventarli dall'altra parte del mondo. The Golden One (citando The Human League), figlio di una famiglia arricchitasi spropositatamente grazie al commercio illegale di alcol, ha precipitato gli Stati Uniti nel fango del Vietnam. Il suo successore, Lyndon B. Johnson, ha continuato il lavoro. Anzi, lo ha portato alle estreme conseguenze. Il 7 agosto 1964, il Congresso americano – approvando la H.J. Res. 1145 (conosciuta come la “Risoluzione del Tonchino”) – ha consegnato al Presidente un assegno in bianco per portare le truppe ovunque ritenesse necessario. È l'inizio della presidenza imperiale. E' anche l'inizio, in pratica, della coscrizione obbligatoria per i giovani americani. Quella carne fresca serve. È indispensabile per combattere nelle paludi e nelle giungle del sud-est asiatico. Nel 1968, saranno ben 500.000 i soldati impiegati in Vietnam (con infiltrazioni anche in Cambogia e Laos per inseguire i charlie). In questo clima, le Università sono le istituzioni che, più di altre, risentono della guerra. I ragazzi che “vincono” alla perfida lotteria della coscrizione hanno solo tre scelte: 1) accettare l'arruolamento; 2) scappare, magari in Canada (come Jack Nicholson); oppure 3) scegliere la strada dell'obiezione di coscienza. La terza è una scelta difficile, ti mette fuori dalla società e, per questo, ci vuole un coraggio enorme. Un campione sportivo all'apice della carriera rifiuterà più volte l'arruolamento e il 20 giugno del 1967 sarà giudicato colpevole di tradimento. Quell'uomo era Muhammad Ali! Una nuova strada doveva essere trovata. E qui la musica sarà fondamentale come mezzo di aggregazione per tutti coloro i quali volevano fare qualcosa. Il 1967 regalerà alla costa occidentale degli Stati Uniti la Summer of Love e al Vecchio Continente la spinta alla rivolta studentesca, che in Europa inizierà nel maggio dell'anno dopo. La scintilla partita dall'Università di Berkeley, in California, diventerà fiamma viva in altri atenei, per trasformarsi in incendio a Parigi. Il Monterey Pop Festival del giugno 1967 sarà il pretesto che permetterà agli studenti di unirsi, confrontarsi e cogliere tutti i segnali che artisti come Jimi Hendrix o The Who sputavano dal palco. Segnali che, in un modo o in un altro, volevano dire rabbia. Beh, The Doors sono figli e, insieme, strumento di quella rabbia e di quella società americana che è confusa e terrorizzata dai suoi stessi leader. Una società che ha visto cadere i propri miti politici con l'assassinio di Kennedy, o quelli sportivi, con l'arresto di Ali, e che vede, continuamente, partire i propri ragazzi verso luoghi lontani e impronunziabili per tornare, poi, in casse avvolte dalla bandiera a stelle e strisce. Una generazione di giovani e adolescenti che si rifugia sempre più nelle droghe. Magari nuove droghe come l'LSD, che aprono nuove porte. E queste porte sono quelle già narrate da William Blake e che Jim Morrison, Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore faranno proprie e attraverseranno con l'arroganza, l'incoscienza e la rabbia dell'età. Arroganza, incoscienza e rabbia che non si possono non condividere e abbracciare. Abbracciare anche da parte di chi, come me, è cresciuto con e nel punk, prima, e nella new wave, dopo. Un triade di valori e sentimenti che tutti insieme risiedono in quella prima prova discografica e che, qui, Giuseppe Calogiuri analizza e descrive con sapienza tecnica assolutamente invidiabile (almeno da parte di chi crede che conosciuti due accordi si possa e si debba formare una band!). Quello che avete tra le mani non è un ennesimo libretto sulla band di Los Angeles, no. Sono pagine che vi faranno fare un passo avanti sulla strada della conoscenza di un album fondamentale. Un disco con veri gioielli. E alcuni sono gioielli sfrenatamente gotici: come non citare la bellezza fulminante di The Crystal Ship. Pezzo che, per il chiaro riferimento a leggende celtiche, avrebbe sicuramente fatto innamorare i membri della Confraternita Pre-raffaellita di vittoriana memoria. Il dolore che trasuda freddo e umido da End of the Night o l'incestuoso sangue che sgorga da The End. Pezzo, quest'ultimo, che non può non ricordare In Cold Blood di Truman Capote e a causa del quale, soprattutto, sono certo, il Re Inchiostro Nick Cave avrebbe venduto l'anima per poter scrivere una murder ballad come quella. Insomma, ora basta, inutile aggiungere altro. Giuseppe Calogiuri vi ha invitato, vi ha aperto le porte e, come avrebbe cantato Ian Curtis: “This is the Way... step inside!” (Prefazione di Daniele De Luca)

Giuseppe Calogiuri (1978) è nato a Lecce e qui vive e lavora come avvocato specializzato in diritto d’autore e degli artisti. Alla professione affianca l’attività di chitarrista ed ha all’attivo un decennio di militanza nella prima tribute band salentina dei Doors, con la quale ha portato il sound della band di Los Angeles in giro per la Puglia. Giornalista e scrittore, tra i suoi lavori “Una buona giornata” (premio “Corto Testo”), “Tramontana” (Lupo Editore, 2012), “Cloro” (Lupo Editore, 2016).

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Redazione - Mauro Marino / Social Media Communications - Anastasia Leo, Ludovica Leo

martedì 12 luglio 2016

LIBERA UNIVERSITÀ ITALIANA DEGLI STUDI ESOTERICI

LIBERA UNIVERSITÀ ITALIANA DEGLI STUDI ESOTERICI

RICCHI E POVERI: LA PRIMA COSA BELLA [1970]

Ricchi e Poveri - Sarà perché ti amo (1981)

Le storie dell’ufficiale Rizzo a San Foca (Lecce)

























Nell’ambito della Rassegna Incontri Letterari a San Foca (Lecce) presso la Piazzetta dei Pescatori, il 17 luglio 2016 alle ore 21,30 le storie dell’ufficiale Rizzo narrate da Raffaele Polo nei libri “Un Gelato per i corvi – le improbabili indagini dell’Ufficiale Rizzo a Lecce” e nel nuovo “O andramu pai! – le improbabili indagini dell’ufficiale Rizzo a Calimera”, saranno le protagoniste della serata culturale. Accanto allo scrittore Raffaele Polo interverrà l’editore Stefano Donno.
Un gelato per i corvi… ovvero le improbabili indagini dell’Ufficiale Rizzo. Si parte da Lecce per il progetto IN GIALLO sul Salento di Raffaele Polo per iQdB Edizioni di Stefano Donno. L’autore affida periodicamente alla voce  dell’Ufficiale Rizzo una serie di narrazioni intrise di mistero ambientate nel Salento. Si parta da Lecce, e poi man mano una lunga scia di inchieste e indagini colorerà di suspence il tacco d’Italia. Dunque un modo diverso per far conoscere, amare e forse scoprire un territorio come quello salentino che in molti, anche specialisti del settore, definiscono come un set ideale per noir, mistery e gialli L'Ufficiale Rizzo è l'anziano dipendente di uno strano e fantomatico Ufficio Indagini della Questura di Lecce. Gli affidano sempre mansioni impossibili o piene di strane e singolari coincidenze. Ogni volta in una località diversa. Ma sempre nel Salento. Lui il suo compito lo risolve facilmente, intervallando le ricerche con letture che lo affascinano e che gli hanno creato una cultura enciclopedica indispensabile anche nei casi più intricati. Suo padre è ancora in vita ed  è ospite in una casa protetta. Ogni volta che va a trovarlo ecco che gli sottopone, i giochi più astrusi della Settimana Enigmistica,  a cui non può, vuoi per dovere filiale vuoi per una curiosità da scimmia, sottrarsi. Ha un'amica, con la quale va al cinema e che, qualche volta, sparisce per un po' di tempo, chissà dietro quale avventura... L'Ufficiale Rizzo vive in una Lecce che pochi conoscono:  un suo amico, uno scrittore semi sconosciuto, un certo Raffaele Polo, gli ha mostrato il segreto per spostarsi nel Tempo. Rizzo va e viene con facilità attraverso i propri ricordi,  arrivando perfino a non distinguere più la realtà che vive ogni giorno da quella dei suoi fantastici viaggi.  Ad ogni modo … nessun problema: show must go on, il rispetto della Legge non conosce tregua! E il Salento, terra di numerose indagini, diventa ad ogni indagine sempre più bella, più sorprendente, magica e affascinante come una donna misteriosa, che non si svela e rivela facilmente ad occhi che non possono capirla fino in fondo. 
In “O andramu pai! – le improbabili indagini dell’ufficiale Rizzo a Calimera” il protagonista l’ufficiale Rizzo, per l’appunto, sposta le sue indagini nel cuore della Grecìa Salentina … a Calinera. “Era da andare a ricevere l'ennesimo, incomprensibile incarico che la sorte sembrava divertirsi ad appioppargli. Se un giorno scriverò le mie memorie, pensò Rizzo, vorrei che ci fosse il preambolo 'Gli improbabili casi salentini dell'Ufficiale', perchè, veramente, erano sempre più improbabili e sempre più salentini...
Raffaele Polo dagli anni Sessanta, quando ancora nessuno osava ambientare nel Salento le proprie storie, scrive e pubblica racconti, novelle, articoli, romanzi, saggi, tutti ambientati a Lecce e dintorni. Nato per caso a Piacenza nel 1952, i suoi libri di maggior successo sono Gite nell'irreale (1985), Una storia leccese (1992), Libreria Antica Roma (2005), Le fiamme di Supersex (2007), Storie dal Salento (2011).
iQdB edizioni di Stefano Donno  (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
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Redazione - Mauro Marino
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sabato 9 luglio 2016

Il 16 luglio a Lecce si parlerà del Re del Mondo in un seminario a cura del Prof. Luigi Pruneti













La prima su territorio italiano “ LIBERA UNIVERSITÀ ITALIANA DEGLI STUDI ESOTERICI ACHILLE D’ANGELO - GIACOMO CATINELLA “ – FACOLTÀ DI SCIENZE TRADIZIONALI ED ESOTERICHE, DIPARTIMENTO UNIMOSCOW, nata su iniziativa dell’Ordo Equestris Templi Arcadia, e l’Imperial Academy Of Russia Saint Nicholas Moscow University, organizzano un grande evento con il seminario dal titolo IL RE DEL MONDO che si terrà a partire dalle 18,30 presso la sala conferenze dell'Hotel Leoni di Messapia (Strada Provinciale Lecce-Cavallino, 32, 73100 Lecce, LE) e sarà tenuto dal celebre  Prof. Luigi Pruneti.  
Il nostro mondo sempre più complesso e liquido, sopravvive grazie a delle regole,  principi, leggi sociali, economiche, politiche che permettono a grandi linee la sopravvivenza dignitosa e pacifica del genere umano. Ma chi stabilisce cosa, e come, in quali sedi. Esistono centri di potere che guidano in altri modi e da altre “dimensioni” le nostre vite? Come arrivare a comprendere i piani di queste menti illuminate che reggono i nostri destini. Chi è il Re del Mondo che tutto sa e governa ? Esiste davvero la mitica Aghartha o Agarthi – regno sotterraneo dove perfezione, bellezza, pace e amore regnano  sovrane e dove il Re del Mondo  sorveglia vigile sulla nostra realtà, sulle nostre vite al riparo da occhi indiscreti? Tutte le culture, le tradizioni folkloristiche, le correnti gnostiche ed esoteriche ne parlano, anche se con nomi e forme differenti, da  René Guénon, Alexandre Saint-Yves d'Alveydre sino a  Ferdynand Ossendowsky.  Il prof. Luigi Pruneti, docente, saggista, scrittore di chiara fama, affronterà in questo singolare ed imperdibile incontro seminariale il tema appunto del Re del Mondo facendo notare come nel corso della Storia e delle tradizioni, il Re del Mondo sia stato identificato anche come il Prete Gianni - sovrano e sacerdote d'Oriente (forse indiano o etiope) – oppure come un avo dei Re Magi, oppure ancora come un alleato di Genghiz Khan. Il mito rimane e le fonti letterarie, storiche, esoteriche e religiose sono numerosissime.  Si legge nel libro di Luigi Pruneti dal titolo “Il mistero del Re del Mondo e della mitica Agharta” edito da La Gaia Scienza di Bari: “Un discendente dei Re Magi, un alleato di Genghiz Khan, un gran principe indiano o etiope, o un potente vescovo nestoriano sovrano di un mondo inaccessibile traboccante di favolose ricchezze? Chi è, dunque, quel misterioso Re del Mondo, il Re – Sacerdote “Maestro di Giustizia”, che regge il destino dei mondi dagli immateriali palazzi dell’invisibile di quel celeste reame dell’oriente sotterraneo sospeso tra cielo e terra, tra enigmatiche leggende e simboli di una tradizione spirituale e centrale perduta? Sulle tracce sapienziali di Guénon, lungo le orme ispiratrici di altri prima di lui, su e giù per sovramondi e sottosuoli inesplorati dell’altrove, e più innanzi ancora, l’Autore ci conduce attraverso il tempo mitico della conoscenza sovra – razionale, in un viaggio argonautico di “archeologia dello spirito”. Una ricerca per stupefacenti mappe filosofiche di quell’ignoto “Centro spirituale”, l’inaccessibile Agharta ai confini del Paradiso terrestre, il leggendario Prete Gianni, la sacralità del concetto di imperium, l’assiale Albero sacro; tra invisibili passaggi a più alta comprensione dei simboli della conoscenza reintegrativa: vera opera trasmutatrice tra viscere minerarie e intelletto di gloriosa luce”.

Luigi Pruneti nasce a Firenze dove studia e si laurea in materie letterarie per poi specializzarsi in discipline storiche. Nel 1977 scrive, in collaborazione con T. Panaro, Opposizione religiosa nel Medioevo; questo suo primo libro ottiene, due anni più tardi, il Premio “Portovenere – Montefinale” di saggistica e giornalismo”. Inizia così una lunga attività di scrittore che vede la pubblicazione di 25 opere. Inoltre suoi contributi sono presenti in 51 collettanee, alcune delle quali da lui curate. A questa occupazione affianca quella di docente e di giornalista pubblicista. Attualmente è direttore responsabile del trimestrale “Officinae”. Oltre a studiare la storia della massoneria, s’interessa di simbologia ed ermeneutica del simbolo, di esoterismo, di storia delle tradizioni popolari, di storia regionale, di geografia storica. Negli ultimi anni si è pure dedicato alla narrativa scrivendo prima la novella Una piccola magia e quindi Memorie di Atlantide, una raccolta di racconti fantastici dai significati simbolici. Ha partecipato, in qualità di relatore, a circa ottanta congressi, molti dei quali a carattere internazionale.
Fa parte: E’ direttore responsabile del trimestrale “Officinae”. E’ membro del Comitato scientifico della Casa Editrice « La Gaia Scienza » di Bari. Dirige la collana di studi massonici “Ouroboros” della Casa Editrice “La Gaia Scienza” di Bari. Suoi libri sono stati pubblicati anche dalla nota casa editrice Mondadori. E’ membro del Comitato scientifico del periodico “Anthropos & Iatria Rivista Italiana di Studi e Ricerche sulle Medicine Antropologiche e di Storia delle Medicine”. Fa parte della Società Italiana Per I Beni Culturali. Fa parte dell’ Imperiale Accademia di Russia – Studiorum Universitas Sancti Nicolai. Fa parte dell’Institut d’Etudes et de Recherches Maçonniques. Fa parte di S.F.E.R.E. Societé Française d’Etudes et de Recherches sur L’Ecossisme (Membre à vie). Fa parte del Centro per gli Studi di Storia della Massoneria Spagnola, Università di Saragozza. E’ Presidente Onorario dell’Associazione Dimore San Giovanni Onlus di Torino Fa parte Centre of Research into freemasory – University of Sheffield (UK). Fa parte della Commissione per I diritti dell’Uomo patrocinata dalla Gran Loggia di Francia. E’ socio della AISPES “Associazione Internazionale per lo Studio del Pensiero Esoterico e Simbolico”. E' membro del Comitato Scientifico della Fondazione Allori. E' membro del Comitato Scientifico dell'EURISPES (Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali).

Richiedi il tuo accredito scrivendo all’indirizzo mail :
Per info e prenotazioni: 3317327875

Nicola Zingaretti, Presidente Regione Lazio

Nino Frassica - Complimenti per la Connessione

lunedì 4 luglio 2016

U vizzje a morte. Il vizio della morte. Poesie 1997-2009, d'Assunta Finiguerra, a cura di Roberto Pagan e Rosangela Zoppi (Cofine). Intervento di Nunzio Festa


Se giugno quest'anno si chiude col magnifico sublime e impareggiabile omaggio alla nostra poetessa Assunta Finiguerra, insomma con la conclusione del Premio "Isabella Morra" 2016 dedicato proprio all'autrice di San Fele, con riconoscimento della critica tra l'altro assegnato alla romana Annamaria Feramosca firmataria di "Piccolamara (In lode di Assunta Finiguerra)", qualche mese prima in libreria arrivavano già gli inediti d'Assunta. "U vizzje a morte", infatti, ha data che porta qualche mese prima della manifestazione, ed è un'opera davvero imperdibile sia per i 'cultori' della poetessa, sia per chi "in genere" ama la vera poesia, i versi puri. Questo libro di poesie di Assunta Finiguerra, in dialetto sanfelese, articolato in due sezioni, riunisce parte degli inediti dal 1997 al 2003 e parte di quelli dal 2004, anno della scoperta della malattia, al 2009, anno della morte. Le poesie sono raggruppate in raccolte come le aveva suddivise l'autrice. La scelta dei testi da pubblicare è basata essenzialmente su un criterio estetico: quello di privilegiare, nell'ambito della visione e dello stile inimitabile e personalissimo della poetessa, i caratteri di coerenza e di omogeneità nell'ideazione e nella scrittura. I libri di Finiguerra c'avevano già insegnato tanto. Quando, poi, avemmo l'onore qualche anno fa d'averla a Matera nella giuria del Premio letterario "La città dei Sassi" organizzato da associazione e rivista Liberalia, come evocato fra l'altro tanto da Pagan quanto da Zoppi nelle loro righe di premessa e presentazione del volume capimmo l'umanità d'una poetessa in lotta e in quiete con la morte. La voglia di comunicazione. Di relazione. Delle descrizioni di descrizioni di Zoppi, poi, c'aiutano a sperimentare nel presente quel rapporto fra il luogo natio e la poetica d'Assunta: "(...) San Fele aveva anche instillato nel suo animo quel senso di pauroso, di magico, di superstizioso, che la induceva a guardare sotto il letto la sera, prima di coricarsi, per accertarsi che nnon vi fossero nascoste strane presenze pronte a turbarle il sonno. E ancora paesane e tipicamente meridionali erano quelle pratiche stregonesche che la notte tra il 23 e il 24 giugno, festa di San Giovanni, la spingevano a mettere fuori dalla finestra un bicchiere colmo a metà di acqua in cui aveva fatto cadere l'albume di un uovo o di un piccolo cardo bruciacchiato alla base". Quando ho chiuso a stampa il saggio breve "Lucania senza santi. Narrativa e poesia della Basilicata", disconoscevo dell'esistenza di questa mole custodita di materiale allora inedito. Adesso,  per fortuna, d'una delle maggiori penne dialettali della letteratura italiana possiamo sapere perfino quando e quanto "Me stache allunduananne da stu munne / cu na rassegnazione ca spavende / me sembre quase n'àlete de viende / te daje piacere cume na carezze // e guarde ndò giuardine u cerasiedde / ca me vestije de janghe a primavere / re luatte / appene munde ndò becchiere / è nu recorde sembe cchiù lunduane". In quel latte di ricordi e attaccamenti per esigenza alla fede, Finiguerra finge di rassegnarsi. E noi, mai dovremmo rassegnarci invece a scordarla.

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