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lunedì 22 maggio 2017
venerdì 19 maggio 2017
NUOVO MEDIOEVO di Nikolaj Berdjaev (Fazi editore)
«La rivoluzione in
Russia c’è stata. Questo è un fatto, e non resta che prenderne atto. Constatare
un fatto non vuol dire apprezzarlo. La rivoluzione è un fenomeno naturale, come
il terremoto in Giappone, e non ha senso discutere se riconoscerla oppure no.
La Rivoluzione russa è una grande disgrazia. Non vi è mai stata una rivoluzione
felice. Ma le rivoluzioni sono opera della saggezza divina, e per questo i
popoli hanno molto da impararne».
Pubblicato a Berlino
nel 1923, grazie alla sua prosa incalzante e visionaria e alle sue intuizioni
sorprendenti, Nuovo Medioevo è il libro che ha dato a Berdjaev celebrità
internazionale. Il filosofo russo articola la sua concezione della storia a
partire dal Rinascimento, quel momento in cui in Italia, e in Europa, si
raggiunsero le vette più alte del pensiero e della produzione artistica: da
Giotto a Michelangelo, da Dante a Piero della Francesca. La vera forza
propulsiva del Rinascimento, però, va scovata nella convivenza tra la
spiritualità cristiana medievale e una nuova visione del mondo, l’umanesimo. Se
la modernità non è altro che la storia del progressivo smarrimento dei valori
cristiani in favore della completa egemonia dell’umanesimo, la Rivoluzione
russa rappresenta la loro completa dissoluzione e il fallimento dell’umanesimo
stesso. Questo deserto spirituale, però, non è un esito, ma solo un’ulteriore
tappa della storia: a riscattarci da questa condizione sarà il Nuovo Medioevo.
Non un’epoca buia, ma un periodo di rifioritura spirituale e culturale.
Nikolaj Berdjaev
Singolare figura di filosofo e scrittore, appassionato di Dostoevskij,
tormentato dal fondo nichilistico dell'anima russa, Nikolaj Berdjaev
(1874-1948) ha elaborato una "filosofia cristiana della libertà" dal
forte timbro aristocratico. Travolto dalla rivoluzione bolscevica, di cui pure
subì la grandiosa fascinazione, passò il resto dell'esistenza in esilio, prima
a Berlino poi a Parigi, partecipando attivamente alla vita culturale francese.
Tra le sue opere, Il senso della creazione, Filosofia dell'ineguaglianza, La
concezione di Dostoevskij, L'idea russa.
giovedì 18 maggio 2017
In Medias Res di Chiara Evangelista e Rare Rondini a Primavera di Vito Antonio Conte (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno) ad ARTEMIA Artisti a Levante
Chiara Evangelista con In Medias Res e Vito Antonio
Conte con Rare Rondini a Prmavera edite da I Quaderni del Bardo Edizioni di
Stefano Donno saranno ospiti della Rassegna Culturale ARTEMIA – ARTISTI A
LEVANTE a Torre Specchia Grande Contrada Pozze - Santa Maura, organizzato dalle
Associazioni Al Ri – Libri da Bere e Gaia. L’evento che è previsto per il
giorno 20 maggio 2017 dalle 16,00 alle 19,00 prevede accanto alla presentazione
degli autori , la lettura dei testi di Donato Chiarello con l’accompagnamento
musicale di Adriano Piscopello al violino e di Margherita Mariano al
pianoforte. Interverrà l’editore Stefano Donno.
In Medias Res di Chiara Evangelista - “A chi mi ama per ciò che
sono e a chi mi ha sostenuta in questo incipit… In medias res!”. Così si
apre la raccolta poetica dell’esordiente leccese Chiara
Evangelista. Ogni singola poesia si contraddistingue per l'utilizzo di
rime, assonanze e, altre varie figure retoriche, seguite da una metrica che
disegna un proprio flow e un mood singolare che appartengono a Chiara in
maniera genetica. Questo pamphlet è densissimo di sequenze di versi molto
ritmati, incentrati su specificità tecniche come rime baciate,
assonanze-consonanze ed allitterazioni. Questi versi vanno
scanditi per bene, e quasi sembrano avere una figura ritmica ben precisa come
quella del 4/4, tanto queste parole consentono un ascolto lineare, ma
soprattutto un approccio semplice ed immediato. Un esempio forse può chiarire:
“Barcollare tra il denotativo e il connotativo, acquadernare e squadernare,
animare l'inanimato, vedere e non guardare, rendere fluorescenti le tinte
pastello...”. In medias res parla fondamentalmente
d’amore, di morte (quella interiore magari dinanzi alle tante delusioni della
quotidianità) e delle tante sciocchezze che vita pone sul cammino di tutti,
quasi fossero tante (anche se estenuanti) prove che conducono alla maturità,
qualunque essa sia, ovunque essa sia.
Chiara Evangelista è nata a Lecce nel 1997. Dopo aver
conseguito la maturità classica, ha intrapreso gli studi giuridici presso la
Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano.
Da sempre le sue passioni sono la musica, il cinema e la letteratura
Rare Rondini a Primavera di Vito Antonio Conte - Poesia quella di Vito
Antonio Conte carica di senso, o meglio di quel sentimento vitale che non
arretra rispetto a niente e nessuno. I versi sono attraversati come un fiume in
piena da sorrisi amari, sberleffi, e un impellente quanto mai sopito
bilanciamento del ritmo in ogni parola usata, perché se la si deve dire tutta,
è inutile biasciare, balbettare o peggio ancora essere fraintesi. Questa
piccola raccolta poetica nonostante tutto (e fortunatamente grazie a tutto
quello che esprime) e nonostante l’amarcord che la pervade, è un inno singolare
alla vita, forse un invito al viaggio per non farsi sfuggire nulla e godere di
tutto, per non avere rimpianti, rimorsi e inutili nodi alla gola!
Vito Antonio Conte è nato a San Pietro in Lama e vive
a Lecce, siccome gli è toccato e siccome ha scelto. Laureato in giurisprudenza,
rispetta il diritto, ma ama giocare di rovescio…
iQdB edizioni di Stefano Donno (i Quaderni del
Bardo Edizioni di Stefano Donno)
Sede Legale e Redazione: Via S. Simone 74 - 73107
Sannicola (LE)
Redazione - Mauro Marino
Segreteria Organizzativa – Dott.ssa Emanuela
Boccassini (ema.boccassini@gmail.com)
Public Relations – Raffaele Santoro
Social Media Communications - Anastasia Leo, Ludovica
Leo
mercoledì 17 maggio 2017
Le divine. Le primedonne della lirica dal barocco al XXI secolo del prof. Renato Tomasino. Per Odoya dal 1 giugno 2017
E la “Divina” imbocca
il suo mirabile filato discendente, a spezzatura dell’acme, con il
caratteristico suo singulto alle note d’appoggio, i tendini della fronte
vibranti, gli zigomi in rilievo, il lucore liquido nei grandi occhi, la
“maschera” da dea che di quel canto fa il suo ritorno all’oltranza…Medea di
sempre. Contrariamente alle opere descritte da Benjamin nel celebre saggio,
l’opera lirica non è riproducibile. Muta ogni volta ed ogni volta è unica.
Renato Tomasino racconta per la prima volta in un unico volume inedito le
biografie delle più importanti performer della storia. Questo libro è dunque
dedicato alle cantanti, soprattutto soprano che hanno unito tre aspetti:
bravura, bellezza e capacità tecnica impeccabile, fino ad una sorta di apoteosi.
Da quella Vittoria Archilei che diede origine al fenomeno nel divismo
femminile, fino a Anna “The Great” Netrebko, che ha vinto nel 2017
l’international opera award come miglior cantante femminile, le appassionanti
biografie delle star del melodramma tra sacrifici, gossip e rivalità. L’occasione
era il matrimonio tra Cristina di Lorena con il granduca Ferdinando de Medici,
la location la meravigliosa sala degli Uffizi, in quel 2 Maggio 1589 nel
cantare un intermezzo sul “Potere della musica” Vittoria Archilei ascese per la
prima volta al rango di “divina monodista”. Le cantanti “da Corte e da camera”
dovevano a quei tempi battersi con l’abitudine di usare castrati en travesti
per impersonare i ruoli femminili, usanza pervicace e forse del tutto
abbandonata solo dopo la riforma gluckiana. Nel Settecento i ruoli
virtuosistici vengono così assunti totalmente dalle divine del belcanto che
divengono anche muse dei compositori. Sarà la musa di Händel, Francesca
Cuzzoni, a scatenare una delle prime rivalità femminili che dividevano i
loggioni in vere e proprie fazioni. Il 6
giugno 1727, durante l’ultima replica dell’Astianatte di Giovan Battista
Bononcini, la “Parmigianina” (Cuzzoni) e la divina Faustina Bordoni presero a
tirarsi i capelli, distruggendo le costose acconciature e azzuffandosi come
gatte… Davvero una performance memorabile. E se Mozart da giovanissimo venne
folgorato dalle note sovracute di Lucrezia Agujari “la Bastardella” tanto da
riportarle su pentagramma per raccontarle alla sorella Nannerl, sarà Rossini,
nell’Ottocento a forgiare e definire le divine del canto lirico, arruolandole
poi al Théâtre italien. Henriette-Clementine Meric-Lalande, Giuditta Pasta,
Adelaide Borghi-Mamo, Olimpia Pelissier: se i nomi delle “rossiniane” ci dicono
poco, nel Novecento lo divine diverranno icone di fama globale.
Basti pensare alla
stella più vivida: Maria Callas. “Divina dai tre registri”, colei che “aveva il
dramma nella voce”, la prima “soprano drammatico di agilità” viene qui indagata
in tutte le tappe della sua carriera. Maria Callas duellò con Renata Tebaldi,
venne ammirata da Leonard Bernstein, fece innamorare Onassis e incarnò l’ideale
Medea di Pasolini. Una vita artistica incredibile, che Tomasino analizza
andando oltre i gossip. Il rapporto con Pier Paolo Pasolini, per esempio, fu,
contro ogni previsione, causa di una rinascita intellettuale per Maria e anche
il regista si “innamorò” di lei fino a dedicarle dei versi tra i più belli mai
scritti. Una delle divine più recenti, Anna Nebtrebko, venne notata, come in
una fiaba, poco meno che ventenne mentre puliva il pavimento del teatro
Marinskij dal Maestro Gergiev. Grazie alla sua voce sublime e alla presenza
scenica in pochi anni è diventata “Anna La Grande” naturalizzata Viennese e
contesa in tutti i teatri del mondo. Il divismo della Netrebko è arrivato al
punto di richiamare l’attenzione del regista e coreografo Vincent Paterson (già
regista di Mickael Jackson, Madonna e Björk) che nel 2003 ha voluto
immortalarla nel video, strutturato sulla falsariga dei video pop, Anna
Netrebko – The Woman. The Voice. Forse oggi le divine sono state eclissate
dalle attrici, ma la storia della soprano “venuta dal freddo” dimostra come una
Norma o una Regina della notte possano essere addirittura più indimenticabili
dei personaggi di film hollywoodiani. Dopotutto, tra 200 anni, chi interpreterà
più questi ruoli? Le interessanti storie delle divine qui raccontate, vanno
lette anche nell’ottica del lascito della cultura italiana nell’ambito della
lirica. Un primato secolare che stiamo forse perdendo, ma che di sicuro è bene
conoscere e ricordare.
Renato Tomasino
ordinario di Teatro presso l’Università di Palermo, direttore e fondatore del
nuovo DAMS, Presidente e Fondatore del Laboratorio Universitario Multimediale e
dell’annesso Archivio dello Spettacolo grazie a finanziamenti europei, è stato
programmista RAI, regista filmico, critico teatrale del Giornale di Sicilia,
critico cinematografico e condirettore delle riviste Filmcritica, Fiction, The
Rope; redattore de L’Astrolabio, Prova Radicale, l’Acquario; collaboratore di
Sipario, Rinascita, Nuove Effemeridi e dei quotidiani L’Ora, il Mediterraneo,
l’Avanti. Già Membro del Consiglio del Teatro Biondo- Stabile di Palermo,
consulente culturale del Teatro Nazionale Argentina di Roma ha pubblicato
decine di monografie e la grande Storia del Teatro e dello Spettacolo (Palumbo
2001).
martedì 16 maggio 2017
Vivere e morire a levante di Alessio Viola (Besa editrice)
Fra i vicoli di Bari
Vecchia si cresce in fretta, l’adolescenza bruciata in un pugno di anni da
vivere pericolosamente, la scuola vera che si fa per strada, non sui banchi:
succede così a Gabriele, a Mimmo e a tanti altri ragazzi, figli come loro di
questo pezzo di sud sferzato dallo scirocco e dal maestrale, dove i clan della
malavita locale tessono le loro attività sotto lo sguardo impotente e anzi
accondiscendente delle istituzioni e degli uomini che dovrebbero garantire
l’ordine cittadino. Qui comandano le famiglie, come quella dei Lacarbonara, il
clan storico di Bari Vecchia, cui Mimmo appartiene per sangue e al quale anche
Gabriele – suo amico da sempre – sta per essere affiliato. Traffici di droga e
contrabbando di sigarette, tangenti su appalti pubblici, giri di prostitute
pronte a soddisfare i vizi di clienti facoltosi e potenti: tutto, semplicemente
tutto passa dalle mani dei clan, che hanno come interlocutori privilegiati
ministri, politici e magistrati corrotti, insieme a imprenditori senza scrupoli
come Ninni Melograno, il Re Mida della sanità pugliese, padrone dell’impero
delle cliniche private e anfitrione prodigo e generoso, organizzatore di
faraoniche feste cui prende parte tutta la Bari che conta. In questo mondo il
desiderio di un’onesta normalità è poco più che una bestemmia e neppure l’amore
fra Gabriele e Alessandra può aspirare a una tranquilla normalità. Lui un
ragazzo del clan dei Lacarbonara, lei la bellissima figlia di uomo pieno di
debiti da saldare a Nanuccio detto Naic, boss dei Legrottaglie e viscido
spasimante della ragazza. Fra loro, fra Gabriele e Alessandra, c’è Nanuccio e
il suo ricatto cui non ci si può ribellare. Il ricatto connaturato a un mondo che
non ammette sgarri. Ambientato negli anni Novanta, nel pieno dell’epoca di Mani
Pulite, Vivere e morire a levante apre uno squarcio su una realtà torbida e
spietata, dove la corruzione e il malaffare diventano sistema. Dietro il filtro
della finzione romanzesca emergono fatti realmente accaduti, lo specchio
straordinariamente lucido di una Puglia e un’Italia dalle ferite cosparse di
sale.
Alessio Viola è nato a
Troia e vive a Bari. Laureato in filosofia, ha collaborato con “la Repubblica”
e attualmente è editorialista del “Corriere del Mezzogiorno”, dorso pugliese
del “Corriere della Sera”. Nei suoi interventi l’attenzione costante al lato oscuro
delle città, agli intrecci fra malavita, politica e affari. Ha pubblicato
numerosi libri, fra cui Il ricordo è un cane che ti azzanna (2010), Ti strappo
e ti getto in pasto ai cani (2014) e Fidati di me fratello (2016). Inoltre, nel
2013 è uscito per Rizzoli il noir metropolitano Dove comincia la notte,
successivamente tradotto e pubblicato in Francia con il titolo Celui qui ne
dormait pas.
lunedì 15 maggio 2017
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